La Personale di Alfredo Troise, si inaugura venerdì 13 settembre alle 18:30 presso l’elegante e innovativa location del DoubleTree by Hilton Rome Monti nello storico, vivace e alla moda quartiere di Monti nei pressi della Basilica di Santa Maria Maggiore.

L’artista Alfredo Troise, di origini napoletane ma casertano di adozione, è tra gli animatori di Valogno, frazione di Sessa Aurunca, nota per i suoi fiabeschi murales. La Bottega d’Arte Troise, situata in una delle suggestive viuzze del borgo, situato alle pendici del vulcano di Roccamonfina, è meta quotidiana di turisti e appassionati d’arte.

La mostra proposta e organizzata da Sphaerica è stata immediatamente sposata dal DoubleTree by Hilton Rome Monti per la sua alta valenza culturale e artistica.

Il Curatore Giuseppe Ussani d’Escobar così commenta nel suo testo presente in catalogo, dal titolo “il Vesuviano in dialogo con Pulcinella”, la magica, Partenopea e surreale creatività di Alfredo Troise: “l’Essere vesuviano vuol dire partecipare della natura imprevedibile del famoso vulcano che sovrasta e signoreggia il golfo quale sovrano assoluto: la mimica, la gestualità e la frase ad effetto sono l’essenza di Napoli e ben lo dimostra l’icona per eccellenza della Commedia dell’Arte: Pulcinella; egli è effervescènte, in continua eruzione, con momenti di pausa e malinconia, comunque passeggeri, esattamente come il Troise che incarna la famosa maschera napoletana” e cosi continua nel definire le variopinte “Città Sospese” dell’artista paternopeo: “una dimensione urbana che vive di tremori e terremoti esteriori e interiori, sopravvivendo a millenni di storia, attraversando l’acqua e il fuoco, ruggendo e fischiando nelle sue vie e vicoli come il gigante Vesuvio. Ovunque si scorgono gli “Occhi” di Alfredo testimoni coraggiosi e scherzosi di un apocalisse in divenire, occhi rotondi, tanto caratteristici anche di Pulcinella, occhi che scrutano, indagatori, sornioni, scrigni di verità occultate e chiuse sotto chiave, che affiorano dovunque, con l’energia incontenibile di lave vulcaniche destinate ad aprire nuove bocche di fuoco nei fianchi e nel fronte di una città che non finisce mai di esplodere, di regnare nell’utopia del sogno” e infine conclude, descrivendo i “Monotipi”: “ si tratta di creature mitiche che eruttano dalla terra e dal mare e che ben si possono definire prodigi della natura “vesuviana” che prospera e fruttifica, con la stessa abbondanza della cornucopia, dalle ceneri di un mondo desertificato e bruciato che costantemente risorge, esorcizzando l’incubo della morte. Il napoletano da sempre beffeggia la morte, si trattiene in amichevole e rispettosa conversazione con lei e a volte quando perde la pazienza finisce per bastonarla”.

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