NAPOLI – “Sono in contatto con la famiglia del paziente ricoverato nel reparto di rianimazione del Cto dove ho anche fatto stamattina un’ispezione per verificare la denuncia dei maltrattamenti fatta sui social dai parenti con i quali incontrerò i vertici dell’azienda sanitaria per confrontarci con i responsabili del reparto e dell’ospedale.
Ho anche visitato il paziente in questione e mi sono sincerato delle sue condizioni di salute. Su questa vicenda, come faccio sempre, andrò fino in fondo”.
Lo ha detto il consigliere regionale dei Verdi, Francesco Emilio Borrelli, componente della Commissione sanità, sottolineando: “Approfittando dei poteri di ispezione riconosciuti ai Consiglieri regionali, vado sempre a verificare personalmente quando mi arrivano notizie del genere perché credo sia giusto chiarire subito episodi del genere per evitare che si diffondano notizie false che screditano la sanità campana o per individuare e punire i responsabili di comportamenti irresponsabili o illegali ai danni dei pazienti e dei loro familiari”.
“Ho chiesto a Buono di verificare tutte le denunce fatte dai familiari, pur condannando le violenze verbali e fisiche per individuare eventuali responsabilità che andrebbero punite con la massima severità” ha continuato Borrelli aggiungendo che “il primario ha anche detto di aver già ordinato le fascette di contenzione che non erano disponibili nel momento in cui s’è ricorso ad alcune garze per legare il paziente al letto quando era particolarmente agitato”.
“Sulla questione della mancanza delle fascette di contenzione è necessario fare chiarezza perché non è accettabile che manchino costringendo a usare delle garze per legare, in casi eccezionali e per scongiurare rischi maggiori, dei pazienti” ha concluso Borrelli per il quale “va fatta piena chiarezza su tutti gli aspetti della vicenda, compresi quelli relativi al trasferimento che, secondo la famiglia, non è stato fatto per favorire altri pazienti, mentre dall’ospedale hanno fatto sapere che i ritardi sono dovuti alle condizioni del paziente e alla mancanza di posti disponibili nelle strutture che si occupano di riabilitazione”.