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Bradisismo, pressione nel sottosuolo sopra la media (VIDEO)

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POZZUOLI – Il dirigente, ex direttore dell’Osservatorio Vesuviano, rilascia un’intervista al quotidiano Il Mattino nel quale descrive uno scenario apocalittico. Secondo il dirigente di ricerca e sismologo “siamo 15 centimetri oltre il sollevamento del suolo avvenuto nel periodo tra il 1983-1984”.

L’allarme nella popolazione, che sta vivendo giorni di grande tensione a causa delle continue scosse, ha portato il sindaco di Pozzuoli a chiedere un immediato confronto con il Governo. In queste ore si sta immaginando anche di effettuare sopralluoghi negli edifici che ospitano le scuole, in vista della riapertura a metà settembre. Ieri il direttore del Parco Archeologico dei Campi Flegrei, Fabio Pagano, ha interdetto temporaneamente l’accesso ai sotterranei dell’anfiteatro Flavio. Ciò che non si percepisce, però, è un piano operativo e dettagliato per salvaguardare la popolazione in presenza di uno scenario che nessuno si augura.

In questo momento, secondo gli esperti, le rocce che sovrastano il sistema idrotermale composto da acqua ad alta temperature e gas, stanno subendo forti sollecitazioni. Questo sta comportando la frantumazione delle stesse, con fenomeni che avvengono a profondità contenuta e per questo avvertite. Insomma, non preoccupa il terremoto ma l’eventuale rottura definitiva delle rocce che attualmente fungono da tappo. E in questo, lo scenario descritto da De Natale è drammatico: “Ogni piccole deformazione – aggiunge a Il Mattino – può provocare la rottura definitiva e al limite un’eruzione, che potrebbe essere di tipo freatico”. In sostanza, la Solfatara potrebbe letteralmente esplodere generando una colonna di vapore, rocce e bombe vulcaniche. Le esplosioni freatiche, in cui non c’è presenza di magma, possono essere accompagnate da anidride carbonica o dalle emissioni di gas di idrogeno solforato. Il primo può asfissiare in concentrazione sufficiente, il secondo è un ad ampio spetro. Nel 1979 a causa di un’eruzione freatica del 1979 sull’isola di Giava, in Indonesia, sono morte 140 persone, la maggior parte delle quali a causa de gas velenosi.

E’ evidente che una circostanza del genere, in un territorio a così’ alta concentrazione di cittadini, sarebbe devastante. Per questo occorre intervenire immediatamente con un piano che consenta, in caso di evoluzione negativa dello scenario, di poter consentire la fuga del maggior numero di persone possibile.

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