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“Dalla Campania a Camelot – Le origini storiche del mito di re Artù” di Antonio Trinchese

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NAPOLI – Da sempre la figura di re Artù è in bilico tra immaginazione e mito. È davvero esistito? E se sì, quale era la sua reale identità? E la sua discendenza? Domande che trovano molteplici differenti risposte, tutte o quasi suffragate da ipotesi e, tra l’altro, dando pensiero a stuoli di storici che inseguono una ricostruzione realistica. Tra le tante dibattute questioni, c’è quella dei rapporti del mitico personaggio con il territorio italiano. Pare che il regale condottiero avrebbe lasciato il segno di suoi passaggi in Sicilia (vedi l’opera di Arturo Graf, Artù nell’Etna), ma anche in Campania. Ed è questa la traccia portata alla luce nell’affascinante e documentato saggio di Antonio Trinchese, “Dalla Campania a Camelot – Le origini storiche del mito di re Artù”, pubblicato nella collana I Polifemi di Stamperia del Valentino (204 pagine, 22 euro). Una chicca per gli appassionati del ciclo arturiano e delle vicende che avvolgono la ricerca del Sacro Graal.

“La prima citazione scritta dell’esistenza di un vittorioso condottiero della Britannia celto-romana fra il V e il VI secolo denominato Artù o Arturo ci viene dall’Historia Brittonum”, spiega l’autore nel libro, “un’opera datata fra l’VIII e il IX secolo e attribuita al monaco britanno Nennio”. Qui Artù è definito Dux Bellorum, un guerriero ricordato per imprese favolose contro gli invasori. Secondo lo storico Leslie Alcock questo racconto corrisponde alla trascrizione di un preesistente poema e che gli invasori a cui si fa riferimento siano i Sassoni del V secolo. Un altro importante riferimento ad Artù si trova negli Annales Cambriae (cronache della Cambria o terra dei Cymry, i popoli celtici che non si erano sottomessi ai vittoriosi Sassoni, datate al X secolo). Questa testimonianza rappresenta “un importante indizio circa l’esistenza del personaggio, poiché tutte le altre figure citate sono storiche”, ma sul reale ruolo dell’Artù menzionato non ci dicono molto.

Nella Legenda Sancti Goeznovii, biografia di un santo bretone vissuto nel VI o VII secolo, scritta da un tal William intorno al 1019, si attribuiscono ad Arthur, oltre alle vittorie contro i Sassoni in Britannia, anche successi in Gallia. Anche in uno scritto del 1113, ispirato a racconti e a canti epico-lirici trasmessi oralmente dai bardi e dai giullari di corte, si parla delle imprese di “quel famoso Artù, re dei Britanni”. Tanti gli spunti sviluppati in questo avvincente volume che gli amanti del personaggio sapranno apprezzare.

La casa editrice

Editore dal 2002, Paolo Izzo, alter-ego della Stamperia del Valentino, gestisce con estremo rigore le scelte editoriali della sua “creatura”. Il risultato è un catalogo di alto profilo sia nell’ambito della cultura napoletana, che in quello della produzione di stampo umanistico, esoterico e storico.

La Stamperia del Valentino vuole riportare all’attenzione del pubblico la Napoli colta, folkloristica e letteraria. A tal proposito seleziona opere rivolte al curioso colto come allo studioso, con un occhio all’originalità e completezza dei temi proposti.

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