QUALIANO (Di Anna Calì) – “La madre” è quella persona che ti amerà sin dal primo momento che saprà della tua esistenza. Sin da quel giorno in cui il test mostrerà quelle due linee. Ti accoglie, ti protegge e ti custodisce. È la prima persona che sa perfettamente come fa il rumore del tuo battito e, allo stesso contempo, i figli che sono all’interno del grembo materno sanno com’è fatta una madre. Le nausee, il corpo che cambia e si modella mese dopo mese, la pancia che diventa sempre più grande e, poi il parto: un appuntamento al buio dove il dolore forte ti annienterà ma consapevole che tutto questo avrà un nome. Il primo vagito, il momento esatto in cui gli occhi di una madre incontreranno quelli del proprio figlio e tutto diventerà bello e assumerà un significato e un valore diverso. “La madre” è la prima persona che ti amerà e sarà l’unica che non ti potrà mai tradire, nel bene e nel male lei ci sarà. Sempre. Al tuo fianco pronta a darti i giusti consigli e a sgridarti nei momenti opportuni, ma la madre è anche colei che soffre. Tante sono le mamme di guerra, mamme che non possono più avere il privilegio di sentirsi chiamare così perché la vita ha deciso, in maniera ingiusta di togliere il dono più prezioso per loro., ma le madri sono anche simbolo di resilienza perché nonostante tutte le avversità del mondo loro ce la fanno sempre.  Ed è proprio questa la tematica dell’ultima opera di Marcella Loffredo intitolata per l’appunto: “La madre”. L’opera rappresenta il corpo delle donne che tentano la rinascita attraverso la lotta, è un inno alla resilienza. La scultura è retta da una croce su cui non è iscritto Inri, bens’ “Madre”.  “L’idea dei calchi mi è venuta pensando alle mani di mia nonna – spiega Marcella Loffredo – volevo conservare qualcosa di lei, attratta da quella forma strana delle sue unghie corte e larghe, ed è proprio con lei, con mia nonna, che mi cimentai con le prime prove di calchi”. Ed è proprio questa scultura a essere presente all’interno del comune di Qualiano, paese attivo e che sa ben preservare i patrimoni dell’umanità, come le madri, per l’appunto.

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