NAPOLI – La grande mostra è dedicata alla straordinaria figura di Alessandro (356 – 323 a.C.), l’eroe macedone che in poco più di dieci anni, accompagnato dai suoi fedeli compagni, divenne re dell’Asia e dell’Europa. Da uomo e da filosofo, allievo del sommo Aristotele, amò l’uno e l’altro continente, promuovendo, dopo la conquista, la pace e l’unione dei popoli a lui soggetti.
L’esposizione si articola in 2 spazi: l’Atrio monumentale situato al piano terra e il Salone della Meridiana al secondo piano, con rimandi tematici nei tre giardini storici.
Sono esposte circa 170 opere provenienti da ogni angolo del mondo: dalla antica Persia al Gandhara. A queste mirabilia del passato si aggiungono i numerosi reperti della collezione permanente del MANN, il solo Museo in cui si conservino tre ritratti del Macedone e tra questi il più prezioso, il Mosaico della battaglia di Isso, dove si ammira l’eroe in sella a Bucefalo, mentre si scaglia contro Dario sull’alto carro. Quest’opera, attualmente in restauro, è sostituita dalla riproduzione posta a tappeto nel salone della Meridiana, nell’area dove è ricostruito l’ambiente della casa del Fauno
In mostra, si viene accolti dalle raffigurazioni dello stratega macedone su busti, gemme, sculture, tra cui il busto-erma del Museo del Louvre, copia da un originale di Lisippo. Si entra poi nelle segrete stanze dove il destino del re del mondo viene annunciato da una profetessa con un magico scudo alla madre Olimpiade e al padre Filippo II. Si è accolti da un enigmatico genio alato (conservato al Louvre), un Cabiro che offre alla futura sposa la famosa collana di Armonia. Il peristilio e la sala principale della famosa Villa di Fannius Synistor di Boscoreale, uno dei più grandi enigmi della storia dell’arte, sono per la prima volta interamente ricostruiti e spiegati.
Nel salone della Meridiana, l’introduzione è completata da ulteriori e rari manufatti, che raccontano i macedoni e i persiani, tra cui lo straordinario Vaso dei Persiani, risalente alla seconda metà del IV sec. a.C., dove è rappresentato l’eterno conflitto, cantato da Omero e poi da Erodoto, tra Europa e Asia, tra Grecia e Persia.
L’esposizione prosegue con i viaggi di conquista e di scoperta di Alessandro, e con il racconto delle trionfali battaglie di annessione. In questi spazi è ricomposto il gruppo di statue equestri marmoree, proveniente dal santuario di Giunone Sospita a Lanuvio, conservato in parte al British Museum, in parte a Lanuvio. Una testimonianza fondamentale per la ricostruzione del celebre donario di Alessandro, realizzato da Lisippo e destinato a celebrare i venticinque compagni morti alla battaglia del Granico. L’ammirazione nei confronti di Alessandro da parte dei sacerdoti egiziani e la successiva divinizzazione, è ricordata invece dalla stele egizia proveniente dal tempio di Iside a Pompei che riporta, in geroglifico, riferimenti alle imprese macedoni.
Esposti anche reperti che ricordano i più fedeli collaboratori di Alessandro Magno. Come Seleuco, guardia del corpo sempre al fianco di Alessandro in battaglia, raffigurato in un busto in bronzo dalla Villa dei Papiri.
Durante il suo lungo viaggio verso Oriente (334-323 a.C.) Alessandro fondò molte città, universalmente ammirate per la grandiosità dello schema e la raffinata tecnica urbanistica. Tra queste Alessandria in Egitto, Alessandria Eschate, un tempo Leninabad, Bucefala in Pakisthan. Alcuni secoli dopo, nei regni Indo-Greci si giunse a un’inedita e duratura fusione di usi, costumi e religioni. Un esempio tra tanti in mostra: la statua di Budda, proveniente dal Pakistan e risalente al II-III sec. d.C., togato e dal sorriso composto che alcuni ritengono mutuato dal divino Apollo. L’ampiezza del fenomeno delle reciproche influenze dura più secoli, e ha posto le basi per un solido rapporto tra Roma e l’Oriente. Le tracce si ritrovano nelle classiche figure di Eracle con la clava, di Atlante inginocchiato, di eroti alati e di capitelli ionici scolpiti nella pietra. Le grandi civiltà antiche d’Oriente, a loro volta, sono state recepite e assimilate dalla civiltà greco-latina. A Pompei nel secolo scorso si ritrovò una piccola e splendida statuina di divinità indiana di avorio.
L’Asia fu fecondata dalla cultura ellenistica. Alessandro subì il fascino dell’Oriente, sposò l’uzbeka Roxane e pose la sua capitale a Babilonia. In Europa la sua memoria fu ancora più viva. Pompeo, Cesare, Augusto, si ispirarono a lui, lo imitarono, copiarono i suoi modi e le sue soluzioni, si impossessarono dei monumenti e delle statue a lui dedicate. Lo vediamo in splendidi gruppi statuari, raffigurato come Achille morto tra le braccia di Aiace o come lo stesso eroe omerico, rappresentante di Europa, che si intenerisce dinanzi alla morente Pentesilea regina delle Amazzoni e allegoria della Persia conquistata. Gli oggetti colossali e le meraviglie furono anche un suo lascito all’Occidente e tra queste in mostra due splendidi esempi sono illustrati con incomparabili oggetti: il Colosso di Rodi e il Faro di Alessandria.
La mostra “Alessandro Magno e l’Oriente” è organizzata dal Museo archeologico Nazionale di Napoli, diretto da Paolo Giulierini, in collaborazione con Electa. Curatori sono Filippo Coarelli ed Eugenio Lo Sardo. Promossa dal Ministero della Cultura italiano, con il sostegno della Regione Campania, del Parco archeologico del Colosseo e Intesa Sanpaolo, la mostra si avvale della collaborazione del Museo delle Civiltà di Roma e del Ministero ellenico della Cultura e dello Sport.
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