NAPOLI – Emergono ulteriori particolari dalle indagini che hanno portato ieri all’arresto di altri due componenti del commando che nel 2004, durante la prima faida di Scampia, torturò e uccise la 22enne, Gelsomina Verde. Indagini che si sono avvalse delle dichiarazioni di sette pentiti, che agli inquirenti hanno raccontato come l’omicidio della donna dovesse sembrare un rapina e non un omicidio di camorra.
La notizia è stata accompagnata da dichiarazioni di giubilo da parte di esponenti delle istituzioni e della società civile. Non in linea con il clima che si è instaurato dopo l’arresto di Luigi de Lucia e Pasquale Rinaldi però, i familiari di Gelsomina. Francesco Verde, si è scagliato contro lo Stato che non ha riconosciuto la sorella come vittima innocente della criminalità, a causa di un legame di parentela non stretta con un pregiudicato. Una battaglia che porta avanti dal giorno in cui le dinamiche dell’uccisione di Gelsomina furono chiare già dopo le dichiarazioni di Pietro Esposito, l’uomo che aveva accompagnato la ragazza dai suoi assassini.
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