NAPOLI – A partire da giovedì 29 settembre la Fondazione IDIS Città della Scienza ospiterà all’interno dello Spazio Galilei la mostra “Respiro – Aritmia di un territorio” di Paolo Cappelli, Paola Margherita e Marcello Anselmo.
Il progetto espositivo, a cura di Marco Izzolino, interessa lo spazio geografico dell’Area dell’ex Italsider di Bagnoli, rimasto immobile dopo decenni di convivenza con la nocività, di mediazione tra il territorio e i suoi abitanti, di prevalenza dell’uomo sulla natura, di indecisione quasi salvifica di intraprendere un percorso di trasformazione.
Volendo andare oltre le evidenti apparenze e criticità e sollevando qualsiasi giudizio critico Paolo Cappelli, Paola Margherita e Marcello Anselmo provano a raccontare attraverso linguaggi espressivi multidisciplinari, lo spasmo di un territorio, le implicazioni invisibili di un lungo processo incompiuto, le forme inaspettate di una trasformazione in divenire.
Il respiro è quel gesto istintivo che permette ad ogni natura di manifestarsi, sopravvivere, darsi una forma, ed è proprio partendo da questo assunto che prende vita il progetto, soffermandosi su una narrazione che renda protagonista non solo lo spazio inteso come luogo fisico nelle sue evidenze architettoniche ma la sua accezione di luogo generatore di emozioni nella lettura della sua aritmia, da intendersi come incertezza durante la quale è possibile cogliere attimi di legittima interruzione della ragione, di prevalenza della natura sull’intenzione, di sperimentazione.
Nella storia della città di Napoli a seguito della dismissione della fabbrica, l’area di Bagnoli è infatti da sempre stata oggetto di riflessioni, di progettazione infinita, contemporaneamente però in maniera parallela, lo scorrere degli anni ha segnato la sua percezione, nell’immaginario collettivo, di un territorio senza tempo caratterizzato da sopravvivenza e sperimentazione.
Le fotografie di Paolo Cappelli, le sculture di Paola Margherita e il documentario e paesaggio sonoro di Marcello Anselmo traducono in maniera essenziale questo processo affidando allo scorrere della Vita e alla trasformazione, il ruolo di fil rouge nella realizzazione delle loro opere.
“Respiro – dice il curatore Marco Izzolino – ha l’ambizione di provare a descrivere l’aritmia del paesaggio di Bagnoli: lo spasmo, ma al contempo anche le potenzialità, del territorio; le implicazioni invisibili di un lungo processo in cui ogni forma può diventare inaspettatamente il principio di una trasformazione in divenire, un “non più” ma anche un “non ancora”.
Paola Margherita andando oltre la bidimensionalità della rappresentazione grafica ricompone una serie di disegni che ritraggono lo stesso soggetto da punti di vista differenti. Con una tecnica a metà strada tra pittura e disegno a matita, realizza su cartone grigio, disegni legati a scelte prospettiche, per poi sezionarli lungo le traiettorie in armonia con l’andamento prospettico, imprimendo pieghe e curvature affinché le parti sezionate possano riconnettersi fra loro, a creare dei volumi, attraverso suture in cotone. Nel ricucire fra loro porzioni di disegno che non combaciano più in un quadro di unità tridimensionale, l’artista restituisce con il linguaggio scultoreo una raffigurazione dello spazio che svela la frammentarietà della percezione dello stesso, in cui il fattore tempo è scritto nella cucitura ed il movimento è di chi osserva e attraversa lo spazio.
Paolo Cappelli, nella sua ricerca fotografica, applica, in una fusione straniante, una rigorosa visione architettonica ai ruderi dell’archeologia industriale, lasciandosi affascinare dal paesaggio creatosi attorno, identificandone la poesia nonostante la stasi e il distacco mentale, fattosi strada nella popolazione per la sottrazione degli spazi al vivere sociale per tanti anni. Visioni, per lo più in bianco e nero e colore desaturato, che inducono a riflettere sullo stato dei luoghi, nel tentativo di dare immagine al nuovo ipotetico respiro del territorio e mettendo in luce l’attuale disarmonia tra ciò che a Bagnoli appare attualmente davanti agli occhi e ciò a cui inevitabilmente la mente può spingersi ad immaginare.
Marcello Anselmo presenta due lavori: il documentario di creazione dal titolo Posidonia. I fondali della Metropoli e un soundscape che unisce le ricerche dei tre artisti e accompagna il visitatore lungo il percorso di mostra. Posidonia. I fondali della Metropoli è un viaggio, sonoro e visivo, sulla linea costiera, emersa e sommersa, prossima alla città di Napoli. Racconta il rapporto viscerale che lega il mare e la città attraverso la narrazione (auto) biografica di Claudio Ripa, storico subacqueo partenopeo, profondo conoscitore dei fondali metropolitani e già campione del mondo di apnea nel 1959. Il racconto svela una Napoli inusuale, ritratta negli interstizi che separano mare e terra; un confine tra città emersa e sommersa; un luogo invisibile ma in continua trasformazione; uno spazio vissuto, sorprendentemente, dalla fauna e dalla flora marina; un territorio in continuo movimento. Il paesaggio sonoro, costituito da elementi divergenti, avvolge le fotografie di Paolo Cappelli e le sculture di Paola Margherita. Un intreccio di suggestioni sonore che attingono dalle registrazioni originali della zona industriale ai materiali sonori di repertorio tratti da filmati e programmi radiofonici realizzati a partire dagli anni Cinquanta insieme ad una musica originale composta dall’ensamble NiNo BruNo e le 8 tracce ispirata alla vita della grande fabbrica e alla sua dismissione.
“Respiro vuole anche essere – prosegue il curatore- una mostra /manifesto, una chiamata, rivolta a tutti gli artisti del territorio partenopeo, affinché con la propria ricerca possano contribuire al racconto del luogo unico in cui, dopo anni di stallo, i napoletani stanno tornando ad osservare e ad ascoltare il respiro della Terra”.