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“Ahmed il Filosofo”, alla sala Assoli

ahmed il filosofo

NAPOLI – Stasera alle ore 20,30 debutta a Sala Assoli, nell’ambito della Stagione di Casa del Contemporaneo, AHMED IL FILOSOFO, testo di Alain Badiou, una storia di immigrazione, una vicenda che riguarda tutti. A ispirare il regista Tommaso Tuzzoli, La difficile e complessa situazione nella quale viviamo, flussi migratori, paura del diverso, rigurgiti violenti e xenofobi, attentati di matrice islamica.

Alain Badiou dice: “Le scene di questa farsa mirano all’essenziale del mondo che è qui unito all’essenziale del teatro. Quello che ho scritto non protegge gli artisti della scena, ma invece li impegna e li sfinisce”.

Note di regia
Perché Ahmed? Perché un algerino? … Se fosse stato italiano? Forse sarebbe stato sufficiente che questi fosse siciliano, sardo, calabrese o, anche, napoletano? In tutti i casi si tratta del proletario venuto “dal Sud”, di colui sul quale riposa la produzione e la vita di quelli “del Nord”, di colui la cui libertà deve essere conquistata a ogni istante contro il risentimento e la vendetta dei paurosi.
Ho passato la prima metà della mia vita a Napoli, per poi partire.

Ho cambiato diverse città e assunto con il tempo il ruolo di straniero pur continuando a vivere in Italia.

In uno dei tanti soggiorni in una delle tante cittadine di provincia, affittai un appartamento e nel momento di consegna del documento d’identità, il proprietario, tal Garibaldi, affermò che gli unici problemi creati in loco erano dovuti ad africani, rumeni e napoletani. Consegnai il documento, dove era evidente il luogo di provenienza e si partì con le giustificazioni. Prima di adesso non avrei mai pensato di raccontare questa vicenda.

La domanda da porsi allora è: se un italiano del meridione può trovarsi di fronte a tali pregiudizi, un immigrato quali reali difficoltà dovrà affrontare?
La difficile e complessa situazione nella quale viviamo, flussi migratori, paura del diverso, rigurgiti violenti e xenofobi, attentati di matrice islamica, mi hanno spinto ad affrontare un testo come Ahmed il filosofo di Alain Badiou.

Ogni scena, in forma di dialogo, affronta una tematica filosofica: argomenti “che servono a designare una situazione teatrale prelevata, nella maggior parte dei casi, da frasi fatte del linguaggio ordinario”. Ahmed riesce a dissimularne l’inconsistenza solo grazie agli archetipi della farsa.

Questi dialoghi permettono ad Ahmed di affrontare argomenti come la falsa democrazia, il sovranismo, la paura dello straniero, la perdita d’identità dell’altro, la discriminazione religiosa.
Ahmed abbatte ostinate opinioni precostituite e luoghi comuni che nascondono nuove e subdole forme di intolleranza ed odio, è in grado di portare il suo interlocutore ad una forma di riflessione che riesce a parlare a tutti e a strappare sorrisi.

Un lavoro rivolto a tutti quei sig. Garibaldi che ognuno di noi ha incontrato e che incontrerà nel proprio percorso. Concludo come in apertura ritornando alle parole dello stesso Badiou “Vorrei che il teatro non fosse uno specchio, o un doppio, del mondo…, sia uno squarcio di luce, un chiarimento, un’incitazione”.

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