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A Napoli focus su cardiologia preventiva e riabilitativa

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NAPOLI – La riabilitazione a seguito di un infarto o scompenso cardiaco è paragonabile a una terapia farmacologica e anzi potrebbe produrre benefici anche superiori. È il messaggio lanciato dai cardiologi aderenti all’Associazione italiana di cardiologia clinica, preventiva e riabilitativa Campania e Basilicata (Aicpr) riuniti a Napoli in occasione del convegno ‘Cardiologia riabilitativa e preventiva 2023’.

“Tutti i pazienti che hanno avuto un infarto o scompenso cardiaco dovrebbero essere avviati alla riabilitazione – spiega Antonio Cittadini, presidente Aicpr Campania e Basilicata e professore di Medicina interna dell’Università Federico II – ma purtroppo in Italia nella migliore delle ipotesi solo 1 su 3 è avviato alla terapia riabilitativa perché non ci sono Centri di riabilitazione, mancanza che si registra soprattutto al Sud che paga un ulteriore gap in campo sanitario”.

L’attività fisica ha dunque un ruolo fondamentale pari a quello di terapie che utilizzano farmaci. Secondo i dati, l’esercizio fisico riduce il rischio cardiovascolare del 25 per cento, mentre terapie farmacologiche con l’assunzione di aspirina o betabloccanti registrano una riduzione del rischio del 20 per cento, mentre gli Ace inibitori del 15 per cento. “La riabilitazione cardiologica è la somma degli interventi richiesti per garantire le migliori condizioni fisiche, psicologiche e sociali, in modo che i pazienti con cardiopatia post-acuta o cronica possano riprendere o conservare il proprio ruolo nella società  – prosegue Cittadini – I soggetti da avviare alla riabilitazione cardiologica includono in particolare pazienti con sindrome coronarica acuta, ad esempio infarto miocardico acuto, e scompenso cardiaco”.

Sebbene l’incidenza e la mortalità delle patologie cardiovascolari siano in riduzione nei Paesi occidentali, queste rappresentano ancora una causa maggiore di patologia e mortalità. Negli ultimi decenni, è stato ampiamente dimostrato che il modo migliore di prevenire le patologie cardiovascolari passa necessariamente per la promozione di uno stile di vita salutare.

L’incontro ha infatti posto l’accento anche sui benefici della ‘cardiologia preventiva’, intervento multidisciplinare che ha lo scopo di promuovere la salute cardiovascolare sia nei soggetti che non sono affetti da patologia cardiaca (prevenzione primaria) sia nei soggetti che sono già affetti da una patologia cardiaca. In questo caso, prevenire l’insorgenza di un nuovo evento cardiovascolare (prevenzione secondaria) è strumento imprescindibile per la medicina e per la cardiologia del nuovo millennio. Oltre alla gestione dei classici fattori di rischio cardiovascolari, quali fumo, colesterolo, ipertensione arteriosa, diabete mellito, la cardiologia preventiva prevede l’utilizzo di strategie di modifiche dello stile di vita spesso accompagnate dall’uso di farmaci cardio-protettivi di cui è stato dimostrato l’effetto positivo nel ridurre le patologie e la mortalità.

“Ritengo che questo incontro sia particolarmente importante in quanto è un esempio di sinergia interdisciplinare – ha concluso Maria Triassi, presidente della Scuola di Medicina della Federico II –  Cardiologia e riabilitazione insieme decidono e collaborano alla costruzione di un percorso di recupero del paziente non con interventi spot, ma realizzando un iter terapeutico organizzato che faccia anche in qualche modo prevenzione terziaria”.

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