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Se l’elenco di vittime di violenze e femminicidi continua ad aumentare, l’8 marzo non può essere una festa

NAPOLI – Giulia Cecchetin, Ornella Pinto, Giulia Tramontano, Rosa D’Ascenzo, Ester Palmieri, Elisa Scavone, Sara Buratin. È solo un ristretto riassunto dello smisurato elenco di donne vittime di femminicidi e violenze. 

Un fenomeno nato all’alba dei tempi ma sembra che solo oggi sia diventato emergenza, combattuta, però, più a suon di slogan che con azioni concrete.
L’8 marzo era chiamato “Festa della donna” ma in tempi moderni diventa la “Gionata internazionale del Donna” perché a chiamarla festa era davvero troppo ipocrita come spiega anche Nelide Milano, coportavoce cittadina di Napoli di Europa Verde: – “Oggi celebriamo la donna, ma proprio non possiamo festeggiarla. Si potrà parlare di Festa solo quando non ci saranno più femminicidi, disparità salariali, penalizzazioni di genere in ambito lavorativo, quando il ruolo nella società potrà essere scelto e non imposto. Quando riusciremo a non essere “costole” relegate a ruoli secondari che necessitano di quote di tutela.
Fino ad allora, per noi sarà solo un’occasione per ricordare le lotte e i sacrifici delle donne nel corso della storia e la quotidiana battaglia per l’uguaglianza di genere. Una battaglia che si vive in famiglia, sul luogo di lavoro, nei partiti politici, per strada, sui giornali, nelle urne, nelle strategie di marketing, nei luoghi di svago quanto nei testi di diritto.
Di retorica ce n’è e se ne fa ancora troppa, ma il nostro pensiero oggi sarà rivolto a Giulia Tramontano e del bimbo che portava in grembo.
In loro memoria ci riuniremo con i nostri gruppi territoriali e daremo lettura della poesia ‘Se domani tocca a me, voglio essere l’ultima’ di Cristina Torres Cacères. Saremo insieme, uomini e donne, per ricordare sempre quelle che sono le priorità del nostro percorso politico.”

 

Cambiare la cultura e le menti partendo dalle normative legislative è l’unico vero passo concreto per la parità di genere e la tutela della donna.

 

“Le donne cadute per mano di uomini violenti e vigliacchi, quelle che denunciano violenze ed abusi subite tra le mura domestiche, sono soltanto la punta dell’iceberg di una realtà molto più drammatica” – spiega il deputato Francesco Emilio Borrelli- “Ciò che resta sommerso e nascosto è molto più grande ed allarmante di quello che è visibile. Chi non denuncia lo fa perché è costretta a vivere nel terrore, nella vergogna, avendo sempre il dito puntato contro, perché magari troppo spesso non si crede alle vittime, per essere credibili bisogna presentarsi magari con un coltello conficcato nella schiena.
Lo sanno tutti ma fanno finta di non conoscere la realtà e fanno sentire la propria voce solamente in occasioni di barbare uccisioni (magari per avere titoli sui giornali) e in giornate come questa dove l’ipocrisia e la banalità avanzano di pari passo. A Genova pensano di celebrare la donna dedicandole dei gusti del gelato. Non voglio neanche commentare.
Gli slogan, le promesse, le dediche da social le lasciamo agli altri, noi chiediamo azioni concrete da parte del Governo e della magistratura. Lo facciamo ogni giorno da anni. Qui ogni giorno è l’8 marzo.”

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