NAPOLI (Di Anna Calì) – È già passato un anno da quel maledetto 31 agosto. E proprio nella data del brutale assassino di Giovanbattista Cutolo, Napoli si fermerà per dedicare un pensiero una preghiera, sì, ma anche per riflettere su quanto sia cambiato, se è cambiato dopo un anno di manifestazioni di piazza di cortei e giornate contro la violenza e la criminalità.

I fatti ci dimostrano effettivamente che è cambiato poco e nulla in città anzi, assistiamo sempre più ad accoltellamenti, minacce, litigi per futili motivi e baby gang che pensano possano far diventare “propria” la città partenopea.

Il 31 agosto 2024 alle 11.30 a Piazza Municipio ci sarà una manifestazione nel primo anniversario della morte del musicista Giovanbattista Cutolo, Giogiò. Ad organizzare la manifestazione la madre della vittima, Daniela Di Maggio che ha pensato di intitolare questa manifestazione così: “Giogiò, nisciuno te scord”. Lo scorso anno, il giovane musicista venne ucciso da un 17enne in seguito a una discussione scoppiata per futili motivi e, l’aggressore senza pensarci su due volte, impugnò una pistola e sparò tre colpi di pistola, spezzando così la vita del giovane musicista.

Per l’occasione, la madre ha anche scritto una lettera che leggerà proprio a Piazza Municipio dove ci saranno tanti amici, colleghi ma anche persone che in questi lunghi 365 giorni hanno imparato a voler bene a Cutolo e alla sua famiglia. La lettera chiamata “12 secondi” e vuole ripercorrere tutto l’anno che il figlio, purtroppo, non ha potuto vivere. La madre, all’interno della stessa, racconta al figlio tutte le cose belle che sono state messe in campo affinché il suo ricordo non venisse mai dimenticato dalla mente delle tante persone.

Alla manifestazione è già confermata la presenza del deputato Francesco Emilio Borrelli, il prefetto Nicola di Bari, Don Maurizio Patriciello, il presidente della Piccola Industria di Napoli Guido Borrelli e il capogruppo della Lega Severino Nappi.

Da un lato abbiamo una famiglia che con la forza di volontà e con il coraggio ha scelto anziché di cadere nel baratro del dolore, di affrontarlo, provando a seminare del bene e soprattutto a parlare al cuore dei tanti giovani affinché essi possano saper distinguere dal bene e dal male; dall’altro lato non solo assistiamo ancora a un’escalation di violenza e criminalità nella città, ma assistiamo anche a un fattore di menefreghismo da parte delle istituzioni e dei mass-media.

Perché sì, è giusto ricordare Giovanbattista. È giusto dedicargli stanze, teatri e tutto ciò che l’amministrazione comunale ha fatto in questi lunghi 365 giorni ma non è giusto, altresì, il comportamento che la stessa ha avuto in passato e, sta continuando ad avere nei confronti di un’altra famiglia che in silenzio sta affrontando il lutto per la perdita di un figlio: Francesco Pio Maimone.

Francesco Pio e Giogiò, due giovani ragazzi, entrambi di Napoli, entrambi accomunati dallo stesso tragico destino: uccisi per motivi futili.

E se per Giovanbattista l’amministrazione comunale ha fatto di tutto, non possiamo dire che lo stesso trattamento è stato rivolto nei confronti della famiglia Maimone che non ha avuto neanche la possibilità di poter seppellire in maniera degna il povero figlio. Perché? Perché il Comune aveva pensato bene di assegnare un loculo in un’area del cimitero interessata da una grata sotto alla quale scorre dell’acqua piovana, ma, addirittura di affidare alla famiglia Maimone una “piccola stele”.

Pochi mesi fa, a marzo, c’è stato l’anniversario di Francesco Pio e, nessuno tra amministrazione comunale e persone dello spettacolo, eccetto il deputato Francesco Emilio Borrelli ha speso parole nel ricordo di questa giovane vittima. Anzi, è stato proprio lo stesso Borrelli a dichiararsi favorevole all’installazione di una targa dov’è accaduto il tragico incidente e dichiarò infatti che: “Napoli non può e non deve dimenticare le sue vittime innocenti. Mi unisco all’appello dei genitori nel chiedere una targa in memoria del giovane pizzaiolo, credo sia un gesto doveroso nei confronti di un ragazzo che non aveva fatto nulla di male. Francesco Pio e Giovanbattista sono due vittime della brutale violenza che questa città”.

Ma al momento di targhe nemmeno l’ombra.

E se al giovane musicista è stata intitolata un’intera sala del teatro Asterix a San Giovanni a Teduccio, alla famiglia di Maimone fu invece proposto di intitolare una sola sala del centro cultura e giovani di Pianura, decisione che venne bocciata categoricamente dalla famiglia, al tal punto da far saltare la cerimonia. L’amministrazione comunale a quel punto inviò una nota: “L’amministrazione è pronta comunque a procedere nell’iter avviato e a valutare ulteriori iniziative in quanto c’è stata e ci sarà sempre la piena disponibilità a ricordare, d’intesa con la famiglia, la memoria di Francesco Pio”.

Eppure di tempo n’è passato, i mesi sono trascorsi e tutto ancora tace.

Silenzio. Come se l’omicidio di Francesco Pio non riguardasse questa città, come se nulla fosse accaduta quella sera a Mergellina.

Sin dal primo momento e dal primo giorno si è detto che la Napoli bene si deve distinguere dalla Napoli cattiva, che entrambi i giovani sono vittime innocenti di questa città, che Napoli non deve dimenticare i suoi figli, eppure, sembra proprio che qualcuno si sia dimenticato di Francesco Pio Maimone.

Com’è possibile che due omicidi avvenuti a distanza di pochissimo tempo, due giovani vite spezzate in maniera così crudele, non hanno avuto la stessa risonanza d’attenzione nei confronti dell’amministrazione comunale e nei confronti delle persone di alto spessore?

E allora, forse non è poi così vero che tutti appartengono a questa città? O dobbiamo pensare che ci sono delle “discriminazioni” a causa del livello sociale? Ricordiamo che Francesco Pio Maimone era di Pianura e voleva aprire una pizzeria tutta sua.

Speriamo vivamente che questo sia soltanto un brutto pensiero e che presto possa esserci la smentita e che qualcosa possa pur muoversi nei confronti della famiglia Maimone che, purtroppo oltre al dolore per la perdita del figlio sta ricevendo continue mancanze di rispetto nel chi ci governa.

Come il Comune e tutti gli organi competenti non hanno lasciati da soli la famiglia di Cutolo, si spera che venga fatto lo stesso anche con la famiglia di Maimone e, che presto possano colmare tutti i vuoti e le mancanze fatte in questi lunghi 365 giorni.

È bello vedere di quante persone ricordano ancora come il primo giorno Giovanbattista Cutolo
È triste invece, vedere di quante altre, hanno dimenticato Francesco Pio Maimone.

A parlare in memoria di Cutolo è stato anche lo scrittore napoletano Maurizio De Giovanni che fu presente anche ai suoi funerali per dimostrare che la cultura è importante e che i giovani debbano professarla, ed è proprio con l’anniversario della morte di Giogiò che lo scrittore De Giovanni si ricorda anche di Pio Maimone, il quale dichiara: “Un’altra morte innocente, eppure nulla è cambiato se leggiamo i dati sulla violenza giovanile”. Lo scrittore, infine, dichiara che non sarà presente alla manifestazione perché lo reputa un momento di massimo dolore ed è giusto lasciarli nel loro privato.

Sarebbe bello se ogni tanto si parlasse singolarmente dei due omicidi, anziché menzionarli sempre assieme.

È come se si volesse sottolineare la mancanza di cose concrete fatte a una delle due famiglie, un po’ come se qualcuno si volesse passare una mano per la coscienza.

Ed è come se l’uno non potesse vivere senz’altro, ma non sarebbe giusto, ogni tanto pensare anche alle due vittime in maniera singolare e menzionarle?

Allora viene da chiedersi, come mai c’è la necessità di parlare di Maimone solo strettamente quando si menziona qualcosa in onore di Giovanbattista?

E come mai tutte queste persone non hanno espresso nemmeno una parola il 20 marzo nel ricordo di Pio ma soltanto adesso?

Forse anche loro pensano che ci sia una differenza tra i due giovani?

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