POMPEI – “Questo progetto, di cui sono orgoglioso, è tutto partenopeo: il coordinamento, lo sviluppo creativo, le intelligenze sono tutte napoletane. Abbiamo messo su una collaborazione con il Mann e la Federico II per portare in giro per il mondo i reperti di Pompei. Il primo appuntamento sarà a Barcellona, poi Parigi e Stati Uniti dove svilupperemo tre grandi mostre”. Così alla Dire, parlando della mostra mostra “Pompei l’ultimo gladiatore”, Roberto Pantè, direttore artistico di Dalì Universe e fondatore di Phantasya “una società di comunicazione, nata circa 18 anni fa. Negli ultimi anni ha sviluppato una capacità di realizzare progetti e prodotti museografici, dall’ideazione fino allo sviluppo e all’allestimento di grandi mostre internazionali, un po’ in tutto il mondo”.
“Il progetto – spiega – è molto articolato perché è diviso in diverse aree. Il focus della mostra è ‘Pompei. L’ultimo gladiatore’ con il gladiatore che fa da filo conduttore su tutta la mostra. In realtà, però, noi spieghiamo vari momenti della vita dei pompeiani: dalla via dell’Abbondanza dove nascevano i primi fast food di duemila anni fa alla necropoli dei gladiatori, dalle palestre per vedere come si allenavano fino alle terme che erano un mondo e un modo per aggregarsi e fare relazioni politiche. E avremo il più grande spazio di metaverso mai realizzato con i suoi 400 metri quadri dove faremo rivivere gli ultimi istanti della città sepolta. Il Mann ci ha dato in prestito i reperti oroginali oltre ad una supervisione storico-archeologica. Ha un grande ruolo di partner in questa grande operazione internazionale e ci seguirà un po’ in tutti i percorsi. Con il direttore Paolo Giulierini, con il direttore scientifico Raffaele Iovine, con la Federico II attraverso la professoressa Francesca Marone, si è creato un asse tutto napoletano che parte da questo epicentro con il focus della creatività che è Phantasya – socio del gruppo Dalí da cui parte l’intera produzione – per poi esportarlo in tutto il mondo”.
Pantè evidenzia anche come “noi italiani abbiamo una grande capacità che è quella di mettere oltre al contenitore anche il contenuto. Soprattutto se pensiamo al nostro gruppo, scriviamo delle vere e proprie sceneggiature quando realizziamo delle mostre, come se fosse un film. I nostri visitatori diventano dei viaggiatori. Questa è la grossa differenza con altri gruppi che realizzano mostre: il visitatore ha non solo tutta la parte emozionale, multimediale che assorbe la sua capacità di visione, ma soprattutto ha un grosso contenuto storico e culturale che solo noi italiani, credo, riusciamo a dare”.