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Napoli

Il Museo Archeologico di Stabia si amplia. Inaugurazione del nuovo allestimento alla presenza del Ministro Gennaro Sangiuliano

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NAPOLI – Il Museo Archeologico di Stabia Libero d’Orsi riapre al pubblico il 6 marzo nel suo rinnovato allestimento, con un percorso ampliato, depositi visitabili e scuola di formazione e digitalizzazione. All’inaugurazione del nuovo percorso museale assieme al Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, sono intervenuti il Direttore Generale dei Musei, Massimo Osanna, il Prefetto Capo della Commissione Straordinaria di Castellammare di Stabia, Raffaele Cannizzaro, il Direttore Generale del Parco archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel, la Direttrice del Museo Archeologico di Stabia Libero D’Orsi, Maria Rispoli, il Prof. Carlo Rescigno dell’Università degli Studi della Campania ‘Luigi Vanvitelli’.

Nell’occasione è stato anche presentato dal Comandante del NCTP, Cap. Massimiliano Croce il recupero di circa 125 reperti archeologici di produzione campana, frutto di una complessa attività ispettiva condotta dal Nucleo TPC di Napoli, con la collaborazione dell’ Arma Territoriale di Torre Annunziata e in sinergia con il Parco archeologico di Pompei – Area Tutela, nei confronti di un collezionista privato della provincia di Salerno. I reperti saranno tutelati e valorizzati nel contesto del rinnovato Museo Archeologico di Stabia Libero D’Orsi.

Si duplicano le sale e si arricchisce la collezione di opere provenienti dalle ville del territorio stabiese. 507 i reperti ora esposti, tra dipinti murali, arredi marmorei, suppellettili in ceramica e bronzo. Il percorso si integra con tecnologie e apparati multimediali didattici che implementano l’accessibilità fisica e culturale delle opere e dei contenuti. Valorizzati anche i depositi del complesso, secondo un nuovo concept finalizzato a renderli non più solo luoghi di conservazione ma anche di fruizione e ricerca, aperti al pubblico.

Il Museo è ospitato dal 2020 negli spazi della Reggia di Quisisana – edificio che vanta una storia di oltre sette secoli, poi valorizzato in epoca borbonica – come spazio dedicato all’esposizione di numerosi e prestigiosi reperti del territorio stabiano, insieme a preziose testimonianze della vita quotidiana, in particolare quella che si svolgeva nelle ville romane d’otium (lussuose residenze finalizzate al riposo, del corpo e dello spirito, dalle attività e dagli affari) e nelle ville rustiche (simili nella concezione alle moderne fattorie), site in posizione panoramica con “vista” sul Golfo di Napoli.
L’operazione di valorizzazione del complesso del Quisisana, in concessione d’uso dal Comune di Castellammare, fu curata e promossa dal Parco Archeologico di Pompei diretto all’epoca dall’attuale Direttore Generale dei Musei, Massimo Osanna, consentendo di restituire al patrimonio italiano il più antico sito reale borbonico, oggi sede di un prestigioso Museo e centro di cultura.

“La riaperturaalpubblicodel Museo Archeologicodi Stabia, conilsuonuovoallestimento, le sue collezioni arricchite dai reperti provenienti dalle ville stabiesi e la riunione temporanea con quelli conservati al MANN, le sue sale rinnovate, il centro di formazione avanzato, è una notizia bellissima per la cultura. Questo è un sito unico che, grazie al lavoro di tutti, torna a splendere e ad offrire ai cittadini e agli appassionati un’offerta incredibile di testimonianze storiche di grandissimo rilievo. Un tassello fondamentale dell’operazione strategica di valorizzazione di questa area, all’interno del progetto della Grande Pompei, ovvero quell’immenso parco della storia diffuso, entro cui insistono le aree archeologiche di Pompei, Ercolano, Stabia, Oplontis, Boscoreale e tutto il territorio circostante. Il nuovo Museo di Stabia sarà una delle perle di questo progetto che testimonia, ancora una volta, la centralità che la Campania ha per l’archeologia mondiale e la nostra scelta di continuare ad investire su queste meravigliose ricchezze del patrimonio culturale della Nazione. – dichiara il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano – Su Castellammare c’è anche un finanziamento del Ministero pari a 4mln di euro per il restauro e la rifunzionalizzazione del Convento di San Francesco, alle spalle del Museo Diocesano. Il progetto esecutivo è in consegna. Entro l’estate avvieremo i lavori” .

“Oggi si raccolgono i frutti di un progetto ambizioso in cui ho creduto da sempre, impegnandomi in prima linea per la valorizzazione della Reggia di Quisisana, divenuta, dal 2020, il naturale e prestigioso spazio espositivo del patrimonio archeologico dell’antica Stabiae. – dichiara il Direttore generale dei Musei, Massimo Osanna – Visitare il Museo Archeologico di Stabia significa non soltanto comprendere la vita e la cultura del passato, ma anche proiettarsi verso il futuro: qui, infatti, si intende costruire un modello virtuoso di dialogo con il territorio, una buona pratica basata sulla sinergia interistituzionale e sulla ricerca scientifica sperimentale. L’istituto, che riapre al pubblico con un nuovo allestimento arricchito nella compagine di reperti esposti e nella metodologia di comunicazione didattica, è un invito alla scoperta della nostra storia: anche l’accordo di valorizzazione con il Museo Archeologico Nazionale di Napoli ha permesso di proporre ai visitatori un viaggio straordinario tra manufatti appena sottoposti a un’attenta campagna di restauro”

“Il Museo Archeologico di Stabia è molto più di un museo di opere archeologiche di pregio, per quantità e qualità che evidenziano il valore storico e culturale del territorio stabiano – sottolinea il Direttore Gabriel Zuchtriegel – ma un vero e proprio polo culturale e centro di ricerca di richiamo internazionale, in quanto sede di una scuola di formazione per la valorizzazione dei beni culturali dotata di attrezzature per la digitalizzazione e depositi accessibili per la ricerca e lo studio”

Oggi il percorso di visita è stato ampliato con l’introduzione di nuovi reperti restaurati mentre quello esistente è stato rivisitato alla luce dell’introduzione delle nuove tecnologie, di apparati multimediali e didattici. Per la prima volta gli allestimenti mettono insieme gli apparati decorativi delle ville marittime rinvenute sulla collina di Varano durante gli scavi di età borbonica e quelli scoperti da Libero D’Orsi a partire dal 1950.

L’allestimento che vede riuniti, dopo oltre 250 anni, i reperti stabiesi conservati al MANN e quelli rinvenuti dal preside, oggi custoditi al Quisisana, è stato possibile grazie all’Accordo siglato con il MANN per la valorizzazione del patrimonio stabiano che consente al museo di avere in prestito per tre anni molti dei reperti rinvenuti a Stabia secondo cicli di rotazione. Pertanto, per la prima volta sarà possibile fruire degli apparti decorativi organizzati per contesti di provenienza.

IL PERCORSO MULTIMEDIALE

I 6 dispositivi multimediali lungo il percorso raccontano, attraverso modalità immersive e partecipative, le forti relazioni tra la città antica e quella contemporanea.

Si racconta di un sito archeologico straordinario, l’antica Stabiae, due volte distrutta e due volte rinata. Conquistata e devastata nel corso della Guerra Sociale dalle truppe di Silla, come punizione per essere passata dalla parte dei ribelli italici, riprende vita come pagus di Nocera e diventa sede di importanti e prestigiose ville marittime, dotate di meravigliosi e lussuosi apparati decorativi.
Successivamente verrà distrutta dall’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. alla stregua di Pompei ed Ercolano, ma a differenza di queste ultime rinasce già nel 90 d.C. come riporta il poeta Stazio. Stabiae era sede di una statio della flotta misenate e continuerà ad esserlo anche in età post eruzione, come ci dimostrano i reperti rinvenuti sotto la Cattedrale di Castellammare di Stabia.

Nella prima sala un plastico multimediale entra in relazione con i reperti esposti, raccontando in un lungo arco temporale le trasformazioni del territorio – compreso tra Ercolano, il Vesuvio, Pompei fino a Sorrento sul versante napoletano e Nocera e i Monti Lattari su quello salernitano; e i due diversi
momenti di scoperta della città antica di Stabia, la prima in età borbonica (negli anni in cui furono scoperte Pompei ed Ercolano); la seconda ad opera del Preside Libero D’Orsi, negli anni ‘50.

D’Orsi.

Quest’ultimo momento, in particolare, viene ripercorso attraverso un diario multimediale con la voce, le foto e gli appunti del Preside D’Orsi. Un libro cartaceo multimediale che i visitatori possono sfogliare virtualmente per scoprire tutti i particolari che hanno fatto la storia e la fortuna degli scavi. Per la realizzazione di questa installazione è stato importante il contributo del Comitato scavi di Stabia, che conserva il prezioso patrimonio documentale di Libero

LE RELAZIONI CON IL TERRITORIO

Il nuovo concept del museo è fortemente orientato a mettere in risalto le connessioni che l’antica Stabiae seppe creare con le risorse del suo ager (territorio) circostante, corrispondente oggi ai comuni di S. Antonio Abate, Santa Maria La Carità, Gragnano, Casola, Pimonte. Un ricco e variegato territorio che, in epoca romana, fu connotato dall’impianto di interessanti complessi residenziali e produttivi nel rispetto della vocazione di ciascun fondo agricolo. Contesti poco conosciuti dalla comunità che il Museo intende valorizzare e raccontare nella sua specificità.

Un’ampia sezione è dedicata ai ritrovamenti provenienti da questi complessi, dotati di apparati di importante impegno architettonico e decorativo, dalle stanze di soggiorno, ai triclini e ai cubicula (stanze da letto) fino ad arrivare ai raffinati complessi termali.
Il progetto scientifico è stato curato dal Direttore Generale Gabriel Zuchtriegel e da Maria Rispoli, Direttrice del Museo Archeologico di Stabia Libero D’Orsi.
Hanno contribuito alla realizzazione dei contenuti, studiosi del territorio, allievi della SSM – Scuola Superiore Meridionale e ricercatori dell’Università della Campania Luigi Vanvitelli.

La nuova sezione è completamente dedicata al paesaggio visto come determinante per la costruzione del rapporto tra natura e ambiente costruito.
Gli allestimenti evocano le grandi sale affacciate sul Vesuvio e sul golfo stabiano che rappresentano ancora oggi quinte sceniche proiettate sul mare.
Nel museo il paesaggio che era godibile in età pre 79 d.C. è stato riscostruito fedelmente sul fondo della sala, spogliandolo di tutte le costruzioni contemporanee, e riproponendolo in una proiezione dinamica che cambia nell’arco delle 24 ore della giornata.

La proiezione diventa la quinta prospettica agli arredi rinvenuti nei peristili e nei giardini delle ville di Varano. Su di essi si affacciavano gli ambienti dedicati al soggiorno e al riposo diurno, all’otium e alla lettura, alla convivialità e all’ospitalità che mantenevano perennemente lo sguardo proiettato sul panorama: Ischia e Capo Miseno, Capri e la penisola sorrentina ma anche le alte e verdi montagne di cui Simmaco elogia la qualità e la salubrità del latte prodotto dagli armenti che qui pascolavano.
Alle pareti le numerose figure di offerenti, i ritratti dei proprietari di casa, le figure femminili e maschili colte in atteggiamento pensieroso e languido. I volti sono visti nella loro intimità, assorti e pensanti, profondamente in simbiosi con il contesto.

Campeggiano sulle pareti delle sale le parole di Cicerone, che scrive una lettera all’amico Marco Mario: «Non ho dubbi in proposito: hai tratto un’apertura nella tua camera da letto e ti sei spalancato un panorama sul golfo di Stabia […]»

Il ritrovamento del carro interamente conservato con i suoi cavalli, lungo le rampe di Villa Arianna, è testimonianza di una viabilità interna tra il pianoro di Varano e il mare ma è anche segno di una strage, quella dell’eruzione pliniana, che ha distrutto e sepolto l’antica città.
Ma a differenza di Pompei ed Ercolano, Stabiae rinasce.
Scomparsa Pompei, Stabiae rappresentava l’unico sbocco per Nocera. Le sue vie, quella per terra e quella mare, l’hanno salvata dall’oblio.

La rinascita è raccontata mediante un’installazione multimediale interattiva e dai reperti ricevuti in prestito dal Museo Diocesano sorrentino stabiese, che conserva ed espone i reperti rinvenuti sotto
il Duomo di Castellammare di Stabia, che risalgono al II e al III d.C.

Crediti
Responsabile Unico del Procedimento e Direttore lavori: Maria Rispoli Progetto scientifico: Maria Rispoli, Gabriel Zuchtriegel
Progetto di allestimento: arch. Lorenzo Greppi
Restauri: Teresa Argento, Stefania Giudice, Raffaella Guarino, Paola Sabbatucci, Diana Eleonora Maria Spada
Realizzazione allestimento: Petrucci allestimenti s.r.l. Movimentazione opere d’arte: F.lli Bevilacqua Realizzazione apparati multimediali: Aurora meccanica Realizzazione di modelli e plastici: Architalab
Progetto grafico: Sintesi Studio
Prestiti: Museo Archeologico Nazionale di Napoli, Museo diocesano sorrentino stabiese, Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Napoli Area tutela- Parco archeologico di Pompei: Anna Onesti, Antonino Russo,
Andrea Foti (Ales SpA), Angela Cimmino (Ales SpA), Paolo Mennella (Ales SpA).

I DEPOSITI ARCHEOLOGICI DI STABIA-REGGIA DI QUISISANA

I depositi, che saranno visitabili e aperti alla pubblica fruizione, sono stati ideati e progettati non solo come luoghi deputati alla conservazione di un patrimonio archeologico sconosciuto ai non addetti ai lavori, ma anche come spazi dedicati alla conoscenza e alla condivisione, aperti al pubblico e alle professionalità più diverse per lo studio e per il lavoro.

Tutti gli ambienti sono stati progettati per essere fruibili al pubblico, suddivisi in spazi perennemente accessibili e per aperture occasionali: l’obiettivo è di accompagnare il visitatore in un inedito “dietro le quinte”, nel cuore pulsante di un lungo processo conoscitivo e scientifico che va dallo scavo del reperto fino alla sua musealizzazione.
È stato avviato un importante progetto di digitalizzazione di tutta la collezione dei reperti stabiani, il cui progetto è curato da Maria Rispoli e da Alberto Bruni.

I primi dati saranno sin da subito fruibili mediante postazioni multimediali collocate nelle sale dei depositi. Essi saranno a disposizione di visitatori e di studiosi che potranno consultare i database secondo livelli di fruizione diversificata.

CENTRO DI FORMAZIONE E LABORATORIO DI DIGITALIZZAZIONE 3D DELLA REGGIA DI QUISISANA
All’interno della Reggia di Quisisana è stato realizzato un centro di formazione avanzato, grazie al progetto “ISIDE – Percorso formativo condiviso e federato per la Safety&Security dei luoghi della cultura del MiC della Regione Campania”, finanziato con risorse del “PON Legalità” 2014-2020 del Ministero dell’interno.

Grazie a tale progetto è stato possibile realizzare delle aule multimediali appositamente attrezzate con dotazioni tecnologiche estremamente avanzate, inclusi visori 3D per esperienze di formazione immersiva.

All’interno di tali aule, unitamente a quelle realizzate negli altri luoghi della cultura della Regione Campania, è stata già avviata un’attività di formazione (con lezioni sia in diretta, erogate dai docenti presenti in una delle aule, sia in differita, grazie ad una piattaforma didattica appositamente realizzata che può essere utilizzata dai partecipanti all’interno delle aule o da remoto, da qualunque tipo di postazione) riguardante gli aspetti della sicurezza, intesa sia come Safety che come Security, e della tutela del patrimonio al fine

di aumentare le competenze e le conoscenze di tutto il personale del MiC della Regione Campania.
Il progetto è strettamente connesso con un analogo progetto della Regione Calabria, grazie alla visione federata alla base della loro realizzazione.
Le aule, attrezzature, infrastrutture potranno essere inoltre utilizzate per altre iniziative e progetti di formazione, al fine di garantire la giusta diffusione e disseminazione culturale in tutti i settori di interesse del MiC (e non solo), potendo operare in sinergia con università e altri istituti/enti nazionali e internazionali.

All’interno degli spazi è stato anche realizzato in collaborazione con la Scuola Superiore Meridionale un apposito laboratorio per la digitalizzazione 3D dei reperti e degli oggetti artistici, attrezzato con apparecchiature e dispositivi all’avanguardia dal punto di vista tecnologico.

L’intervento di ampliamento del Museo è parte di un insieme di progetti per la Reggia e il suo giardino storico per un importo complessivo di € 7.616.000.

Crediti
Responsabile Unico del Procedimento e Direttore dei lavori: Maria Rispoli Progetto scientifico: Maria Rispoli, Gabriel Zuchtriegel
Progetto di allestimento: arch. Lorenzo Greppi
Restauri: Teresa Argento, Stefania Giudice, Paola Sabbatucci Realizzazione allestimento: Bawer S.P.A.

INFO per la VISITA

Biglietto Museo 8€ – Riduzioni e gratuità come da normativa
o con Biglietto Pompeii 3 days valido per tutti i siti della Grande Pompei
o con abbonamento My Pompeiicard

Apertura Museo:
Dal 1 novembre al 31 marzo: tutti i giorni dalle 9,00 alle 17,00 (ultimo ingresso ore 16,00)
– Chiusura: il martedì
Dal 1 aprile al 31 ottobre: tutti i giorni dalle 9,00 alle 19,00 (ultimo ingresso ore 18,00) Chiusura: il martedì

Il Museo è parte della Grande Pompei, il grande parco diffuso di cui fanno parte le aree archeologiche di Pompei, Boscoreale, Oplontis e Stabia e tutto il territorio circostante.
I siti della Grande Pompei sono collegati con il servizio navetta Pompeii Artebus Info e orari: www.pompeiisites.org

LINK VIDEO: https://we.tl/t-dVA2aAyDBl

LINK FOTO: https://we.tl/t-6OdkwdzYJF

125 REPERTI SEQUESTRATI DA UNA COLLEZIONE PRIVATA
RESTITUITI IN CUSTODIA AL PARCO, DAL NUCLEO TUTELA PATRIMONIO CULTURALE DI NAPOLI

Nel corso dell’evento i Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Napoli hanno restituito al Parco Archeologico di Pompei una collezione vincolata, già dichiarata di eccezionale interesse culturale, formata da 125 reperti archeologici di particolare pregio, tra cui vasellame decorato, statuette fittili, utensili e oggetti ornamentali databili tra il IX sec. a.C e il I sec. d.C., ascrivibili in gran parte all’area di produzione Campana, e 64 monete in oro, argento e bronzo databili tra il III sec. a.C. e il VII sec. d.C.

Il recupero nasce da una complessa attività ispettiva, condotta dal Nucleo TPC di Napoli, con la collaborazione dell’Arma territoriale di Torre Annunziata e in sinergia con il Parco Archeologico di Pompei – Area Tutela, nei confronti di un collezionista privato della provincia di Salerno.

La collezione e le monete, così come sostenuto dai Carabinieri, sono state ritenute dall’autorità giudiziaria di proprietà dello Stato, trattandosi di beni archeologici per i quali il detentore non riusciva a dimostrarne il legittimo possesso, con riguardo all’eventuale acquisizione tramite atto pubblico in data antecedente al 1909.
I beni archeologici vengono quindi restituiti al Parco Archeologico di Pompei che, nel contesto del rinnovato Museo Archeologico di Stabia Libero D’orsi, provvederà alla necessaria attività di tutela e valorizzazione.

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