NAPOLI – Per aprire il cantiere di restauro del monumento a Salvo d’Acquisto nell’omonima piazza nel centro di Napoli, sono stati tagliati due alberi di ulivo.
Tutto ok, diciamo, se non fosse stato commesso un reato penale.
Un “dettaglio” che può passare inosservato se si pensa ad ammirare solo l’ingombrante panel pubblicitario che copre la stele così come previsto dal progetto Monumentando.
Il progetto di restauro di monumenti pubblici con capitale privato.
27 i monumenti rientrati nel programma di recupero voluto dall’amministrazione comunale e contestato dalla rete di associazioni Insieme per Napoli.
Le associazioni si sono riunite questa mattina nel palazzo del Consiglio comunale per denunciare il silenzio del comune.
Oggetto del contendere la sentenza emessa dal consiglio di stato lo scorso 4 novembre.
La sentenza in sintesi, dichiara l’operazione Monumentando non rispettosa del decreto ministeriale in merito alla sponsorizzazione di privati.
A spingere l’avvocato Gaetano Brancaccio, portavoce della rete di associazione, a definirla un’iniziativa illegale anche la delibera vincolante dell’Autorità anticorruzione.
Ma anche la sentenza del Tar precedente a quella del Consiglio di Stato a cui si sono opposti, invano, sia il comune che la ditta che si è aggiudicata il bando per il restauro di monumenti.
Tra i monumenti interessati le torri aragonesi di via Marina e la stele dedicata a Salvo D’acquisto.
All’incontro anche il presidente del comitato Portosalvo, Antonio Pariante e Umberto De Gregorio, presidente di Eav