NAPOLI – Tensioni ieri nell’ospedale San Giovanni Bosco di Napoli dove un folto gruppo di parenti di un paziente morto nel reparto di rianimazione hanno tentato di portare via la salma con la forza.
Durante il tentativo, non riuscito anche grazie all’intervento dei carabinieri, sono state danneggiate una vetrata e una porta.
In totale erano circa una quarantina le persone che sono andate in escandescenza, malgrado fosse stato loro spiegato che per portare via la salma era necessario seguire una particolare procedura.
Al termine dell’identificazione dei responsabili dovrebbe scattare per loro una denuncia per il reato di danneggiamento.
“Bisogna punirli con la massima severità”, dice il consigliere regionale dei Verdi, Francesco Emilio Borrelli, componente della Commissione sanità della Campania per il quale bisogna fare di tutto per “pagare a loro i danni, anche se dovessero risultare nullatenenti”.
“Chi ha letteralmente occupato il reparto di rianimazione del San Giovanni Bosco, distruggendo parte degli arredi e aggredendo il personale sanitario, nei fatti, ha messo a rischio la vita dei pazienti ricoverati e di quelli che avrebbero potuto aver bisogno di entrare in quel reparto dove si lotta tra la vita e la morte e bisogna punirli con la massima severità”.
A chiederlo il consigliere regionale dei Verdi, Francesco Emilio Borrelli, componente della Commissione sanità, aggiungendo: “la Magistratura valuti se c’è la possibilità di accusare i responsabili con il reato di tentato omicidio oltre a quelli di interruzione di pubblico servizio e aggressione e soprattutto faccia di tutto per fargli pagare i danni, anche qualora risultassero nullatenenti”.
“E a nessuno venga in mente di giustificare coloro che hanno messo a soqquadro e danneggiato il reparto di rianimazione, ma anche il pronto soccorso, il piano della direzione e la guardiola delle guardie giurate visto che si sono spostati nei minuti di violenza che hanno scatenato” ha aggiunto Borrelli per il quale “non regge la ‘giustificazione’ che avevano appena perso un loro caro visto che con la violenza hanno messo a rischio altre vite”.
“A differenza di altri casi in cui la violenza era legata alla richiesta di interventi per un paziente in vita, in questo caso siamo di fronte a gente che ha scatenato la sua rabbia solo perché non gli permettevano di portare la salma a casa, contravvenendo a quanto disposto dalla legge che, a quanto pare, sono abituati a non rispettare” ha concluso Borrelli sottolineando che “a quanto trapela, i responsabili di tutto questo sono gli undici figli di un pregiudicato che ha trascorso una trentina d’anni in carcere e che aveva diverse malattie che ne hanno provocato la morte”.(ANSA)