SALERNO – Davanti a un’immagine non si deve mai essere spettatori passivi, ma è necessario porsi la questione dell’intenzionalità: chiederci chi ci sta mostrando quell’immagine, e a quali fini, a chi serve quell’immagine? (uno scoop mediatico, un fine ideologico, politico, commerciale…). Allo stesso modo, l’interpretazione non potrà dipendere rigidamente da metodi o griglie troppo schematiche. Dovrebbe piuttosto essere un’attività dialettica, che sappia mettere in relazione tra loro tutti i fattori, le forze in gioco, le contraddizioni.
La disamina del tema venerdì 10 febbraio, alle ore 19, avverrà in un dibattito su “La fotografia come messaggio”, presso gli spazi della galleria Camera Chiara, sita nel centro storico di Salerno in Via Giovanni da Procida 9, che vedrà in dialogo Armando Cerzosimo, Marco Russo e Rita Martinova, per capire le implicazioni più sottili delle immagini, che ci riveleranno aspetti sempre rinnovantesi. È usuale dire che le fotografie siano un modo di tener ferme le cose, di placare il flusso di un mondo irrequieto. Le fotografie ci permettono di guardare delle immagini fisse, per piacere o conoscenza, o per entrambe. Ma, in esse, c’è quasi nulla che possa essere definito “fermo”, neanche la carta perché cede al tempo. Fin dalla loro comparsa, le tecnologie della fotografia sono state in perenne mutamento e costante sviluppo e i compiti che abbiamo affidato al medium hanno continuato a cambiare ed espandersi oltremisura. Inoltre, le fotografie sono estremamente mobili, si spostano nel tempo, nelle culture e nei contesti. Perdono e acquistano significati: in realtà non potrebbero essere così mobili se non fossero così fisse. La muta immobilità delle fotografie consente la loro promiscuità e proliferazione. Così, paradossalmente, le fotografie hanno contribuito a produrre il flusso che promettono di placare.
Confondono tanto quanto affascinano, nascondono tanto quanto rivelano, distolgono la nostra attenzione tanto quanto l’attraggono, sono delle comunicatrici imprevedibili. Non possono esprimere significati in modo limpido dando conto dell’immagine che descrivono e neppure di loro stesse. Più precisamente, in che maniera le ambiguità dell’immagine fotografica, tra le quali figura il suo valore d’uso, possono venire “neutralizzate” e, quindi, sono conciliabili con dei valori artistici? Una fotografia è una presenza insistente, enigmatica, puramente “folle”, altrimenti non potrebbe essere un prodotto artistico. Se una fotografia affascina, se cattura la nostra attenzione, sarà per di più di una ragione, che potrebbero essere inaspettate, persino contraddittorie (le sensazioni contrastanti sono le più affascinanti, naturalmente). È noto che alla domanda su chi fosse il più grande dei fotografi, John Szarkowski rispose senza esitare: “Anonimus”. Immagini straordinarie, quindi, possono provenire da chiunque, in qualunque momento, in qualsiasi situazione.
Sabato 11 febbraio, alle ore 18, si svolgerà un’asta di beneficenza, il cui ricavato sarà devoluto alla popolazione Ucraina tramite la Croce Rossa Italiana Sezione di Salerno, presieduta dal Dottore Antonio Carucci. Battitore di quest’asta il giornalista Gabriele Bojano, affiancato dal critico d’arte Cristina Tafuri e dalla Dottoressa Rita Martinova. Due i lotti di opere del massimo artista ucraino contemporaneo, Ol’Svol’d, il cui motto è “Chi vive, chi non vive per se stesso, chi vive la vita per gli altri”. Ol’svol’d, un maestro dell’informale, nel 2009 ha scelto una guida spirituale e ha iniziato a creare gli Tsvetnosties L’obiettivo e il significato della sua vita è salvare l’umanità attraverso la costruzione di gallerie in tutto il mondo e la collocazione di immagini spirituali energetiche. Solo dal 2019 gli Tsvetnosties sono stati presentati in più di 60 eventi mondiali su larga scala, ricevendo riconoscimenti internazionali tra cui il “Best Artist of the year 2020”. Gli Tsvetnosties sono parte integrante parte del progetto “Ol’svol’d Tsvenosti”, il cui obiettivo è collocarli nelle gallerie di tutto il mondo, in modo che attraverso la purificazione e la trasformazione di ogni singola persona che interagirà con loro, potrà avvenire la trasformazione dell’umanità, attraverso la loro contemplazione e il trovarsi e ri-trovarsi nel loro campo energetico.
“Questa iniziativa – ha affermato Rita Martinova – nasce come ringraziamento alla comunità salernitana per aver accolto le donne ucraine rifugiate insieme ai loro figli dalla ingiusta e ingiustificata guerra che così profondamente ha colpito l’Ucraina. Un anno fa iniziava questa terribile guerra che ha sconvolto tutto il mondo. Ho sentito forte il desiderio, io che vivo qui a Salerno da oltre venti anni, di aiutare in qualche modo il mio popolo. È nata, così, l’idea di organizzare una mostra fotografica dedicata alle donne rifugiate e contemporaneamente anche una mostra di pittura sacrale di un grande artista ucraino contemporaneo Ol’svol’d, il quale, generosamente ha messo a disposizione diverse sue opere”.