NAPOLI (Di Anna Calì/ fonte foto dal web) – Mentre la terra trema ai Campi Flegrei, un’altra scossa scuote il cuore dell’Italia: quella dell’odio, dell’ignoranza e del pregiudizio. Sui social, una pioggia di commenti beceri si abbatte sulla popolazione napoletana, già provata da un fenomeno naturale complesso come il bradisismo.
“Che la lava sia con voi… al più presto”, “Vesuvio, siamo con te, non ci deludere”. Frasi intrise di disumanità, pronunciate da persone che, probabilmente, non sanno neanche distinguere il Vesuvio dai Campi Flegrei. Perché, sì, sono due cose ben diverse: il primo un vulcano, il secondo una caldera attiva con fenomeni di innalzamento e abbassamento del suolo. Ma chi odia non si informa, chi insulta non si interroga, chi deride non sa nemmeno cosa sia la scienza.
Questa ondata di disprezzo non è nuova, e si nutre della solita narrazione stereotipata che vuole il Sud Italia come un peso morto per la nazione, un luogo abitato da fannulloni, approfittatori e criminali. Una narrazione tossica che dimentica volutamente la storia, la cultura e il contributo del Mezzogiorno allo sviluppo dell’intero Paese. Perché, senza Napoli, senza il Sud, l’Italia non sarebbe quella che è oggi.
Eppure, quando la tragedia colpisce altrove, quando sono le piogge torrenziali e le alluvioni a distruggere case e vite, Napoli e il Sud non voltano le spalle. Non ci sono risate, né battute sprezzanti, ma solo solidarietà. È una città che sa soffrire e sa comprendere, che ha sempre aperto le braccia a chiunque fosse in difficoltà. I napoletani, di fronte ai disastri che colpiscono il Nord, non augurano catastrofi né deridono il dolore altrui. Si rimboccano le maniche, donano, accolgono. Perché la sofferenza non ha confini e la dignità umana non è una questione geografica.
Ma la solidarietà, a quanto pare, è una moneta che alcuni vogliono spendere solo quando riguarda la propria pelle. Chi oggi insulta Napoli e i suoi cittadini, domani invocherà aiuti statali per i danni del maltempo, senza rendersi conto dell’ipocrisia che lo contraddistingue.
E allora viene da chiedersi: cos’è rimasto dell’Unità d’Italia? Esiste davvero, o è solo un concetto vuoto da celebrare una volta all’anno? L’odio che si respira in questi commenti dimostra che il divario tra Nord e Sud non è solo economico, ma anche culturale e umano. Esiste ancora chi considera Napoli e il Mezzogiorno una terra straniera, chi ignora volutamente il ruolo che il Sud ha avuto nella costruzione di questa nazione, chi dimentica che l’italiano, la lingua che parlano, ha origine proprio dal napoletano e dal toscano.
Luciano De Crescenzo diceva: “Esistono gli uomini d’amore e quelli di libertà”. Ecco, chi scrive certe oscenità sui social non appartiene a nessuna delle due categorie. Sono schiavi dell’odio, del rancore, dell’ignoranza. Ma la storia lo insegna: il Sud è abituato a resistere, a rialzarsi, a rispondere con la sua grandezza a chi lo vuole distruggere.
Napoli è la città di Maradona, certo, ma anche quella di Benedetto Croce, di Eduardo De Filippo, di Totò e di tanti altri artisti che ancora oggi fanno la storia. È la città dell’arte, della musica, della filosofia, della scienza. È un patrimonio che non si piega agli insulti di qualche leone da tastiera.
Che il Vesuvio, i Campi Flegrei e la terra tutta rispondano come sanno fare meglio: con la cultura, la scienza e la dignità. A chi lancia fango, Napoli risponderà sempre con la luce della sua storia millenaria.