Sarà il Teatro Instabile di Napoli a ospitare, da sabato 1 febbraio 2025 alle ore 20.00 (in replica domenica 2) lo spettacolo Lavali col fuoco, cantata semiseria con la drammaturgia di Mario Brancaccio e Aurelio Gatti, che firma anche la regia.
Presentato da TTR Il Teatro di Tato Russo in collaborazione con MDA Produzioni, Teatri di Pietra, Gruppodel’79 l’allestimento mette in scena frammenti di canzoni e prose tratte da grandi autori partenopei, in una riproposizione tutt’altro che antologica.
Monica Assante di Tatisso, Mario Brancaccio, Simona Esposito, Anna Spagnuolo e Francesco Viglietti daranno vita, in scena, al bradisismo psichico degli interpreti e della loro storia recente, le surrealtà e le deflagrazioni di un gruppo di attori che non si convincerà mai a scomparire, accompagnati dalla musica dal vivo di Michele Bonè e Gennaro Esposito.
Il progetto parte da un famoso articolo scritto da Antonio Ghirelli in occasione di un’intervista fatta a Pier Paolo Pasolini durante le riprese napoletane del Decameron. Si parlava di Napoli come una tribù, di trasformazioni e di resistenza alle trasformazioni: «Questa tribù ha deciso, in quanto tale, senza rispondere delle proprie possibili mutazioni coatte di estinguersi, rifiutando il nuovo potere, ossia quella che chiamiamo la storia o altrimenti la modernità. È un rifiuto, sorto dal cuore della collettività, una negazione fatale contro cui non c’è niente da fare. Essa dà una profonda malinconia, come tutte le tragedie che si compiono lentamente, ma anche una profonda consolazione, perchè questo rifiuto, questa negazione alla storia, è giusto, è sacrosanto».
La vecchia tribù dei napoletani, nei suoi vicoli, nelle sue piazzette nere o rosa, continua come se nulla fosse successo a fare i suoi gesti, a lanciare le sue esclamazioni, a dare nelle sue escandescenze, a compiere le proprie ‘guappesche’ prepotenze, a servire, a comandare, a lamentarsi, a ridere, a gridare, a sfottere. Nel frattempo, per il diffondersi di un certo irrisorio benessere, tale tribù sta diventando altra.
Da qui il titolo provocatorio e di battaglia Lavali col fuoco, che, si sa, è il grido di disprezzo rivolto a questa tribù di napoletani da parte di tanti cittadini del nord Italia come del sud. Ma il grido indica anche la differenza, la peculiarità unica e singolare di un popolo, proprio come l’aveva sottolineata Pasolini.
Lavali col fuoco mostra l’ultimo grido d’insulto a questa tribù che non esiste più, ma anche l’ultimo grido di battaglia di questi guerrieri spartachisti (autori, attori, tecnici, musicisti, artisti dello spettacolo), prima della sconfitta finale e della crocifissione ai nuovi modelli culturali.
“Lavali col fuoco” cantata semiseria di Mario Brancaccio e Aurelio Gatti, al Teatro Instabile Napoli
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