Un tempo imprecisato, forse un immediato futuro. Un delfinario in stato di abbandono che si concretizza sul palcoscenico attraverso una piccola vasca.
Intorno, si sviluppa il microcosmo di una vicenda umana che guarda alle storture del nostro presente e al destino della nostra specie. È Acquario, lo spettacolo andato in scena al Teatro Nuovo per il Campania Teatro Festival, diretto da Ruggero Cappuccio. È una delle sezioni del dittico Eternauti, testo di Dario Postiglione vincitore dell’ultimo Premio Inedito – Colline di Torino. La regia è di Giuseppe Maria Martino, che spiega:
“È un testo complicato, ma molto affascinante. È un testo che parla del nostro tempo, dal quale mi sento chiaramente rappresentato. […] Il dispositivo attraverso il quale questo testo è stato messo in scena ha a che vedere con la contemporaneità […]. E quindi questo doppio linguaggio, questo doppio livello o piano tra il linguaggio cinematografico e quello teatrale, proprio per tematizzare […] il passaggio dal particolare all’universale e viceversa. Lo sguardo teatrale, il campo largo obbligato a Teatro, e poi il dettaglio, il particolare, il primo piano del cinema.” (Intervista nel video allegato)
In scena, Giulia Acquasana è Chiara, la cui prima relazione è con Miele, l’ultimo delfino rimasto nell’acquario. Le ruota intorno Bianca, interpretata da Simona Fredella, che cerca continuamente di salvarla portandola via da un luogo ormai abbandonato. Presenza perturbante sarà il custode sordomuto del parco, che ha il volto di Riccardo Ciccarelli. Incombe l’angoscia dell’Onda, un’annunciata apocalisse che si trasforma in psicosi collettiva.
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