La sede Scampia dell’Università degli Studi di Napoli Federico II accoglierà lo psicanalista e saggista Massimo Recalcati che terrà un seminario con gli studenti dal titolo ‘Avere cura del proprio desiderio’.
L’appuntamento è stato fissato per domani 28 marzo, alle 10, nell’Aula Magna. L’incontro si svolge nell’ambito dell’evento che ha per tema ‘L’importanza della cura di sé: come gestire le emozioni in un mondo che corre’, iniziativa di APPbenessere (che sta per ‘Approccio reticolare e sistemico alla promozione del benessere psicofisico della popolazione studentesca’), progetto interuniversitario finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca. Recalcati torna così nell’Ateneo federiciano dopo la giornata che lo vide protagonista al teatro Mercadante in occasione delle celebrazioni per gli 800 anni dalla fondazione dell’Ateneo partenopeo. Dopo l’introduzione della professoressa Rita Mastrullo, coordinatrice di PROBEN APPbenessere, vernissage per la mostra pittorica ‘Sguardi laterali’ e le sculture, ‘Atlante’ e ‘Il mezzo busto in mattoni’, a cura degli studenti dell’Accademia di Belle Arti. Le due opere scultoree vogliono anche essere uno spazio di partecipazione anonima e collettiva, in cui la platea universitaria può, attraverso l’introduzione di bigliettini al loro interno, manifestare i propri bisogni e le criticità. Seguirà un intervento musicale dal titolo ‘Rallenta-Menti’ con protagonista il San Pietro a Majella Trombone Ensemble, diretto dal Maestro Nicola Ferro e composto da, Michele Raiola, Lorenzo Manente, Francesco Fierro, Andrea Scamardella, Marco Buccella, Elia Napolitano, Oronzio Piero, Kristel Di Laora, Ciro Apicella, Chiara Rania e Francesco Manzo, al trombone tenore, Roberto Sergi, Basso, Giulio Giannini Basso e Vincenzo Serio, al trombone basso e Grazia Grazioso e Irene Coppola alle percussioni.
L’intento delle arti, tutte e qui dalla musica stessa, rappresentata dall’energia e dal lucore degli ottoni, simbolo anche di gioventù.“La musica sveglia il tempo” è il titolo di uno degli ultimi lavori letterari di Daniel Barenboim e nell’essenza di due brani che andranno ad eseguire i ragazzi ritroveremo quel filo rosso di speranza che deve portarci fuori da questi tempi bui che stanno precipitando. Occorre l’Uomo Nuovo che superi questo vuoto di valori perché ha reciso i legami col trascendente e ha scoperto il valore della propria natura corporea e terrena, grazie a una forza creatrice che gli permette di sostituire ai vecchi doveri la propria volontà; infine l’eterno ritorno, per cui il crollo delle certezze della metafisica riguarda anche la concezione giudaico-cristiana della finalità dell’universo, che invece non ha un inizio e una fine, non ha un senso intrinseco, ma è essenzialmente eterno ritorno all’identico.
Ci piace citare l’“Also sprach Zarathustra” la via di Richard Strauss aggiunta in esergo alla sua pagina: “La musica ha sognato per troppo tempo, adesso vogliamo svegliarla. Eravamo sonnambuli: vogliamo diventare sognatori svegli e coscienti”. Un messaggio questo che giungerà ai ragazzi attraverso due brani, Olympic Fanfare di John Williams e La mia Terra di Nicola Ferro. Un’idea di suono intesa come la voce personale degli artisti e riflettenti quella dialettica voce-strumento, strumento-voce, offerta anche dal recitare che seguirà, con l’esibizione teatrale ‘La meccanica del cuore: frammenti di parole’, a cura degli studenti del Laboratorio teatrale federiciano coordinato dall’artista Rosaria De Cicco e Annamaria Russo, che per questa rappresentazione in parole e musica attingono a due grandi autori italiani quali Lucio Dalla e Roberto Benigni, per chiudere quindi con la “parola piena” di Massimo Recalcati. Nel dire le cose, nel dire il silenzio presente nei suoni delle cose, la parola, il segno, il suono nel suo domandare devono riaccendere la meraviglia. Meraviglia che non è solo incanto o superamento estatico della ragione, ma è e continua ad essere riflessione: la riflessione del cogito che prova insieme l’angoscia del silenzio – ossia della morte – e la gioia della parola nel suono delle cose. Come salvarci dall’erosione del tempo e dell’indifferenza? E qui citiamo il nostro filosofo napoletano Aldo Masullo: umanizzando le occasionali emozioni, siano esse l’incontro con lo sguardo puro di un animale, il sublime della natura, una lettura, la partecipazione ad uno spettacolo teatrale. Questa è la cura di sé. Non v’è infatti “fenomeno”, ovvero “vissuto”, emozionale e non, che non sia tale perché è sentito come “mio”, proprio di un sé. Movendo le emozioni e ritrovandosi in esse, l’erosione del tempo scomparirà, i rapporti saranno nuovamente possibili, grazie alla differenza e al dialogo, che si risolverà in discorsi d’Amore, unico viatico valido per il futuro dell’ Umanità.