NAPOLI – Il 7 e 8 luglio, alle ore 21, alla Fagianeria nel Museo di Capodimonte Teatro In Fabula, Quartieri dell’Arte-Galleria Toledo\ produzioni presenta Troia City, la verità sul caso Aléxandros, liberamente ispirato ai frammenti dell’Aléxandros di Euripide, scritto da Antonio Piccolo, che è anche in scena con Marco Vidino (cordofoni e percussioni), per la regia di Lino Musella. Lo spettacolo rientra nel programma della tredicesima edizione del Napoli Teatro Festival Italia, la quarta diretta da Ruggero Cappuccio, realizzata con il sostegno della Regione Campania e organizzata dalla Fondazione Campania dei Festival, presieduta da Alessandro Barbano, e per il primo anno Teatro In Fabula presenta un suo lavoro nella sezione prosa. Una sorta di conferma e di promozione del percorso artistico sviluppato in questi anni dalla giovane compagnia.
Come spiega Antonio Piccolo «Lo spettacolo di Teatro In Fabula in programma al festival era un altro, ma il Covid19 ha cambiato i piani. Quando a maggio si è stabilito di tenere la rassegna, abbiamo allora riproposto questo lavoro. Sebbene sia pensato a pianta centrale, e per spazi piuttosto intimi, non convenzionalmente teatrali, insieme a Lino Musella abbiamo comunque deciso che era giusto provare ad adattarci alle condizioni obbligate dall’emergenza sanitaria».
Sinossi
Una lavagna, dei gessetti, la sabbia, dei giocattoli. Sulle tracce di una tragedia perduta, un investigatore compie un’indagine per metterne insieme i pezzi, fare luce sui vuoti, ricostruirne la vicenda e i personaggi. Il testo di partenza è Aléxandros, opera di Euripide che ci è giunta incompleta, sorta di “prequel” della guerra di Troia. E chi sarà mai questo Alessandro? Un semplice pastore, forse, eppure molto di più: il protagonista di un mito profondo e affascinante, esplorato ripetutamente dagli autori antichi, ma quasi del tutto ignorato oggi. Un ottimo pretesto per un vero e proprio giallo. La drammaturgia si serve allora dei frammenti della tragedia euripidea, passando liberamente dalla ricomposizione all’invenzione. Lo spettacolo si serve invece delle scorie delle devastazione: la distruzione di Troia, l’incendio della biblioteca di Alessandria, la perdita dell’infanzia. Un mondo del passato che tenta di riprendere vita col suono di un racconto, con una voce che canta in greco, con le note degli strumenti che suonano dal vivo.
Note di regia
Questo lavoro è nato da una commissione: raccontare la tragedia perduta Aléxandros di Euripide attraverso una scrittura scenica per un solo interprete. Un compito stimolante ma per niente semplice. Lo studio sui frammenti di questa tragedia ci ha rivelato una vicenda sconosciuta a noi e a molti. Aléxandros, infatti, ci è arrivata per frammenti e nei secoli non è mai stata messa in scena, quindi la tragedia non è entrata nel nostro immaginario e le informazioni che contiene sono andate disperse. Il teatro da sempre ha fatto rivivere e ha reso contemporanei capolavori scritti secoli e secoli fa e grazie alla sua pratica, alla sua ripetizione, ha costruito le fondamenta della nostra cultura. Ma può succedere che la biblioteca d’Alessandria vada in fiamme, molte opere vadano in parte o totalmente perdute, si preferisca rappresentare le opere compiute e non quelle frammentarie, non si tramandi più di anno in anno quel particolare episodio e infine che non si sappia niente per esempio della storia di Alessandro.
Per questo abbiamo pensato a questo lavoro come a un giallo, perché abbiamo scoperto semplicemente qualcosa che non conoscevamo, perché alla luce di nuove prove un caso deve essere riaperto, perché ci sembra che questa tragedia possieda elementi fondamentali che ci fanno rileggere in un’altra chiave alcune tra le pagine più significative della storia più mitica dell’intera cultura occidentale: La guerra di Troia.
La nostra indagine si muove tra i reperti di un’infanzia perduta e reminiscenze scolastiche, costruisce la sua tesi erigendola con cura sera per sera seppur nella fragilità di un castello di sabbia.
Alle storie vengono aggiunti nuovi elementi ogni volta che vengono raccontate, come quella del “cavalluccio rosso”, un mito smette di essere classico e diventa moderno poiché scopre il suo doppio. Il teatro metterà insieme i nostri frammenti e ci terrà ancora lo specchio dicendoci sempre chi siamo: vigliacchi ed eroi.