NAPOLI – Oggi all’udienza preliminare l’imputato, nonostante le responsabilità schiaccianti a suo carico accertate dall’inchiesta, ha richiesto
di escutere un proprio consulente tecnico: l’amarezza dei familiari della vittima presenti in aula. Il Gup si è riservato la decisione
Dovranno aspettare ancora per ottenere giustizia, e il rischio è che ci vogliano dei mesi, i congiunti del compianto e incolpevole Adrian Olmo, il giovane partenopeo di soli 28 anni travolto e ucciso da un’auto pirata mentre attraversava la strada sulle strisce pedonali in via Milano, all’altezza del civico 35, a Napoli, poco lontano da casa, il 29 novembre 2021, alle 21. Oggi, giovedì 22 settembre 2022, in tribunale a Napoli avanti il Gup dott.ssa Ambra Cerabona, si è svolta l’udienza preliminare del processo all’investitore, poi rintracciato, che deve rispondere dei pesanti reati di omicidio stradale con l’aggravante della fuga, Alfonso Santaniello, 32 anni, anch’egli di Napoli: in aula erano presenti anche il papà, la mamma e la sorella della vittima, assistiti Studio3A e dall’avv. Vincenzo Cortellessa, del foro di Santa Maria Capua Vetere. Familiari che hanno accolto con sorpresa e amarezza la richiesta presentata dall’imputato, per il tramite del proprio legale, di poter definire il procedimento penale a suo carico con il rito abbreviato ma condizionato all’escussione di un proprio consulente tecnico di parte: il giudice si è riservato di valutare l’istanza una volta esaminata la documentazione prodotta e ha rinviato la sua decisione all’udienza fissata il prossimo 9 novembre 2022, alle 10.
Una richiesta difficilmente comprensibile per i congiunti del giovane, anche alla luce delle inequivocabili conclusioni dell’inchiesta condotta dal Pubblico Ministero titolare del fascicolo, dott.ssa Francesca Falconi. La quale ha confermato come Adrian, oltre a essere stato abbandonato agonizzante dal suo investitore (non è morto subito, è stato soccorso da alcuni passanti, tra cui un operatore sanitario, e condotto in condizioni disperate all’ospedale Cardarelli, dov’è spirato poco dopo), non abbia avuto responsabilità alcuna nel tragico incidente: la sua unica “colpa” è stata di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato e di imbattersi nella “persona sbagliata”. Il Sostituto Procuratore infatti ha ritenuto unico responsabile dell’investimento Santaniello, a cui si imputa “colpa consistita in negligenza, imprudenza, imperizia e violazione delle norme del codice della strada, segnatamente degli articoli 141, che prevede l’obbligo di regolare la velocità in modo da evitare ogni pericolo per la sicurezza delle persone, e dell’art. 191 che prevede l’obbligo dei conducenti di fermarsi quando i pedoni transitano sulle strisce pedonali” per citare la richiesta di rinvio a giudizio formulata alla conclusione delle indagini preliminari e riscontrata dal Gup con la fissazione dell’udienza preliminare odierna. Dagli accertamenti della Polizia locale di Napoli, che hanno effettuato i rilievi, è emerso come l’automobilista “percorresse via Milano a forte velocità in direzione ingresso tangenziale Napoli Capodimonte” e abbia investito il pedone che stava, regolarmente, “attraversando la strada sulle strisce pedonali”: un impatto tremendo. “Colpendolo con il lato anteriore destro della vettura lo spingeva verso un’autovettura, una Toyota Yaris, parcheggiata lungo via Milano per poi scaraventarlo 16 metri più avanti, facendolo cadere al suolo e cagionandone il decesso. E si dava poi alla fuga” conclude il magistrato rimarcando l’ulteriore aggravante contestata all’automobilista.
L’imputato si è costituito solo due giorni dopo, il primo dicembre, presentandosi negli uffici della polizia locale partenopea con due avvocati e il Suv che portava sul muso gli evidenti segni del terribile urto con il pedone: gli agenti erano comunque già sulle sue tracce. Ha giustificato la sua gravissima condotta sostenendo di aver avuto paura e di essere scappato, ma ciò non gli eviterà la condanna: per i capi di accusa contestatigli la pena minima di legge è 5 anni. Peraltro non si saprà mai se stesse anche guidando sotto l’effetto di alcol o droghe: essendosi reso irreperibile, non lo si è potuto sottoporre subito, com’è necessario, agli accertamenti ematici.
L’autopsia affidata dal Pm al medico legale Prof. Pietro Tarsitano, Direttore dell’Unità operativa di Medicina Legale del Cardarelli, non ha fatto che confermare come il giovane sia deceduto in seguito alle gravissime lesioni politraumatiche ed emorragiche riportate a causa dell’investimento e perfettamente compatibili con un autoveicolo ad assetto rialzato, come quello di Santaniello: alle operazioni peritali ha partecipato anche il dott. Mauro Perrino come consulente medico legale per le parti offese messo a disposizione da Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini a cui i familiari di Adrian, attraverso il consulente legale dott. Vincenzo Carotenuto, si sono affidati per essere seguiti.
Studio3A-Valore S.p.A. ha già ottenuto un equo risarcimento per i propri assistiti dalla compagnia di assicurazione della vettura, ma ora i familiari della vittima si aspettano, e in tempi ragionevoli, anche una condanna in sede penale del pirata commisurata ai gravissimi reati di cui si è macchiato, pur nella consapevolezza che nessuna pena potrebbe mai ripagarli dell’enorme perdita patita e del modo esecrabile in cui Adrian è stato loro strappato nel fiore degli anni.