NAPOLI – E’ stato presentato stamattina nell’Aula Magna l’esposizione degli artisti Omar Ibrahim e Nidaa Badwan ospiti dell’Accademia di Belle Arti di Napoli nell’ambito del progetto FRONTIERE CREATIVE Lab iniziato a maggio insieme all’artista Laura Lio.

L’iniziativa è frutto del lavoro condotto dall’ ufficio Internazionalizzazione dell’Accademia impegnato da diversi anni, nel valorizzare rapporti di ricerca con Enti e Università di paesi del Mediterraneo che ha portato a consolidare i rapporti di ricerca tra l’Accademia di Napoli e grandi Istituzioni internazionali quali: Head of Scenography Department Lebanese University, Institute of Fine Arts Ecole Superieure d’Arte Pays Basque – Paris Gaza- Palestina Jesuit Cultural Center Alexandria D’Egipt Faculty of Arts – University of Pristina Kosovska Mitrovica New Humanity for a United World.

Gli artisti impegnati in un workshop che ha visto coinvolte le scuole di Graphic Design, Fashion Design, Scenografia, Pittura, Fotografia, Decorazione e Grafica d’Arte hanno presentato i lavori realizzati nel tempo e frutto di un percorso artistico impregnato di tematiche attiviste e sociali.

Nidaa Badwan è palestinese, della striscia di Gaza, si chiuse in una stanza , la sua camera e ci rimase per quattordici mesi per protestare contro i miliziani di Hamas che l’avevano fermata apostrofando il suo abbigliamento “troppo” colorato. Nella stanza chiusa, solo all’apparenza, entrano un tripudio di colori e luci che aprono lo spaccato di una vita quotidiana, fatta di gesti, come fare un caffè, sbucciare cipolle, cucire, mai banali perché l’artista con i suoi scatti riesce a svincolarsi da una realtà temporale esterna, e rimane forte l’invito allo spettatore a farne parte.

Omar Ibrahim è un artista plastico e della comunicazione visiva, lavora nel campo delle arti visive con una varietà di mezzi. I suoi progetti affrontano temi come la rivoluzione, il conflitto in corso in Siria, sua terra di origine e Medio Oriente, il caso della “Primavera Araba”, la crisi dei migranti in Europa e nel mondo, all’interno di un modello umanitario e politico che affronta il concetto di rimodellare il sé e le identità sociali dei nuovi arrivati.

Oggi più che mai la creatività, il sapere dell’arte deve riappropriarsi del ruolo centrale della nostra società ed elaborare un nuovo modello di vita, per intravedere nuovi traguardi. La nostra stratificata cultura millenaria si è sempre basata sulla contaminazione dello straniero, capace di espandere i nostri confini territoriali e della conoscenza. Napoli e il sud dell’Italia hanno saputo così modellarsi ripetutamente alle nuove influenze e da esse ne ha assimilato i contenuti, sviluppando da sempre un pensiero inclusivo, acquisendo i lineamenti di una territorio dalle molteplici sfaccettature e tradizioni.

Attraverso il progetto “Frontiere Creative“ si rimettono a confronto il sapere, la cultura, le tradizioni di popoli che da millenni hanno attraversato i nostri territori, colonizzate le nostre coste, modificato l’urbanistica, introdotti nuove tradizioni, nuove lingue, svariate forme espressive. Solcando una tenue scia sulle acque del mediterraneo per trovare sull’altra sponda una voce amica che nel rispetto delle differenze, cercherà l’unica forma di condivisione universale che è quella della Bellezza.

All’iniziativa era anche presente Souzan Fataye membro del consiglio direttivo della Comunità Plaestinese in Campania.

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