VERONA – Ognuno di noi desidera profondamente e intimamente la libertà perché è in gioco la nostra stessa umanità e la nostra dignità. Ma spesso la libertà non solo è a rischio ma viene completamente negata. La libertà negata è percepita solo da chi ha un udito fine e antenne libere e adatte a captare il grido del silenzio. È il grido dei morti nel Mediterraneo: i morti non parlano e in questo caso non sono neanche visibili. I morti sono tantissimi ma il cimitero è invisibile. La libertà è negata alle migliaia di ragazze che sono costrette a vendere il loro corpo per portare soldi nelle casse delle organizzazioni criminali, è negata a chi vive sotto la scure dell’usura: tanta povera gente deve continuamente tirar fuori soldi senza mai vedere estinto il suo debito. Il risultato di questa negazione della libertà è impressionante: la mancanza di libertà e la morte arrivano a toccarsi e in alcuni casi a coincidere. Dove non c’è libertà si vive nella paura e dove c’è paura della libertà crescono i controlli e i movimenti delle persone sono costantemente monitorati. Il potere viene esercitato in maniera invisibile e impercettibile attraverso il controllo delle persone. L’identità delle persone, le loro attività, le condizioni di salute e le loro abitudini sono ricercate in maniera scientifica per scegliere i prodotti da consumare o per influenzare le loro scelte. In più situazioni si può dire che viviamo in regime di libertà vigilata, non per questioni di ordine pubblico ma come estensione del potere dell’economia, della politica e della comunicazione. Nonostante questi forti condizionamenti il desiderio di libertà rimane vivo, anzi viene avvertito in maniera sempre più forte. La libertà non si può uccidere, è come la vita: si può uccidere una persona ma non la vita, si può rendere schiavo qualcuno o popoli interi ma non si può eliminare la libertà. Ogni persona ci ricorda che la libertà è viva quando cerca la verità di sé stessa attraverso il perseguimento di significati, la realizzazione di un compito, il cammino verso una promessa.
La libertà si vive nel presente ed è ricca di futuro, non possiamo possederla o privatizzarla perché è un bene per tutti. Nelle trame ordinarie della quotidianità con azioni e comportamenti ognuno di noi intesse la storia della sua libertà che è cammino e scoperta, lotta e compimento, diritto e dovere, coinvolgimento, relazionalità, condivisione.
La libertà non ama le imitazioni, gli stereotipi e le finzioni: è fedele all’originalità e unicità di ognuno. Oggi abbiamo bisogno di persone libere! Sono quelle che rischiano sé stesse, che abbandonano l’io per incontrare l’altro, che non cercano scuse per non giocare la partita della vita, sono quelle che non compri con i soldi, con la carriera, con il successo o la notorietà perché il loro valore è troppo grande: sono persone libere. Tutto ciò ha un prezzo, fa correre un rischio, ma è così rispondente alla verità di noi stessi al punto che quando non ci comportiamo così siamo noi i primi a non essere contenti di noi stessi.
Per essere liberi val la pena rischiareperché il rischio vero che ci chiede la libertà è quello di amare. Facendo così veniamo restituiti a noi stessi dopo essere usciti da noi stessi per andare verso l’altro: questa restituzione è gioia che diventa un grido di tripudio alla vita. Per questo vale la pena di rischiare per vivere da persone libere.