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Sant’Antonio Abate, Ilaria Abagnale: “Caso Sonrisa, il Comune acquisisce l’immobile”

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SANT’ANTONIO ABATE – “Abbiamo atteso per otto mesi la pubblicazione delle motivazioni della sentenza che ordina la confisca dell’immobile noto come “Grand Hotel La Sonrisa” e l’acquisizione a titolo gratuito dell’intera area di oltre 40mila metri quadrati a patrimonio del Comune di Sant’Antonio Abate. Adesso, con gli uffici comunali sono stati stilati tutti gli atti d’indirizzo per avviare l’acquisizione del bene, in vista del successivo cronoprogramma per liberare immobili e terreni”. Ad annunciarlo è Ilaria Abagnale, sindaca di Sant’Antonio Abate.

Nei prossimi giorni – prosegue Ilaria Abagnale – è stata programmata una riunione gestionale che delineerà in maniera oculata il cronoprogramma delle attività, che saranno valutate di concerto con gli uffici comunali. Il cronoprogramma sarà successivamente sottoposto al vaglio delle Prefettura e della Procura Generale di Napoli. Nel frattempo, attraverso una nota indirizzata al Prefetto, alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Torre Annunziata e alla Procura Generale di Napoli, sono state già trasmesse le copie delle delibere adottate”.

Il Comune di Sant’Antonio Abate si sta avvalendo delle consulenze di due esperti legali esterni all’Ente: per gli aspetti amministrativi è stato nominato l’avvocato Lorenzo Lentini, per quelli di natura penale l’avvocato Marco Campora. Ad oggi, le motivazioni della sentenza emessa dalla Corte di Cassazione lo scorso 15 febbraio con la quale si conferma quella emessa dalla Corte d’Appello nel 2022 non risultano ancora pubblicate, né la sentenza è stata notificata al Comune di Sant’Antonio Abate.

Un ritardo – sottolinea Ilaria Abagnale – che ha rallentato le fasi successive relative all’acquisizione. Di concerto con i consulenti nominati, il Comune ha deciso di avviare ugualmente l’iter, tenuto conto che si tratta di una sentenza comunque divenuta irrevocabile. Nell’attesa, la macchina amministrativa non è stata inerme: ha avviato tutte le pratiche necessarie ed ha anche richiesto una valutazione del bene all’Agenzia del Territorio di Napoli che, però, con una nota ha precisato che potrà effettuare un sopralluogo solo a partire da dicembre 2024. Nel frattempo, i precedenti titolari del bene, attuali occupanti sine titulo, stanno versando regolarmente un canone di circa 29mila euro mensili per l’occupazione, calcolato in base alle tabelle delle quotazioni stabilite dall’Osservatorio del Mercato Immobiliare dell’Agenzia delle Entrate”.

Ogni azione – conclude la sindaca di Sant’Antonio Abate – sarà intrapresa in sinergia con la Prefettura e la Procura Generale, con la massima trasparenza e nel rispetto della legalità. Infine, una precisazione: il futuro della struttura sarà condiviso, deciso e comunicato solo nei prossimi mesi”.

“Simbolo dello sfarzo, sfoggiato e millantato, in quel tipico costume criminale e sub-camorrista- il legame con Raffaele Cutolo nella NCO racconta tante cose- questa struttura con la famiglia Polese, che l’ha gestita, ha rappresentato per decenni la faccia decadente della nostra terra, su cui poi si è anche fatto leva, grazie ad una trasmissione televisiva, per acquistare ulteriore popolarità e potere.

Ora abusivismo edilizio, affari loschi, celebrazione dei costumi malavitosi, degrado e culturale cederanno il passo alla legalità. Finalmente.

Il Comune però dovrà farsi carico del proseguimento delle attività della struttura in modo che i dipendenti non perdano il lavoro.  Le colpe di una famiglia non possono ricadere su tutti gli altri”-  queste le parole del deputato dell’alleanza Verdi-Sinistra Francesco Emilio Borrelli.

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