SALERNO – Al via il Dicembre Sacro di Salerno Classica, promosso dall’Associazione Gestione Musica, guidata dal cellista Francesco D’Arcangelo, spaziare tra i diversi generi musicali e prestigiosi ospiti, puntando a recuperare i valori della musica in un’ottica di dinamicità, innovazione, esperienza e dialogo, che ha portato la direzione ad ottenere il finanziamento dal Fondo unico per lo Spettacolo per un triennio. Non poteva non prendere il via dalla cattedra di San Matteo questo solenne segmento del festival, con un concerto prestigioso, quale sarà, lunedì 11 dicembre, alle ore 17, aperto a tutti, quello della Cappella Musicale Lauretana, ovvero il coro della Fondazione Cardinale Bartolucci diretto da Adriano Caroletti, che proporrà un programma di musiche sacre dedicate al Natale e un omaggio a Lorenzo Perosi, nell’anno celebrativo del centocinquantenario della nascita. Il programma ha quale centro focale la polifonia della scuola romana. Il Coro Polifonico della Fondazione Domenico Bartolucci che si raccoglie intorno alla figura del suo direttore e fondatore Domenico Bartolucci, Maestro Perpetuo della Cappella Musicale Pontificia Sistina e Accademico di Santa Cecilia, una delle personalità più autorevoli nell’interpretazione della polifonia sacra, “Inestimabile patrimonio spirituale, artistico e culturale” come lo stesso papa Benedetto XVI l’ha definita, la Polifonia della scuola romana apre ufficialmente il dicembre di Salerno Classica. L’introito “Puer natus” è senza dubbio uno dei brani più noti del repertorio gregoriano ed è divenuto simbolo dell’antica tradizione monodica natalizia. Considerando la prima frase, possiamo notare che le vere sottolineature sono riservate a due parole: “puer”, all’attacco del brano, e “datus”, nella seconda parte della frase. Del Princeps Musicae, Pierluigi da Palestrina verrà proposto “Sicut cervus” un archetipo della descrizione del desiderio di Dio da parte dell’uomo o, “laicamente”, il desiderio di senso, di ricerca della direzione del cammino, grazie a un testo meraviglioso, ed alla musica quantomai ispirata.
Il testo è declamato dalle quattro voci, soprani, contralti, tenori e bassi, in modo “sfalzato” secondo la tecnica nota col nome di contrappunto tipica della polifonia classica. Il primo brano di Lorenzo Perosi, sarà l’Ave Maria, originariamente un componimento a due voci pari, semplice nella struttura e tessitura; la varietà di accenti che si sviluppa nel corso del brano, ora a imitazione fra le due voci, ora omoritmicamente, crea un’atmosfera di intima spiritualità. Ci sono dubbi sulla paternità dei testi di Jesu dulcis memoria, pagina rinascimentale, che pare appartenga a San Bernardo de Clairvaux, lo stesso accade con la paternità della musica, che come noto è attribuita al famoso compositore spagnolo Tomás Luis de Victoria, splendido il suo ricco schema armonico, con alcune parti omofoniche e le imitazioni che a volte vengono pronunciate. Lauda Anima mea di Domenico Bartolucci, un Offertorio per la III Domenica di Pasqua, di essenziale equilibrio, seguito dal Salve Regina di Joseph Gabriel Rheinberger, caratterizzata da un felice amalgama di moderno spirito romantico e di contrappunto magistrale. La prima parte del concerto, verrà chiusa da Tu es Petrus, di Lorenzo Perosi L’apostolo Pietro è stato posto da Gesù Cristo a capo e fondamento della Chiesa con queste esplicite parole musicate in questo brano: “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa, e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto anche nei cieli” (Matteo 16, 18-19). La seconda parte del programma ci farà conoscere a fondo il segno compositivo di Domenico Bartolucci, che si inserisce nella scia dei grandi autori di musica sacra, in particolare della Cappella Sistina di cui è stato per molti anni Direttore, ovvero la valorizzazione del prezioso tesoro che è il canto gregoriano e l’uso sapiente della polifonia, fedele alla tradizione, ma aperto anche a nuove sonorità, attraverso diversi brani, il mottetto Magnum nomen, un mottetto natalizio su di un’antica melodia popolare, l’Ave Maria dolcissima, una Laude mariana su testo del XVII secolo, ancora la sequenza natalizia Christus est e l’Adeste fideles, che tutti conosciamo. A completamento del programma, ascolteremo “O magnum mysterium” di Tomàs Luis de Victoria, nel secondo modo trasportato alla quarta superiore, con frequenti cadenze a Sol e Re, in un rapporto fra statico e dinamico e a volte, la polifonia dà spazio all’omoritmia in un modo che sembra molto diverso rispetto ad altri mottetti dello stesso autore o dello stesso periodo, quasi che la contemplazione mistica a volte voglia quasi eternarsi nella staticità delle voci; e ancora un pezzo di Lorenzo Perosi, Neve non si tocca. Nel 1935 il compositore andò a Teramo, in occasione del Congresso Eucaristico. Alloggiò come ospite d’onore in casa di Mons. Domenico Valeri e in casa di costui si imbatté in un testo per un inno scritto proprio dal suo ospite, intitolato “Neve non tocca”, un testo poetico di soli sei versi, ma che Don Lorenzo musicò, si dice, in un solo giorno e che elaborò per un coro a quattro voci; l’inno è dedicato alla Madonnina del Gran Sasso.