NAPOLI – Nel 2023 oltre 108 milioni di persone sono state costrette a sfollare in tutto il mondo, e il 41% di queste è costituito da bambini sotto i 18 anni. Questo determina disparità nello sviluppo umano tra i bambini e gli adolescenti migranti e quelli del paese che li ospita, che tuttavia possono essere mitigate dall’accesso ai servizi e ai programmi di regolarizzazione. Questi dati sono emersi dallo studio di Mette Foged (Università di Copenaghen) e Sandra Rozo (Banca Mondiale) presentato alla Fondazione Banco di Napoli nel workshop “Integrazione economica e sociale degli immigrati e dei rifugiati”, organizzato congiuntamente con il Dipartimento di Scienze Economiche e Statistiche (DISES) dell’Università di Napoli Federico II e il Centro Studi di Economia e Finanza (CSEF). Sono intervenuti esperti internazionali tra cui Marco Pagano (Università Federico II), Christian Dustmann (University College London), Tommaso Frattini (Università degli Studi di Milano), Roberto Nisticò (Università Federico II), Dany Bahar (Brown University).
Il workshop si è concluso con la tavola rotonda presieduta dal giornalista inglese Bill Emmott (Istituto Internazionale per gli Studi Strategici), già redattore capo The Economist. «Il valore di questo incontro – ha commentato Emmott – stá nel potere che ha avuto di attrarre tanti esperti, per discutere di una questione molto importante, che ci riguarda tutti, ma che è quasi un paradosso, perché l’Europa e l’Italia hanno bisogno di immigrazione, innanzitutto per motivi demografici. Certo è necessario un controllo sullo sviluppo, perché a volte il cittadino ha una naturale paura sull’impatto di questo fenomeno».
Tra i temi della giornata di lavori anche l’impatto dell’immigrazione sull’occupazione e sui salari nel mercato del lavoro dei Paesi di arrivo degli immigrati e gli effetti delle politiche di immigrazione e di integrazione sugli standard di vita e sull’inserimento di immigrati e rifugiati.
«Questo workshop, che ha chiamato ha raccolta i più importanti economisti del mondo – ha commentato il Presidente Orazio Abbamonte – fa parte di un ciclo di incontri scientifici su tematiche che si presentano non soltanto attuali, ma centrali per il futuro globale. E certamente i riflessi di potentissimi fenomeni come quelli migratori sulle strutture e le dinamiche dell’economia capitalista, costituiscono un tema con cui è necessario confrontarsi ai più alti livelli di riflessione scientifica. È un altro dei registri lungo i quali la Fondazione sta cercando di collocarsi per essere non solo partecipi, ma anche protagonisti di processi di conoscenza, di analisi decisivi per il futuro del mondo».