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Lo scrittore napoletano Michele Vario pubblica il romanzo “I SOGNI SVANITI”

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NAPOLI – Lo scrittore napoletano Michele Vario pubblica il romanzo “I SOGNI SVANITI”.

L’opera, disponibile in cartaceo e in eBook, è edita da Planet Book.

La storia narrata rispecchia le disastrose gestioni concorsuali, uniche possibilità per un giovane di questo Paese che sogna di servire la propria nazione, la stessa che dimentica i valori e i principi sanciti da regolamenti e decreti mai ascoltati. Valori e principi spesso interpretati a favore dei furbi e dei tutelati e a discapito dei “cervelli intelligenti” che devono trovare fortuna altrove, in altri Stati o continenti. Ragazzi che “scappano” per far sì che i propri diritti vengano rispettati, dove prevale la volontà di selezionare lavoratori per il futuro in modo democratico e meritocratico.

Michele Vario, classe ’83, a 10 anni inizia a studiare solfeggio con riferimento al pianoforte. Si specializza in Informatica e Telecomunicazioni e, successivamente, acquisisce specializzazioni e titoli nel settore economico e del turismo. Militare, dopo essersi congedato con merito scopre il forte interesse per i viaggi, e il confronto con nuove culture e stili di vita lo spingono a intraprendere la professione di agente di viaggi. Diviene allenatore di giovani calciatori e collabora con diverse società di calcio. Consegue poi il corso come volontario per la Croce Rossa Italiana. Docente di scuola media superiore per le discipline tecnico-scientifiche, negli anni ottiene varie Benemerenze e un Encomio Solenne per l’alto senso civico, dimostrando un non comune spirito di servizio.

Prefazione

Nella società moderna dove il tasso di disoccupazione aumenta giorno dopo giorno, grazie alla scadente gestione politica ed economica del Paese, per un giovane sognare, nelle proprie misure e capacità, è letteralmente impossibile. Basta citare parte dei regolamenti, quali i principi fondamentali, che dovrebbero tutelare quelli che sono i diritti dei cittadini. Norma n.1: “Il Paese è democratico, fondato sul lavoro”, si evince dalla storia raccontata che lo stile democratico non perviene, poi lo stesso, sottolinea che è un Paese fondato sul lavoro, ma quale lavoro? Forse sì, quello così chiamato “lavoro nero”, eh sì, giustissimo, sempre di lavoro si tratta, quindi resta un’interpretazione personale.

Poi leggiamo un’altra barzelletta citata nella Norma n.2, che con chiarezza ma con pochissima valenza osserva una ennesima novelletta comica: tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali, ma quindi a questo punto bisogna solo chiedersi: perché magicamente in questo Paese chi paga è sempre il più debole? La risposta è semplicissima, perché il Paese è basato su principi fondamentali diversi, dove il clientelismo e il permissivismo hanno superato di gran lunga la democrazia, la meritocrazia e la preparazione culturale di ogni individuo sottraendo soprattutto alle persone oneste quei valori e principi che dovrebbero essere la colonna portante in questa società ormai in declino. Passando alla Norma n.3, quella più divertente, la quale dichiara “il Paese riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro”, ma visto che a oggi si conta circa il 10-11% di inoccupati, saremo contenti di sapere questo articolo a chi è rivolto? Ma il Paese non riconosceva a tutti i cittadini il diritto al lavoro? Forse con tante cose da fare si saranno dimenticati dell’alta percentuale di giovani che non riescono a trovare un’occupazione. L’unica Norma veritiera, in questa bella raccolta di regolamenti fondamentali, è la Norma n.7 la quale definisce: “La bandiera del Paese è il tricolore: colori, a tre bande verticali di eguali dimensioni”. Diciamo che sembra essere un disastro, nel quale chi vince o capitalizza è sempre colui che riesce a trovare la strada giusta, che la strada giusta in questo Paese è identificata con una parola lunga: raccomandazione!

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