NAPOLI (Di Anna Calì) – Pochi romanzi e poche serie televisive hanno saputo catturare con la stessa intensità la complessità dei legami umani, le contraddizioni della femminilità e le sfumature di una città come Napoli. L’amica geniale, tratto dall’opera di Elena Ferrante, non è solo una storia di amicizia: è un viaggio profondo tra due vite intrecciate, tra talento, ambizione, lotte interiori e un legame che sfida il tempo.
Le protagoniste, Lila Cerullo e Elena Greco (Lenù), sono due facce della stessa medaglia, complementari e opposte. Lenù è la ragazza diligente, determinata a costruirsi un futuro lontano dalla povertà del rione grazie allo studio. La vediamo crescere, laurearsi, affermarsi come scrittrice, ma non senza dubbi, insicurezze e una costante necessità di confronto con Lila.
Lila, invece, incarna una forza primordiale, intuitiva e feroce. Rinuncia presto agli studi, ma dimostra un’intelligenza acuta e una capacità di dominare le dinamiche del rione con carisma e astuzia. Pur senza uscire mai veramente da Napoli, il suo spirito ribelle e il suo talento innato risuonano come un’eco potente, tanto da influenzare Lenù anche a distanza.
Questa dicotomia tra le due protagoniste è il cuore pulsante della storia. Lenù cerca la sua strada nella razionalità, nell’ordine dello studio e del successo letterario; Lila, invece, rimane ancorata alla visceralità di Napoli, tra le contraddizioni e le lotte del rione.
Napoli, più di un semplice sfondo, è una protagonista a sua volta. È la città delle contraddizioni, divisa tra la bellezza struggente del mare e la durezza della vita nei vicoli. È anche il riflesso di Lila: imprevedibile, affascinante, a volte spietata. Come la città, Lila è un’anima complessa, piena di luci e ombre, capace di rispecchiare le tensioni e le ambizioni di chi la circonda.
Se Lenù rappresenta l’aspirazione a emanciparsi da Napoli, a sfuggire alla sua morsa, Lila è l’incarnazione della città stessa, con la sua capacità di sopravvivere, trasformarsi e influenzare tutto ciò che tocca.
Ma chi delle due è l’amica geniale?
Lenù spesso attribuisce questo titolo a Lila, riconoscendo il suo genio naturale, la sua capacità di capire il mondo e piegarlo al proprio volere. Ma Lila, a sua volta, sembra ammirare Lenù per la sua forza di volontà e il suo successo.
Forse la risposta non è univoca. L’amicizia tra Lila e Lenù è un gioco di specchi, in cui ciascuna trova nell’altra ciò che le manca. Alla fine, il dubbio rimane. È Lila, con la sua sparizione misteriosa, l’anima irraggiungibile e geniale? Oppure è Lenù, che raccontando questa storia dà voce alla genialità di entrambe?
Nonostante il successo internazionale, la serie TV L’amica geniale ha suscitato opinioni contrastanti. Molti spettatori hanno apprezzato la fedeltà ai romanzi, ma per altri la rappresentazione è stata troppo cruda e spietata. Le scene di violenza domestica, la durezza delle dinamiche di potere nel rione e la fotografia che cattura senza filtri la povertà e il degrado di Napoli degli anni Cinquanta hanno lasciato un segno profondo, non sempre positivo.
Questo realismo esasperato, se da un lato rende giustizia alla verità narrativa della Ferrante, dall’altro ha disorientato chi cercava un racconto meno impietoso. La serie, con la sua intensità visiva, ha amplificato il senso di disagio e sofferenza che permea molte pagine dei libri, sottolineando il peso delle condizioni sociali e culturali sulle vite dei protagonisti.
Tuttavia, è proprio questa capacità di colpire nel profondo che rende L’amica geniale una produzione unica, capace di dividere ma anche di far riflettere.
“Sono così contenta che siamo state amiche per tutto questo tempo”, questa frase ci rimbomberà per sempre nella mente, anche se passeranno degli anni, ricorderemo sempre questo legame che ha unito le due giovani donne. Un legame che ha superato ogni ostacolo, ogni tradimento, ogni distanza. È un’amicizia che si nutre di rivalità, sì ma anche di ammirazione, che cresce e cambia come loro, ma che non viene mai spezzata. Forse è proprio questo il vero genio della loro storia: la capacità di trasformarsi, di plasmare non solo le loro vite ma anche quelle di chi le osserva.