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Al Nest lo spettacolo: “Ancora non sono idoneo A”

NAPOLI – Lo spettacolo affronta “la performance e il disturbo d’ansia”. Si focalizzerà sull’interazione tra la pressione legata alle prestazioni e l’ansia, esaminando come quest’ultima possa influenzare negativamente la vita.

L’ansia è una risposta fisiologica e psicologica naturale allo stress, ma quando diventa eccessiva e persistente, può trasformarsi in un disturbo che compromette il benessere generale e l’efficienza di una persona. Uno dei contesti in cui l’ansia può avere un impatto significativo è quello legato alle performance, che si tratti di situazioni lavorative, accademiche, sportive o sociali.

Nel contesto lavorativo, l’ansia da performance può manifestarsi in vari modi. Ad esempio, un individuo potrebbe sperimentare un’ansia intensa prima di una presentazione o di un colloquio di lavoro. Questo stato di apprensione può compromettere la capacità di comunicare in modo efficace o di svolgere il compito richiesto al meglio delle proprie abilità. L’ansia da performance può portare a una paura costante di fallire, con conseguenze negative sulla carriera e sulla salute mentale.

Nel contesto accademico, gli studenti spesso sperimentano l’ansia da prestazione in occasione di esami o presentazioni. L’ansia può compromettere la capacità di apprendere e di ricordare le informazioni, limitando così le possibilità di successo accademico. Inoltre, l’ansia legata alle performance può avere un impatto sull’autostima degli studenti, creando un ciclo negativo in cui la paura del fallimento diventa una profezia autoavverante.

Nel mondo dello sport, l’ansia da performance può influire sulle prestazioni degli atleti. L’ansia da competizione può portare a tensione muscolare e indecisione, impedendo agli atleti di esprimere appieno il loro potenziale. Questo può avere conseguenze dirette sulla performance in competizioni e tornei importanti.

Nel mondo artistico, l’ansia da performance è una presenza comune. Gli artisti, che si tratti di attori, musicisti, ballerini o artisti visivi, spesso sperimentano una pressione intensa per esibirsi in modo impeccabile. Questa ansia può manifestarsi sotto forma di tremori, blocchi mentali o palpitazioni, minando la creatività e l’autenticità dell’artista. Alcuni riescono a gestire e addirittura a trovare degli stimoli da questa pressione, altri la vivono come un lato negativo della loro esperienza che, nei casi più gravi, può portare ad un comportamento evitante: rinunciare alla performance per non affrontare l’ansia che ne deriva.

 

Ad oggi il problema è molto diffuso, i dati Istat dicono che il 7% della popolazione, dopo i 14 anni, soffra di disturbi ansioso-depressivi, di questi la percentuale più alta è rappresentata dagli over 65, confermando che con il procedere dell’età i disturbi diventano più persistenti e l’ansia tende a cronicizzarsi.

Anche se negli ultimi anni parecchi personaggi noti, sportivi e artisti hanno affrontato il tema dell’ansia riferita alla performance, l’argomento viene ancora stigmatizzato come una debolezza per chi ne soffre. Il senso di vergogna sociale è tale che molti preferiscono nascondere il loro disagio e soffrire in silenzio, a volte fino a crolli improvvisi o ritiri.

 

Più si agisce in anticipo, più la resilienza delle persone affette da ansia può essere efficace. Per questo motivo, dovremmo intervenire sin dalla giovane età e non sottovalutare i percorsi psicoterapeutici. Anzi, dovremmo trattare la salute mentale con la stessa importanza della salute fisica, mirando a una società più funzionale e sana.

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