NAPOLI (di Raffaele De Lucia) – Leggendo i dati di oggi del bollettino dell’Unità di Crisi ci si può spaventare, il numero dei positivi continua a salire e il virus in quasi tutte le regioni italiane sembrerebbe aver ripreso forza.
Ma se si va a ritroso e si ritorna al picco massimo in pieno lockdown è possibile fare una analisi statistica che forse permette di leggere e rivalutare con maggior serenità i dati pubblicati questo pomeriggio.
Andiamo con ordine.
Stando al bollettino dell’Unità di Crisi del giorno 31 marzo, eravamo ad appena 21 giorni di chiusura totale, in Campania registravamo 1.566 tamponi, dei quali 164 risultati positivi. Quel giorno morivano 8 persone che aggiornavano il numero dei decessi a 133.
24 ore dopo, il picco massimo. Giorno 1 aprile 2020, l’Unità di Crisi faceva registrare 225 positivi (Numero più alto da inizio pandemia in Campania), a fronte di 1.676 tamponi effettuati, che portano la cifra complessiva di tamponi eseguiti da inizio epidemia a 17.404 in totale. Aumentavano anche i decessi, ben 15 in un solo giorno con numero di decessi pari a 148.
Oggi a distanza di 6 mesi da quel picco la Campania registra un nuovo sbalzo in alto della curva. 390 nuovi contagi a fronte di 8311 tamponi esaminati. Nessuna vittima e 107 i nuovi guariti.
Analizzando il numero dei contagi e dei tamponi è possibile notare come la percentuale e la pendenza della curva sia nettamente differente.
Al 31 marzo il rapporto percentuale tra positivi e tamponi era del 10.4% al 1 aprile al 13.4%, oggi siamo al 4,6%.
Insomma numeri alti si, ma che se letti con attenzione non fanno poi così paura.
In attesa del vaccino le uniche armi che abbiamo sono tenere alta l’attenzione, utilizzare i dispositivi di protezione individuale, lavarsi bene le mani e mantenere, se possibile, un distanziamento sociale adeguato, ma soprattutto non farsi prendere dal panico e dalla depressione.