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Festival delle Periferie al Cimitero delle Fontanelle

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NAPOLI – Domenica 22 luglio, proseguono al Cimitero delle Fontanelle, gli appuntamenti del Festival delle Periferie – Stati di Grazia e di Emergenza, inserito nell’ambito della manifestazione Estate a Napoli 2018 “ESTATE BAMBINA – A voce d’e creature”, promossa dall’Assessorato alla cultura e turismo del Comune di Napoli.

Si parte alle ore 19 con Interno 5 che presenta “Esperimenti su un corpo già perfetto”, una coreografia di Niko Piscopo, che vede in scena il danzatore Leopoldo Guadagno e il musicista Valerio Piscopo. La coreografia partendo dal Mito della Caverna di Platone vuole analizzare la psicologia di un soggetto che cerca di capire la situazione circostante e di affermare la propria personalità oscurata da un innato senso di inferiorità.

Alle 19.30, si continua con “Antigone” di Salvatore Mattiello, in scena Giorgia Dell’Aversano, Giuseppe Giannelli, Rossella Sabatini e Ivano Salipante.

Con questo lavoro Zoe Teatro Ichòs prosegue il suo discorso intorno al tragico greco e la sua resistenza al tempo, iniziato nel 2016 con Medea e che terminerà nel 2019 con Edipo Re.

La serata si conclude con la seconda coreografia presentata da Interno 5, che prosegue ancora in direzione del mito antico.

Alle 21.30 va in scena “ANTIGONE (dream on)” di e con Angelo Petracca. Antigone in questo assolo diventa un corpo politico, che si muove in uno spazio limbico, sospeso tra l’infinito dell’immaginazione ed i muri delle leggi non scritte (replica il 31 luglio, ore 21, al Nest Napoli Est Teatro). Ingresso libero fino a esaurimento posti.

Doppio appuntamento con la danza a cura di Interno 5

al Cimitero delle Fontanelle, ore 19.00

ESPERIMENTI SU UN CORPO GIA’ PERFETTO, coreografia Niko Piscopo, danzatore Leopoldo Guadagno, musicista Valerio Piscopo, produzione Interno 5, durata 10 minuti.

Il progetto parte da un’esperienza reale: la continua ricerca di integrazione nel mondo e la lunghissima fase di accettazione di se stessi. Inizialmente si è partiti esaminando il Mito della Caverna di Platone che, secondo l’autore del solo, evoca la situazione sociale attuale.

Il giovane coreografo punta all’analisi psicologica di un soggetto che cerca in tutti modi di capire la situazione circostante e di affermare la propria personalità che sembra essere oscurata da un senso di inferiorità innato. C’è dunque la protesta violenta e la rabbia, l’esasperazione e la ribellione ma in fondo a questo grido dolente c’è la delusione e lo sconforto.

Più ancora, la disperazione totale che però rimane dentro. L’utilizzo del corpo viene considerato proprio come veicolo di liberazione da questo malessere interiore. Ilsolo è stato selezionato per il festival di Perugia “Miniatures 2017” e il contest di danza contemporanea “New Dance Generation” di Caserta

ore 21.00, ANTIGONE (dream on), di e con Angelo Petracca, produzione Interno 5, durata 20 minuti.
Sospeso in uno spazio limbico tra l’infinito dell’immaginazione ed i muri delle leggi non scritte, come ANTIGONE nella caverna è il corpo sulla scena. Se conformarsi a regole e forme alimenta il senso di solitudine, occorre seguire le proprie idee a costo di rischiare un tragico ed irrimediabile epilogo? ANTIGONE è un corpo politico, fragile nella sua umanità che ci invita alla resa, ad allentare la presa, a comprendere i contrasti.

Ore 19.30, ANTIGONE, a cura di Ichòs Zoe Teatro, regia di Salvatore Mattiello, con Giorgia Dell’Aversano, Giuseppe Giannelli, Rossella Sabatini e Ivano Salipante, progetto musicale originale e suoni a cura di LA-NU, Claudio Marino e Gino Protano.

Con Antigone, Ichòs Zoe Teatro continua un discorso intorno al Tragico Greco, iniziato nel 2016/17 con Medea e che terminerà con Edipo Re nel 2019. Una trilogia che si interroga sul senso del Tragico oggi e dei Miti che ne derivano.

Una trilogia che prova a ricevere il Mito e a farne qualcosa senza smarrirlo. Senza mancarlo.

Nell’ indagare il più possibile le ragioni di Antigone, e quelle degli “Altri” della tragedia a lei più prossimi, la nostra messa in scena va pensata come il tentativo costante di “interrogare le ragioni del Mito”.

La “tenuta tragica” del gesto compiuto da Antigone diventa il tema centrale intorno al quale monteranno gli interrogativi e le riflessioni degli attori in scena: quale Antigone è ancora possibile oggi, in questo nostro tempo? Quello in cui viviamo adesso?

E nel quale, a noi sembra veramente difficile trovarle degli interlocutori e dei riferimenti per i quali la sua vicenda possa ancora una volta valere la pena di essere rappresentata.

La costruzione sulla scena sottopone Antigone alla “prova del tempo”, e tutto il lavoro di scrittura procede attraverso un complesso meccanismo di relazioni e sottrazioni: “il Tragico Greco entra costantemente in relazione con il Tragico Contemporaneo, e da questo momento in poi la messa in scena procede come se ad Antigone venisse a mancare il terreno sotto i piedi, come se il Mito non fosse più in grado di restituirci ragioni forti per le quali un gesto di opposizione e resistenza al potere oggi abbia ancora senso.

Così, davanti al corpo malamente sepolto di un giovane uomo ritrovato nei pressi di una Scuola di San Giovanni con la bocca incerottata, l’attrice che vorrebbe interpretare Antigone pone le sue domande: come ti chiamavi? Perché sei morto? Per cosa? Quale guerra hai combattuto? Quale governo governa la tua città? La tua Polis?

Avevi un fratello, un padre/fratello, una madre/nonna, due sorelle? Io vorrei essere tua sorella! Tua sorella Antigone! Ma quale Antigone è possibile oggi in questo nostro tempo?

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