NAPOLI – La Rassegna di danza Körperformer, organizzata da Körper – Centro Nazionale di Produzione della Danza, ha lo scopo di promuovere e valorizzare i giovani coreografi residenti sul territorio e non solo. In essa sono coinvolti artisti apparentemente distanti tra loro nelle forme espressive, ma che si riconoscono nella voglia di sconfinamento e di dialogo tra le arti contemporanee. Quest’anno per la prima volta prenderà parte alla rassegna anche IVONA, compagnia di danza contemporanea fondata nel 2019 da Pablo Girolami, portando in scena due brani coreografici: T.R.I.P.O.F.O.B.I.A. + Manbuhsa.
T.R.I.P.O.F.O.B.I.A. – Come sappiamo la tripofobia è la paura dei buchi, chi soffre di questo disturbo è terrorizzato dalla visione di pattern ripetitivi, costituiti da piccoli fori ravvicinati e profondi, come quelli di un favo delle api o una spugna da bagno. Chi ne è soggetto prova disagio, ansia, disgusto, arrivando ad avere panico, nausea e brividi. Sfidare una paura non è un gioco facile. Con T.R.I.P.O.F.O.B.I.A. Pablo Girolami sceglie di accettare la sfida e di prendersi gioco di questa paura. I due danzatori in scena si trasformano in veri e propri parassiti che si insinuano nelle sue gallerie. Sono due corpi che si incanalano negli schemi ai quali questa fobia fa riferimento. Muovendosi con forme geometriche alternate e precise, si districano così tra cunicoli bui e privi di aria, accompagnati da elementi ”altri”. Investigano il dualismo tra equilibrio e disequilibrio, passivo e attivo, consapevole e inconsapevole, ma soprattutto il paradosso dell’irrazionalità della paura umana.
T.R.I.P.O.F.O.B.I.A è una creazione è del 2022. Ha vinto: Best choreography award – Certamen Coreográfico del Distrito de Tetuán – Madrid; First prize & Audience award – Linkage Choreography Competition Sofia; Audience Award – RIDCC, Rotterdam; Premio TWAIN Direzioni_Altre 2022; e pochi giorni fa anche il Primo Premio al Jerusalem International Choreography Competition (all’interno del 10th Jerusalem International Dance Week).
”Manbuhsa” è invece una creazione del 2020 in cui si immagina il gioco di due ragazzini in una risaia. Incentivata dal fascino per le civiltà del mondo e forgiata sui ritmi della musica, si crea una relazione tra i danzatori. La fisicità di ”Manbuhsa” ci rimanda alle gru i cui corpi reagiscono simultaneamente agli impulsi dati l’un l’altra, mentre l’agitazione e la precisione fanno pensare al ragno pavone. Attraverso i movimenti, un danzatore spinge l’altro: giovani alla scoperta del proprio istinto naturale. Un cammino vibrante di inconsapevoli emozioni, innocenza e giocosità.
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