NAPOLI – Cinquanta anni dal colera tra le testimonianze di medici in corsia e le operazioni di profilassi volte a fronteggiare l’epidemia. Se ne discute mercoledì 25 ottobre a partire dalle 10.00 nella Sala del Lazzaretto dell’ex Ospedale della Pace a Napoli nel convegno “1973-2023 Napoli ai tempi del colera – Il Cotugno si racconta tra medicina e cultura” organizzato dal Museo delle Arti Sanitarie e dall’Azienda Ospedaliera dei Colli (Monaldi, Cotugno, C.T.O.) col patrocinio di Regione Campania, Comune di Napoli, Acosi (Associazione Culturale Ospedali Storici Italiani), Ordine dei Farmacisti di Napoli. Protagonisti saranno medici che a fine estate del 1973 hanno vissuto quei giorni drammatici in prima linea.
Era il 28 agosto del 1973 quando a Torre del Greco si sviluppò il primo focolaio dell’infezione colerica che portò alla morte due donne all’ospedale Maresca. Subito partì una campagna di disinfezione nelle strade tra Napoli e provincia tra apprensione e timori della popolazione, sebbene il contagio facesse registrare numeri bassi nei decessi. In prima linea l’ospedale Domenico Cotugno, dedicato alle malattie infettive e diretto dal medico Ferruccio De Lorenzo, che ospitò oltre novecento ammalati e che fu visitato dall’allora presidente della Repubblica Giovanni Leone di cui divenne celebre la fotografia che lo ritrasse mentre girava per i reparti dei convalescenti.
Sotto accusa finirono le cozze…
Vasta eco suscitò il colera anche all’estero. Utile fu la campagna vaccinale avviata il primo settembre in diversi luoghi della città. Nei pannelli della mostra ‘Pianeta Pandemia’ allestita nella Sala del Lazzaretto si vedono uomini e donne in fila in attesa del vaccino, e all’esterno della sede del Municipio issano cartelli con la scritta ‘Vogliamo il vaccino’. L’epidemia anche se contrastata dal vaccino ebbe ripercussioni politiche, economiche e urbanistiche a Napoli e nell’intera Campania.
“Di questo si parla oggi, di una storia recente della città fatta di mille racconti con una risposta forte delle istituzioni e cittadini” dice il direttore scientifico del Museo di Arti Sanitarie, prof. Gennaro Rispoli. “Ma è anche l’occasione di raccontare fake news e superstizioni e soprattutto il clima culturale che la città visse con difficoltà e ferma fierezza mentre il degrado fu occasione per sempre per bollare la nostra terra come terra del cholera morbus”.
“Oggi siamo qui a ricordare i giorni difficili del Colera a Napoli, ma negli anni tante sono state le sfide che sono state raccolte dal personale del Cotugno. Un polo sanitario di eccellenza che da sempre è in prima linea nelle grandi emergenze: dal Colera, all’HIV fino ai recenti tempi del Covid. La storia di Napoli e della Campania si intreccia con quella del polo infettivologico della Campania. È importante continuare a tener vivo il ricordo ascoltando le voci di chi quei giorni li ha vissuti da protagonista. Coltiviamo la memoria per costruire il futuro” è il commento di Anna Iervolino, direttore generale dell’Azienda Ospedaliera dei Colli (Monaldi – Cotugno – C.T.O).