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Terra dei Fuochi, la lenta agonia di un popolo vittima innocente di un disastro ambientale ignorato

NAPOLI (Di Anna Calì) – Nella Terra dei Fuochi, i dati epidemiologici parlano chiaro: l’incidenza di tumori è in costante aumento. Polmone nei maschi, mammella nelle donne e leucemie tra i bambini e gli adolescenti.

In un’area di 426 chilometri quadrati, che comprende 38 Comuni tra Napoli e Caserta, l’avvelenamento del suolo e dell’aria è ormai endemico.

La vita quotidiana è scandita dall’acre odore di diossina che entra nelle narici, fino a impossessarsi del corpo come un virus.

Il silenzio, l’omertà, ma soprattutto il disprezzo per la vita altrui da parte dei pirati dello scarico condanneranno, anzi lo hanno già fatto, intere generazioni a un triste destino di morte e sofferenze.

Il verdetto del 27 marzo 2024 espresso dalla Corte di Cassazione è stata poi per questa sciagurata terra la pietra tombale.

L’annullamento del decreto di confisca dei beni dei fratelli Pellini, responsabili di aver smaltito rifiuti tossici tra Acerra, Caivano, Bacoli e Qualiano, avvelenando terreni agricoli e intere comunità è per chi resta e abita in questi comuni un ennesimo pugno nello stomaco.

(NB: I Pellini, sono stati condannati a 7 anni per disastro ambientale aggravato e traffico illecito di rifiuti nel 2017).

“Una sentenza che arriva come una coltellata, soprattutto per noi genitori che abbiamo perso i figli”, afferma con rabbia e sdegno Marzia, mamma dell’associazione “Noi, i genitori di tutti”.

La donna ricorda con dolore il caso di suo figlio, malato di neuroblastoma multiforme: “Lo portai a curarsi a Genova, dove c’erano tanti altri bambini della Terra dei Fuochi.  Pensavo che portarlo in campagna ad Acerra lo avrebbe aiutato, ignorando che quella zona era avvelenata”.

Per le donne dell’associazione “Mamme di Miriam”, questa decisione è “inaccettabile”. “Stiamo parlando di chi ha avvelenato i nostri figli e il nostro territorio. Quei soldi sporchi dovrebbero servire per bonificare, non per arricchire di nuovo chi ha causato questa tragedia”, denunciano.

La Terra dei Fuochi continua a soffocare sotto il peso di rifiuti tossici e roghi incontrollati, mentre le promesse di bonifica si sono trasformate in parole vuote, lasciando la popolazione intrappolata in un incubo fatto di tumori e malattie respiratorie. Quella che doveva essere una lotta contro l’inquinamento si è invece rivelata una battaglia contro il disinteresse e l’immobilismo istituzionale.

Ma la bonifica promessa dov’è finita?

A distanza di oltre un decennio dalle prime inchieste, le promesse di bonifica si sono rivelate vacue. Un silenzio inquietante accompagna l’assenza di interventi concreti.

Il commissario Roberto Mancini fu tra i primi a svelare il legame tra camorra, politica e imprenditoria nella gestione illecita dei rifiuti tossici in Campania.

Con un’informativa del 1996, Mancini aveva già descritto il sistema che portava i rifiuti dal Nord Italia alle discariche abusive tra Napoli e Caserta. Tuttavia, il suo lavoro fu ignorato e, dopo anni di indagini nei territori inquinati, contrasse un linfoma non Hodgkin, morendo il 30 aprile 2014, vittima egli stesso del sistema che aveva cercato di combattere.

Il suo rapporto, contenente nomi e dinamiche che emersero solo anni dopo, denunciava la collusione tra criminalità e istituzioni. Purtroppo, rimase inascoltato, permettendo a quel sistema di proliferare. Se fosse stato preso in considerazione, la situazione oggi potrebbe essere diversa.

Acerra, epicentro della crisi, continua a vivere un disastro ambientale mai risolto, nonostante i dati epidemiologici e le proteste.

È dal 2009, infatti, che in quella zona è presente un inceneritore: simbolo del fallimento delle politiche ambientali: ogni giorno, 150 tir trasportano 365 tonnellate di ceneri tossiche, contaminando falde acquifere e terreni con PCB e diossine. Nonostante il rischio per la salute, nessun intervento è stato fatto per fermare questa emergenza.

Oggi, nonostante un naturale scorrimento delle acque che ha ridotto queste cifre, i valori rimangono ancora 400 volte superiori ai limiti di legge. Le vite continuano a essere esposte a un inquinamento inarrestabile.

L’effetto del Covid sulla Terra dei Fuochi

Durante la pandemia di Covid-19, la Terra dei Fuochi ha vissuto una breve tregua, se non addirittura sembra che sia passata in secondo piano la gravità di questa situazione e di queste zone. Il lockdown ha fermato molte attività industriali, riducendo drasticamente i roghi tossici. Secondo il Ministero dell’Interno, gli incendi sono diminuiti del 39% durante il primo lockdown, passando da 1.291 nel 2019 a 787 nel 2020. Solo nella provincia di Napoli, i roghi sono scesi da 812 a 599.

Tuttavia, questo effetto positivo è stato temporaneo. Con la ripresa delle attività, i roghi sono ricominciati, e la Terra dei Fuochi è tornata a soffocare sotto il fumo tossico. La tregua della pandemia è finita, ma le ferite rimangono, mentre il problema sembra essere di nuovo ignorato nel dibattito pubblico.

Nell’estate post-pandemia, i roghi ripresero. Alfonso Golia, sindaco di Aversa, lanciò un appello alle autorità chiedendo misure immediate, proponendo videosorveglianza e maggiori controlli sulle aziende in nero, che alimentano lo smaltimento illegale dei rifiuti.

Le istituzioni sembrano aver dimenticato che la lotta contro l’inquinamento è essenziale per salvare vite. Tra le vittime più recenti ricordiamo il giovane 16enne Tommaso Chiodo deceduto nel 2023. Il giovane sognava di diventare un portiere, purtroppo però, il tumore ha segnato il gol decisivo e lui non è riuscito a parare, perdendo così la sua partita più importante. Il giovane ebbe anche il sostegno e la vicinanza dell’attaccante Victor Osimhen che lo incitò a non mollare mai. Un altro giovane nel 2024 ha lasciato questa terra, Daniele Caprio 17 anni deceduto anche lui a causa di un brutto male con il quale lottava da 5 anni.

Roghi d’estate, l’inferno di fiamme e veleni nella Terra dei Fuochi

Con l’arrivo dell’estate, la Terra dei Fuochi si trasforma ogni anno in un inferno di fiamme. I roghi illegali per smaltire rifiuti pericolosi aumentano, liberando fumi tossici che aggravano una situazione già insostenibile. Questi incendi, spesso ignorati dalle autorità, bruciano materiali pericolosi come amianto e plastica, rilasciando sostanze cancerogene nell’aria.

Gli ultimi sequestri a Villa Literno, nel Casertano, hanno rivelato uno scenario preoccupante: oltre 200.000 metri cubi di rifiuti illeciti su 10 chilometri quadrati, tra cui amianto, batterie al piombo e guaine bituminose. Il sito, vicino all’Oasi naturale delle Soglitelle, rischiava di diventare l’ennesimo luogo di scempio ambientale, salvato solo dall’intervento tempestivo dei Carabinieri.

I dati del Progetto Sentieri, che ha monitorato oltre 1,8 milioni di cittadini, sono chiari: la Terra dei Fuochi è un’emergenza sanitaria senza precedenti. In alcune aree, i tumori superano del 50% la media nazionale, ma le bonifiche promesse sono rimaste in gran parte inattuate, e i fondi erogati sono insufficienti.

Il futuro della Terra dei Fuochi nelle mani delle nuove generazioni

Le vite dei cittadini di questa terra tanto bella quanto martoriata continuano a essere sacrificate sull’altare dell’immobilismo. La retorica delle promesse disattese è ormai stantia, mentre i tumori e le malattie respiratorie mietono vittime, soprattutto tra i più giovani. Come l’estate porta l’incubo dei roghi, così l’inverno lascia l’amarezza di un futuro già segnato. Le bonifiche sono necessarie, ma finora il terreno è stato spianato solo dalle fiamme, mentre lo Stato sembra voltarsi dall’altra parte.

Se non si agirà subito, la Terra dei Fuochi continuerà a bruciare e con essa bruceranno le speranze di chi ci vive. Le istituzioni devono rispondere, non con nuove promesse, ma con azioni concrete. Ogni giorno di ritardo significa altre vite perdute.

A parlare della Terra dei Fuochi ci ha pensato anche l’autore napoletano Stefano Esposito con il libro “La Terra dei Giochi”, che raccoglie due brevi favole. La prima, scritta con delicatezza, spiega ai bambini la piaga della Terra dei Fuochi usando il linguaggio, i colori e le metafore più adatti a loro. Il messaggio positivo che ne emerge è che “l’unione fa la forza”. L’autore dedica un omaggio a due figure simbolo della lotta ai roghi tossici: don Maurizio Patriciello e la giornalista Nadia Toffa, scomparsa prematuramente.

La seconda favola, “Super Luce”, illustra ai bambini l’importanza della raccolta differenziata, del riciclo e delle energie alternative, promuovendo l’accettazione delle diversità e il rifiuto del bullismo. Questo messaggio è un invito per le nuove generazioni a prendersi cura del nostro territorio, a non lasciarsi sopraffare dall’indifferenza, ma a lottare per un futuro migliore.

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