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I festival post pandemia. Quale futuro? All’Orientale incontro con Pizzimento

NAPOLI – “La pandemia per il cinema è stata un colpo durissimo ma oggi sta vivendo una stagione di crescita anche perché l’Italia e il suo cinema sono inscindibili”: così il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella alla vigilia della cerimonia di consegna dei Premi “David di Donatello” che ha visto il trionfo di Paolo Sorrentino, premiato nelle due più importanti categorie, quelle di “miglior regista” e miglior film per “E’ stata la mano di Dio”, il che ha confermato, una volta di più, la vitalità della scena cinematografica partenopea. Prospettive di netta ripresa del cinema, sebbene il week end del 1° maggio, per l’effetto combinato della prima giornata veramente primaverile le residue restrizioni anti-Covid ancora in vigore, abbia fatto registrare un allarmante meno 48% negli incassi rispetto a quello precedente, condivise da Pietro Pizzimento, da quasi 50 anni apprezzato organizzatore di Festival cinematografici, tra cui “Accordi e Disaccordi”, ospite della nuova lezione-incontro del Laboratorio di Produzione Audiovisive, cinematografiche e teatrali che, ideato e diretto dal Prof. Francesco Giordano, impreziosisce l’offerta formativa del Dipartimento di Scienze Umane e Sociali dell’Università “L’Orientale” di Napoli. Dopo il prologo teorico sulla funzione narrativa del sonoro nelle produzioni audiovisive e il conseguente approfondimento, con tanto di dimostrazione pratica, dello strumento principe della cassetta degli attrezzi di un fonico, il microfono, ha preso la parola l’ospite di giornata, Pietro Pizzimento, per una masterclass che ha lumeggiato i principali segmenti in cui si struttura l’organizzazione di un Festival: dal budget, notevole per quelli di Fascia A (Cannes, Venezia, Berlino, Toronto) o inesistente per quelli più che altro frutto della passione di qualche cinefilo, al filtraggio delle migliaia di “candidature”, alla composizione del catalogo dei film in gara nei vari concorsi, avendo cura di incasellarli nella loro giusta categoria, pena le vivaci rimostranze dei registi, fino alla condivisione e indicizzazione sulle piattaforme streaming. Al termine del suo stimolante intervento, nel colloquio con i giornalisti presenti in aula, Pietro Pizzimento ha salutato con favore la fine della stagione dei Festival da remoto, una soluzione emergenziale che, a suo dire, ha ulteriormente penalizzato un settore messo in ginocchio dalle misure adottate dal governo per contenere il contagio dal Covid; e se l’obbiettivo degli organizzatori di qualsiasi Festival (o rassegna, Premio) è quello di dare visibilità o, meglio, di far “matchare” i film in concorso con il pubblico e, perché no, di essere un sorta di “agorà” per lo scambio di idee, opinioni ed esperienze tra gli autori, la loro mission, quello che più li inorgoglisce, è lo scovare un talento ancora sconosciuto, offrire, insomma, una vetrina all’eventuale erede di quel Paolo Sorrentino che prima di diventare uno dei più acclamati e premiati cineasti a livello internazionale era un assiduo frequentatore dei Festival organizzati dal suo mentore Pizzimento. Infatti, come rimarcato da quest’ultimo, “per dirigere un film devi prima averne visto tantissimi”: un distillato di sapienza cinematografica che è il lascito dell’esperto di turno del Laboratorio del Prof. Giordano visto che i nostri connazionali sono un popolo di aspiranti videomaker e registi che però preferiscono i social network e i locali del divertimento sfrenato alle sale cinematografiche. Un cortocircuito che è figlio di un deficit culturale che meritoriamente il Prof. Francesco Giordano contribuisce a colmare ospitando nel suo Laboratorio anche rappresentanti di chi lavora dietro le quinte della Settima Arte del calibro di Pietro Pizzimento.

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