MARANO (Di Anna Calì)- Ieri, 6 novembre 2024, presso il cinema Alfieri di Marano si è inaugurato il progetto: “Una nuova speranza” ideato dalla Nano Film con il contributo della Film Commission Regione Campania e il patrocinio del Comune di Marano. Ad aprire le danze di questa kermesse sono stati i corti: “Dessert” e “L’algoritmo della felicità”.
Il cinema è una macchina dei sogni, una finestra sul mondo, uno specchio in cui riflettersi, e non c’è metafora più adatta per descrivere “L’algoritmo della felicità,” l’ultimo lavoro di Brando Improta. Questo film si presenta come un viaggio alla scoperta di ciò che davvero ci rende felici e delle trame invisibili che legano le nostre vite a quelle degli altri.
Alla ricerca della felicità attraverso la commedia
“L’algoritmo della felicità” si svolge in un contesto straordinario eppure familiare: la prima edizione del Baia Domizia International Film Festival, un’immaginaria kermesse cinematografica che nasce dal sogno di due fratelli: Simone e Raffaella. Entrambi desiderano portare il cinema nel loro paese d’origine, Baia Domizia, per l’appunto. Il film racconta storie di chi il cinema lo vive ogni giorno, ma anche di chi vi si rifugia per ritrovare un pezzo di sé. Con ironia e delicatezza, Improta svela le gioie e le amarezze della vita, arricchendo la narrazione di episodi satirici e di quel realismo sentimentale che solo la commedia all’italiana riesce a dare.
Il cinema come “algoritmo della felicità”
Cos’è, dunque, questo “algoritmo della felicità”? Secondo il regista, non si tratta di una formula esatta, ma di un intreccio di casualità, incontri e sentimenti che il cinema sa esprimere come nessun’altra forma d’arte. “Il cinema non è solo intrattenimento,” ha affermato Improta, “ma un linguaggio che racconta la vita in tutte le sue sfumature, dal comico al drammatico, dal romantico al surreale. Con questo film, ho voluto riportare in vita la commedia all’italiana, quel genere in cui ci si specchia e si ride di noi stessi.”
Il protagonista del film, Leonardo Apicella, incarna proprio questo spirito: è un regista disilluso che, immerso nell’atmosfera del festival, riscopre il potere dell’immaginazione e del sentimento. Accanto a lui, la fotografa Micaela, interpretata da Katia D’Ambrosio, lo accompagna in un percorso che dall’ironia si sposta verso una dimensione più intima e romantica, in cui il cinema stesso diventa un rifugio e una fonte di ispirazione.
Una celebrazione della settima arte
La pellicola è anche un tributo ai grandi volti del cinema, figure come Totò, Monica Vitti, Cary Grant e Bud Spencer, che ritornano, invisibili ma presenti, tra le pieghe della storia. “Sono spiriti guida,” ha detto Improta, “presenze che ricordano quanto la commedia possa farci ridere e riflettere, rimanendo ancorata alla vita.”
L’amore per il cinema traspare non solo dai riferimenti ai grandi attori, ma anche dalla scelta di portare sullo schermo oltre venti personaggi, ognuno dei quali rappresenta un tratto della realtà che ruota intorno al mondo dei festival cinematografici: il critico cinico, l’attore sognatore, l’organizzatore esuberante. La commedia non è solo un genere, è un linguaggio che sa parlare delle nostre vite, toccando il cuore con semplicità e verità.
Il cinema come strumento di felicità e di comprensione
Il progetto “Una nuova speranza” vuole fare proprio questo: avvicinare le persone al cinema, educare lo sguardo e sensibilizzare il cuore. La scelta del titolo “L’algoritmo della felicità” non è casuale; è un invito a riflettere sulla bellezza e la complessità della vita, che il cinema sa raccontare come nessun’altra forma d’arte.
Alla fine della proiezione, sia Brando Improta che il cast, presenti in sala hanno risposto alle curiosità del pubblico, perché “L’algoritmo della felicità” è molto più di un film: è una storia sul cinema stesso, sull’importanza dell’immaginazione e della memoria, su quell’energia magica che trasforma ogni pellicola in un viaggio unico.