NAPOLI – Il concerto-racconto di Luca Ciammarughi, intitolato Sulle tracce di Schubert, conclude mercoledì 24 aprile, alle ore 20.00 il ciclo de “I Concerti dell’Acquario” nel Museo Darwin Dohrn. Il Maggio della Musica quest’anno ha proposto, per la prima volta, alcuni appuntamenti nel museo del mare che vive nei locali dell’ex Circolo della Stampa. Protagonisti della rassegna Luigi Esposito, Sebastiano Mesaglio l’ensemble Sentieri Selvaggi, e ora, in chiusura, Luca Ciammarughi.
Per il suo recital il pianista ospite, in quest’occasione anche voce narrante, ha scelto di eseguire tutte e solo composizioni di Schubert, autore prediletto e già eseguito da Ciammarughi in contesti prestigiosi. Pagine delicate, affascinanti, appassionate e salottiere: Waltz D 145 n. 6 in Si minore, la Sonata D 664: Andante (II movimento), l’Impromptu D 899 op. 90 n. 4 in La bemolle Maggiore, i Moments Musicaux D 780, n. 2 in La bemolle Maggiore, Menuet D 600 in Do diesis minore, Valse sentimentale D 779 n. 13 in La Maggiore, Klavierstück D 946 n. 2 in Mi bemolle Maggiore, la Sonata D 959 op. posth: Andantino (II movimento) e la Sonata D 960 op. posth: Molto Moderato (I movimento).
“Franz Schubert – scrive il pianista nelle note che accompagnano il progetto – ha dovuto attendere la seconda metà del Novecento per essere riconosciuto come uno dei pilastri della storia della musica. Per lungo tempo considerato una sorta di “Beethoven minore”, miracoloso nei Lieder ma troppo prolisso nelle grandi forme, meno “virile” del genio di Bonn secondo il giudizio di Schumann, oggi Schubert è al contrario rivalutato per la sua visionarietà profetica e per quel “sonnambulismo rabdomantico” che caratterizza i suoi percorsi musicali, portandoci dal classicismo viennese fino a una sorta di espressionismo ante-litteram.
Tuttavia, l’uomo Schubert conserva qualcosa di enigmatico, che tanti dibattiti ha suscitato fra biografi e studiosi. Attraverso le testimonianze di quelli che lo conobbero, ma anche con i diari e le lettere dello stesso Schubert, ricostruiamo un ritratto in cui Cielo e Terra, spirituale e carnale, non sono le polarità di una personalità dissociata, ma due lati della stessa medaglia”.
Note biografiche
Luca Ciammarughi
Musicista poliedrico, ha intrapreso un percorso di ricerca in cui concertismo, scrittura, divulgazione e sperimentazione si intrecciano. Formatosi al Conservatorio di Milano come pianista e liederista, si è appassionato alla divulgazione radiofonica, diventando una delle voci più amate nel panorama classico italiano. Ha pubblicato vari libri di analisi del repertorio pianistico (“Le ultime Sonate di Schubert”, LIM) e storia del pianismo (“Soviet Piano”, “Da Benedetti Michelangeli alla Argerich”, Zecchini), nonché un’indagine sul rapporto fra creatività e identità erotica (“Non tocchiamo questo tasto. Musica classica e mondo queer”, Curci) dai quali traspare il suo interesse per il rapporto fra musica e società. Nonostante la vulcanica attività di scrittura, ha intensificato negli anni l’attività concertistica e discografica. Ha appena pubblicato il cd “Rameau nello specchio di Saint-Saëns” per Sony Music (nomination agli ICMA 2023, International Classical Music Awards; 5 stelle di Amadeus).
Ha suonato per il Festival dei Due Mondi di Spoleto, La Toscanini di Parma, Mito Settembre Musica, Società dei Concerti di Milano, LaFil Filarmonica di Milano, Serate Musicali (Milano), Società dei Concerti di Trieste, Autunno Musicale a Como, Teatro Verdi di Trieste, La Verdi, Mantova Chamber Music Festival “Trame sonore”, Spoleto Festival USA di Charleston, Salle Cortot di Parigi, Festival Guadalquivir in Spagna, Accademia Filarmonica Romana, IUC di Roma e molte altre istituzioni. Ha tenuto conferenze-concerto all’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, alla Fenice di Venezia, al Teatro alla Scala e in molti Conservatori italiani. Le sue incisioni schubertiane hanno ottenuto recensioni entusiaste («Lirismo, bellezza di suono, intimismo e tragicità, accostati in una narrazione coerente ed emotiva» secondo Riccardo Risaliti). Il pianista Eric Heidsieck ha definito “sublime” la sua interpretazione della Sonata D 894 di Schubert, «immersa in una luce paragonabile a quella dei pittori del XV secolo». Dino Villatico, a proposito della Sonata D 960 ha scritto che «le mani scorrono da un punto all’altro con fluida naturalezza, […] la musica si fa racconto».
Prossimo appuntamento
Giovedì 2 maggio, ore 20.00, Villa Pignatelli
Gilda Buttà, pianista
“The Köln Concert”, di Keith Jarrett
INFO
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