NAPOLI (Di Anna Calì) – Un piano di emergenza che esiste solo sulla carta, aree di accoglienza chiuse o inadeguate, una comunicazione istituzionale confusa e contraddittoria. Mentre la terra nei Campi Flegrei continua a sollevarsi e i cittadini vivono nell’incertezza, l’amministrazione comunale sembra navigare a vista.
L’ex sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, accusa senza mezzi termini l’attuale gestione dell’emergenza e in questa intervista l’ex sindaco di Napoli mette in luce le gravi lacune nella gestione del rischio bradisismico, denunciando ritardi, scelte discutibili e un’inerzia politica che potrebbe mettere a rischio la sicurezza della città.
L’attuale sindaco ha dichiarato che non si può evacuare un’area senza un motivo preciso. Secondo lei, l’amministrazione sta minimizzando la situazione per evitare allarmismi o è semplicemente impreparata a gestire un’emergenza di questa portata?
“Solo il sindaco, il prefetto, il presidente della regione, la Protezione Civile nazionale e il ministro competente hanno accesso a tutte le informazioni dettagliate, che al momento non sono disponibili a tutti. Tuttavia, avendo ricoperto il ruolo di sindaco per undici anni e conoscendo bene la materia, posso dire che il primo problema è la comunicazione: è inaccettabile. O non c’è affatto, oppure è approssimativa, poco chiara e spesso minimizzatrice. La cittadinanza non sta ricevendo informazioni all’altezza della gravità della crisi che stiamo vivendo. Il bradisismo esiste da sempre, ma questa situazione è anomala e senza precedenti: il numero e l’intensità delle scosse sono preoccupanti.
Di fronte a questa emergenza, alcune misure sarebbero dovute essere attuate già da tempo. Invece, nonostante un anno fa ci sia stata una scossa superiore a 4.0 della scala Richter, si è fatto poco o nulla”.
Quali sono, secondo lei, le azioni che sarebbero dovute essere già messe in campo?
“Per fare un rapido elenco, il primo punto è la predisposizione di aree di emergenza per l’accoglienza immediata in caso di scosse. Un esempio lampante di inefficienza lo abbiamo visto dopo la scossa di magnitudo 4.4 a Bagnoli: i cittadini si sono recati in un’area teoricamente attrezzata, ma l’hanno trovata chiusa, con i cancelli sbarrati e la polizia a respingerli. Questo dice già tutto.
Il secondo punto, ancora più importante, riguarda la messa in sicurezza degli edifici. Perché in tutto questo tempo il governo nazionale, la Protezione Civile, la Regione e il Comune non hanno avviato interventi per mettere in sicurezza gli edifici privati e pubblici? Il monitoraggio delle strutture dovrebbe essere costante, e laddove la messa in sicurezza non è possibile, bisogna prevedere una sistemazione temporanea o definitiva per chi vive in condizioni di pericolo.
Mentre, sul rischio vulcanico dobbiamo affidarci alla scienza, anche se gli stessi scienziati hanno opinioni diverse: non è una scienza esatta, si basano su studi e dati storici, ma non c’è certezza su quando potrebbe verificarsi un’eruzione. L’unica cosa certa è che prima o poi accadrà. E in quel caso, l’unica soluzione è la fuga.
Il piano di emergenza esiste ed è stato aggiornato nel 2019 sotto la mia amministrazione. Mi chiedo però perché non si stiano facendo più simulazioni ed esercitazioni. Non si può continuare a dire che non c’è pericolo e poi smentirsi nei fatti.
Anche ciò che ha dichiarato l’assessore Cosenza ha un ché di surreale; ha detto che Napoli non è interessata dal rischio bradisismico: o è stata detta in buona fede o con superficialità. Agnano, Bagnoli, Fuorigrotta e Pianura sono direttamente coinvolti, forse anche altri quartieri. Dire che Napoli non è interessata significa confondere e disorientare i cittadini. A chi dovrebbero rivolgersi per avere informazioni affidabili?”
Lei ha parlato del piano di emergenza del 2019. Quali erano le sue direttive e cosa è cambiato?
“Durante il mio mandato, fortunatamente, non ci sono state crisi bradisismiche. Quindi ci siamo concentrati sul monitoraggio degli edifici, sulla mappatura delle strutture a rischio e sulla pianificazione dell’evacuazione, come richiesto dalla Protezione Civile. Il problema è che un piano, se resta solo un documento, non serve a nulla. Quando la crisi si manifesta, va attuato. E da un anno e mezzo, da quando la situazione è peggiorata, non è stato fatto praticamente nulla.
Si sono susseguite dichiarazioni rassicuranti, spesso fuori luogo.
Un esempio? Dopo una forte scossa, il sindaco ha detto che le scuole erano sicure senza che fosse stato possibile fare verifiche reali in poche ore. Il giorno dopo, alcune scuole sono rimaste aperte solo per decisione autonoma dei dirigenti scolastici, non per un ordine del Comune. Un sindaco non può gestire un’emergenza in questo modo.
Si ha l’impressione che manchi autorevolezza nella gestione della crisi e l’autorevolezza non dipende dal ruolo istituzionale, ma dalla persona che lo ricopre.
E francamente, vedere il sindaco parlare di riarmo dell’Italia mentre la città ha bisogno di fondi per la messa in sicurezza è surreale. Napoli richiede un’amministrazione presente, attiva 24 ore su 24. Invece, persino nei giorni del terremoto, le luci del Comune erano spente la sera”.
Al tal proposito, secondo lei, è normale che la tangenziale sia chiusa di notte per lavori, nonostante sia una delle vie di fuga più importanti?
“Assolutamente no. Capisco la necessità di lavori, ma siamo in una situazione straordinaria, con un numero di scosse senza precedenti nella storia recente. Bisognerebbe sospendere certi interventi o riorganizzarli per garantire le vie di fuga”.
Secondo lei, questa è incompetenza o mancanza di coraggio politico?
“Un mix di tutto: incompetenza, sciatteria, superficialità, mancanza di amore per la città. E c’è anche un altro aspetto: negli ultimi anni sono stati siglati accordi urbanistici discutibili, con progetti di costruzione di grattacieli e nuove abitazioni proprio a Bagnoli. Forse per questo si cerca di minimizzare il rischio bradisismico”.
Se fosse ancora sindaco, cosa avrebbe già fatto?
“Avrei garantito una presenza costante, insieme alla mia squadra, giorno e notte. Avrei fatto pressing sul governo per ottenere fondi e interventi concreti. Avrei avviato subito la messa in sicurezza degli edifici pubblici e privati, istituito un tavolo permanente di crisi con il prefetto e organizzato sistemazioni adeguate per chi rischia di perdere la propria casa. Inoltre, avrei coinvolto attivamente il volontariato e le associazioni per creare una rete di supporto solida”.
Quale consiglio darebbe all’amministrazione attuale?
“Di svegliarsi e assumersi le proprie responsabilità. I napoletani sanno riconoscere chi si mette al loro fianco nei momenti difficili. E oggi non vedono nessuno”.