BENEVENTO – Gibboni con il suo violino “indiavolato”, era ospite della Stagione Concertistica 2023, promossa da Accademia di Santa Sofia insieme con Università degli Studi del Sannio e Conservatorio di Benevento, sempre sotto la direzione artistica di Marcella Parziale e Filippo Zigante, e con la consulenza scientifica di Marcello Rotili, Massimo Squillante e Aglaia McClintock.
Un successo strepitoso per un concerto memorabile, attesissimo coronamento anche di un doppio evento formativo, tenutosi nelle mattine di venerdì 23 e sabato 24, una prestigiosa Masterclass che il giovane violinista solista campano ha dedicato agli studenti del Conservatorio di Benevento.
Giuseppe Gibboni, a 22 anni, è già un talento acclamato in tutto il mondo, un maestro indiscusso del violino, che colleziona premi speciali e riconoscimenti ovunque, come il Premio Paganini 2021, nella sua 56° edizione, a Genova, dove, riportando il premio in Italia dopo ben 24 anni, ottiene anche il premio speciale per la miglior esecuzione del concerto di Paganini, il premio speciale per il maggior riconoscimento da parte del pubblico e il premio speciale per la migliore interpretazione dei capricci di Paganini.
Classe 2001, inizia lo studio del violino a 3 anni con suo padre e a sei viene ammesso per meriti straordinari al Conservatorio. Si diploma a 15 anni con Lode e Menzione d’Onore presso il Conservatorio “Martucci” di Salerno. A soli 14 anni, viene ammesso all’accademia Stauffer di Cremona nella classe del M° Salvatore Accardo e riceve il diploma d’onore ai corsi di alto perfezionamento all’Accademia Chigiana di Siena tenuti dal maestro, che di lui dice: “Giuseppe Gibboni è uno dei talenti più straordinari che abbia conosciuto. Possiede un’intonazione perfetta, una tecnica strabiliante in tutti i suoi aspetti, un suono molto affascinante e una musicalità sincera. Sono sicuro che avrà tutti i successi che merita.”
E infatti il pubblico lo ama e lo accoglie calorosamente, rapito estaticamente dal suo aplomb, dalla sua calma olimpica e dal perfetto controllo emotivo, impressionante per la giovane età, che, in ogni più piccolo sorprendente dettaglio tecnico, riesce a incanalare con eleganza e precisione millimetrica una smisurata energia, sprigionata prodigiosamente dalle dita velocissime ma delicate della mano sinistra e dall’archetto saettante che si proietta come viva e sensibile estensione della sua mano destra.
E così in un capolavoro immortale, compendio paradigmatico di vibrante bellezza e complessità senza tempo, pietra miliare della cultura occidentale, frammento incastonato nel codice genetico musicale di ognuno di noi, pietra di paragone universale del descrittivismo più ammaliante, ogni volta sorprendente e commovente, come Le Quattro Stagioni di Vivaldi, il Violino di Giuseppe Gibboni, ci regala una miriade di colpi di scena che si susseguono di fraseggio in fraseggio e di nota in nota, frammentati, ripetuti, riverberati di passaggio in passaggio, interpretati di volta in volta con grazia, forza, leggerezza e intensità, riportati alla vita con straordinaria freschezza e contemporaneità.
Tutto il pubblico lo ascolta in religioso silenzio, gustando ogni “celestiale” finezza delle sue esecuzioni perfette e ipnotiche, attentamente sostenute e valorizzate dall’Orchestra d’Archi del Conservatorio “N.Sala” di Benevento, composta da ottimi Maestri e alcuni promettenti giovanissimi: i Violini, Niccolò Laiso, Gianluigi Ciambrello, Chiarastella Zollo, Davide Marrone, Floriana Maria Knowles, Alessandro Monaco, Manuela Rauccio, Debora Bovino, Lucia Romeo, Emanuela Pepe; le Viole, Francesco Solombrino, Alessandro Zerella; i Violoncelli, Alfredo Pirone, Gaia Ferrantini, Silvano Fusco; il Contrabbasso, Alessandro Mariani; e il Clavicembalo, Antonio Varriano.
Dopo Le Quattro Stagioni, ossia i primi quattro concerti solistici per violino dell’opera “Il cimento dell’armonia e dell‘inventione” di Antonio Vivaldi (Venezia, 4 marzo 1678 – Vienna, 28 luglio 1741), pubblicati ad Amsterdam nel 1725, la serata si conclude con ben tre bis, perché il pubblico ogni volta applaude con maggiore foga e non smette di gridare Bravo! o Bravi! Richiamando fuori gli artisti. Gibboni ci ipnotizza ancora con i Capricci di Paganini e una ripresa dall’Estate di Vivaldi, con tutta la fantastica orchestra. Il pubblico di appassionati ha sicuramente avuto le sue entusiasmanti conferme, ma qualcuno anche nel pubblico più giovane chiede “Perché è già finito?”, qualcun altro, alla sua prima esperienza con la musica classica dal vivo, ammette, “Esperienza fantastica e incredibile, non potrò più farne a meno!”. Il messaggio è chiaro.
Accolti come sempre dalle cordiali parole di Maria Buonaguro, Presidente Amici dell’Accademia, e di Marcella Parziale, prima del concerto, abbiamo potuto seguire un breve ma interessantissimo preludio, dedicato ad alcune riflessioni, ricerche ed elaborazioni che fondono mirabilmente discipline affascinanti e connesse come la matematica, la geometria, la fisica, l’architettura e la musica. Durante l’intervento, a cura di Massimo Squillante (matematico, ex Direttore e Docente DEMM Unisannio) intitolato “Un arco tra classicità e modernità”, il professore ha citato anche il contributo alla ricerca e un brano appositamente composto da David Carfì, collega matematico, fisico, docente, ricercatore, compositore e musicista.
Ricordiamo l’ultimo appuntamento in cartellone: venerdì prossimo 30 giugno alle ore 20.00, lo spettacolo “Concerto Notturno – Chopin, Un Storia D’amore”, all’Auditorium San Vittorino.