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L’urlo del Vescovo Battaglia: “Le palme a Napoli grondano lacrime e sangue” (VIDEO)

NAPOLI – L’urlo del Vescovo Battaglia: “Le palme a Napoli grondano lacrime e sangue”. Durante la sua omelia in Cattedrale, il presule ha ricordato le vittime innocenti della città.
Con una processione molto partecipata che è partita dalla basilica di San Giorgio Maggiore per giungere alla Cattedrale, si sono aperti a Napoli i riti della Settimana Santa.

L’Arcivescovo, Don Mimmo Battaglia, prima di officiare la messa ha rivolto un pensiero alla città, che ha ribadito durante l’omelia.

CERCATE PACE, CHIEDETE PACE, DONATE PACE
E’ questo l’invito che l’Arcivescovo don Mimmo ha rivolto ai fedeli.
“Ho cominciato la Settimana Santa, trascorrendo la giornata di ieri (sabato) prima nel carcere di Secondigliano, tra i fratelli lì detenuti, e poi all’Ospedale pediatrico Pausilipon per abbracciare una bambina che purtroppo è in gravissime condizioni”.
Con questo doloroso ricordo l’Arcivescovo don Mimmo Battaglia ha avviato la omelia della
Domenica delle Palme, don Mimmo Battaglia, durante la Messa nella Chiesa Cattedrale, al termine della processione delle palme lungo via Duomo, dopo la liturgia iniziata nella Chiesa di San Giorgio Maggiore a Forcella. Sbarre comunque. Sbarre quelle varcate per entrare nella Casa circondariale di Secondigliano.

UN INCONTRO COMMOVENTE CON I DETENUTI
Sbarre quelle del lettino dell’Ospedale Pausilipon dove si trova una ragazzina gravemente
ammalata. Nel carcere, ieri don Mimmo è stato accolto dalla dott. Giulia Russo, direttrice del penitenziario, e dal Commissario capo della Polizia Penitenziaria Ciro Cozzolino, dai generosi volontari coordinati da don Giovanni Russo e, nella speciale occasione, da don Raffaele Grimaldi, ispettore generale dei cappellani delle carceri italiane.
Don Mimmo ha voluto salutare la “Chiesa dietro le sbarre” e ha rivolto parole di speranza ai
detenuti impegnati nei diversi laboratori, sottolineando che la loro storia non si può identificare con l’errore di ciascuno. Anche la liuteria, ha aggiunto, è un segno importante rispetto al valore della vita: con il legno dei barconi che trasportano i migranti, segno di speranza ma anche di morte, le mani dei detenuti, un tempo sporche di morte, ora producono strumenti che fanno risuonare vibrazioni della vita sofferente.

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