Lo scrittore Enrico Casartelli ci presenta il suo ultimo lavoro editoriale: “Diario di una donna in carriera”. Ambientato a Milano e a Porto Venere, vede come protagonista principale una donna affascinante: Akira Medici. Dai lineamenti nippo-mediterranei ereditati dai suoi genitori mamma giapponese e papà siciliano. Una delle donne più famose d’Europa, grazie al suo lavoro di consulenza d’immagine nell’ambiente televisivo. È anche proprietaria di un’azienda di successo, specializzata nel marketing politico. Una donna con un carattere freddo e cinico, infatti sul luogo di lavoro mantiene sempre un rapporto distaccato con i suoi collaboratori e, con gli uomini si limita a relazioni brevi e superficiali. È legata soltanto a una persona: suo zio Giorgio. La vita di Akira scorre tranquilla con i suoi ritmi ben serrati, ma qualcosa inizia a cambiare in lei. Dopo aver superato i quarant’anni, inizia a porsi degli interrogativi. Un triste evento e una serie di vicissitudini sconvolgeranno la sua personalità.
Enrico, come nasce l’idea di: “Diario di una donna in carriera”?
“Nasce in seguito a due eventi lavorativi. In particolare uno. Sono un ingegnere poco ingegnere e dopo pochi anni sono passato a commerciale. Durante un incontro di lavoro, in una convention, io ero dietro le quinte che guardavo il tutto con timidezza perché mi ero laureato da poco. All’improvviso, mi ci si avvicina una consulente d’immagine che mi ha spiegato un po’ quali erano i trucchetti del mestiere della consulente d’immagine. Da lì mi è scattata la passione per la comunicazione. Tengo infatti dei corsi come “Parlare in pubblico”, “Team Work & Leadership”, “Comunicazione in rete”, etc. Così nasce la figura della mia protagonista. Una donna affascinante ma carismatica, con un carattere forte, uniforme rigorosamente grigia e tacchi alti 12 cm. La tecnica di indossare tacchi alti per far avvalere la sua autorità, è vera. Mi ha ispirato una mia cliente amministratore delegato di una maison di moda”.
Il romanzo va ad affrontare una tematica attuale: le donne nel mondo del lavoro. Oggigiorno secondo lei, perché le donne tendono a spiccare il volo nel mondo del lavoro anziché pensare a costruire una famiglia?
“Penso che sia giusta come evoluzione. Non mi ritengo maschilista. “Nel mio piccolo” questo romanzo vuol essere un omaggio alla donna che lavora e che spesso deve sgomitare contro il mondo maschile, specialmente nel mondo industriale. Nella moda c’è una piccola eccezione e anche nell’editoria”.
Quanto può essere pericoloso una donna in carriera e perché secondo lei gli uomini tendono a sottovalutare le qualità di noi donne nell’ambito lavorativo?
“Se mi permette le direi una cosa. Non le sottovalutano, ma le temono proprio (ride ndr). Perché quasi sempre le donne sono molto più brave di noi maschietti. Io ho visto le prime donne che facevano carriera durante gli anni ’90 e non mi piacevano. Assumevano un atteggiamento maschile, o meglio, da puro maschiaccio. Oggi, invece, c’è stata un’evoluzione nella figura della donna in ambito aziendale. La donna tiene molto alla sua femminilità, anche quando arriva ai vertici più alti”
“Elly, l’avatar delle emozioni” e “Diario di una donna in carriera” entrambi parlano di argomenti attuali. Come mai questa scelta e che difficoltà ha avuto nelle stesure di entrambi i romanzi?
“No, non ho avuto nessun tipo di difficoltà. Anche l’altro mio lavoro editoriale “Nato da internet” affrontava una tematica importante e delicata come il Cyberbullismo. Mi piace parlare di cose reali e attuali, forse perché in redazione mi sono sempre occupato della sezione costume, società e tecnologia”.
Ricollegandoci al precedente lavoro “Elly, l’avatar delle emozioni”. Lei cosa pensa dell’intelligenza artificiale?
“Ho lavorato all’inizio dell’intelligenza artificiale. È un mondo bello, tutto da scoprire. Credo che sia un grosso vantaggio e che ci aiuterà tanto. Io, da vecchio boomer, mi sento un po’ in colpa nei confronti della nuova generazione perché gli stiamo dando un pianeta malato. E lo si capisce anche dal fatto che, dopo una pandemia, l’uomo ha scaturito ben due guerre. Un approccio molto positivo sull’intelligenza artificiale l’ho avuto anche dopo la lettura del saggio “Novacene” (n.d.r.). Penso e spero che questa nuova era, attraverso i robot e l’uso dell’intelligenza artificiale, possa essere di grande aiuto all’uomo e far superare le avversità causate dall’inquinamento”.
Come nasce la passione per la scrittura?
“Io ho sempre scritto. Quando c’erano le vecchie riviste collaboravo con “Scienza e vita”, sostituita poi da Focus in seguito alla crisi della carta. Ero anche tra i primi ad aver scritto su internet. Anche tuttora scrivo articoli su vari argomenti e sono redattore di due giornali online. A un certo punto ho fatto un passaggio: da semplice redattore a semplice scrittore”
Vincitori di premi. Può dirci qualcosa in più?
“Ho avuto più di cinquanta riconoscimenti. Ecco, da questo si capisce che non sono così tanto giovane (ride n.d.r.), eppure l’emozione di salire sul palco, ogni volta, è sempre la stessa. Ultimamente sono stato premiato a Porto Venere e domenica scorsa ero finalista nel Premio Bertacci (n.d.r.) di Sondrio. A dicembre dello scorso anno ho ritirato il primo premio della biennale Lord Byron (n.d.r.). Mi piacciono molto queste iniziative perché ti mettono a disposizione il poter conoscere nuove persone e anche l’Italia visto che non la conosco bene. Per lavoro ho visitato più l’estero che il mio paese”.
Ha in mente di scrivere un altro libero? Se sì, sempre a sfondo sociale?
“Il mio prossimo romanzo sarà storico. Berlino est s’intitola ed è ambientato nell’89 a cavallo del crollo del muro. Ci tengo particolarmente a questo perché ho studiato tantissimo. Per più di 6 mesi. Ho intervistato persone e ho avuto anche il supporto da parte di una docente di storia germanica moderna che mi ha verificato tutti i contenuti del libro. È stata una bella esperienza, l’unica cosa positiva che la Pandemia mi ha dato”.
Ama la città di Napoli, ha in mente di scrivere un romanzo che abbia Napoli come protagonista?
“Amo molto Napoli, le sue persone e la sua cultura, ma non ho in mente di scrivere niente di questa città per il semplice fatto che io scrivo soltanto dei luoghi in cui ho vissuto e parlo di persone che ho visto realmente. Il tutto ovviamente condito con la fantasia. Non mi piace la fantasia pura. Al momento purtroppo non è nei miei progetti”.