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Napoli, iniziativa per il 56esimo anniversario della morte di Antonio De Curtis, in arte Totò

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NAPOLI – Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani in occasione del 56esimo anniversario della morte di Antonio De Curtis, in arte Totò (15 aprile 1967), intende ricordarne non solo le qualità artistiche ma anche lo spessore umano, che spesso viene trascurato.

Totò oltre a regalare spensieratezza e sorrisi a generazioni di italiani appena usciti da un conflitto bellico terrificante ha dato prova di toccante gentilezza in più di un’occasione nei riguardi dei più deboli. Molte iniziative di carattere umanitario sono state dedicate dal principe della risata ai meno abbienti e perfino agli animali randagi, in anni in cui non era poi così comune parlare di solidarietà e di dignità umana.

Totò aveva in diverse occasioni deciso di farsi carico, con spese di notevole entità, anche di molteplici enti assistenziali, come orfanotrofi. Elargiva somme di denaro che anche oggi sorprendono per la generosità; egli era un uomo che aveva conosciuto la sofferenza e le privazioni, per tale ragione si sentiva vicino ai derelitti e agli indifesi. Un animo gentile, testimoniato anche dalle sue poesie caratterizzate da delicatezza e malinconia, ironico e curioso trovava nella comprensione e nella solidarietà le vere ragioni dell’esistenza. Un talento naturale per lo spettacolo e un esempio per le nuove generazioni.

“Secondo le numerose testimonianze dei familiari e dei colleghi, Totò elargiva costantemente doni e banconote, dava corpose mance ai lavoratori e si prendeva carico di tutte le richieste d’aiuto che arrivavano al suo indirizzo; si parla anche che alle volte tornasse di notte nel suo quartiere natale (il Rione Sanità) e infilasse sotto le porte dei “bassi” biglietti da diecimila lire. Di sua iniziativa, fece perfino operare a proprie spese una bambina con problemi di deambulazione, i cui genitori non potevano permettersi le cure dovute. Inoltre, non sopportando la vista di un’anziana senzatetto chiedere l’elemosina, stipulò un contratto con l’oste di una trattoria, convenendo che la donna avrebbe mangiato lì ogni giorno e che lui sarebbe tornato ogni fine mese per pagare i conti accumulati.

Con l’avanzare dell’età Totò si dedicò sempre più spesso a numerose opere di beneficenza: la vita privata dell’attore, soprattutto negli ultimi anni, si limitava a sporadiche apparizioni in pubblico ma anche (seppur non avendo guadagni eccelsi per il fatto che pretendeva sempre poco dai produttori) a un’intensa attività di benefattore, aiutando ospizi e brefotrofi, donando grandi somme alle associazioni che si occupavano degli ex carcerati e delle famiglie degli stessi. Avendo poi una particolare predilezione per i bambini, dopo la morte del figlio Massenzio Totò andava spesso a trovare, insieme a Franca Faldini, gli orfanelli dell’asilo Nido Federico Traverso, di Volta Mantovana, portando con sé regali e giocattoli. Un altro episodio dell’altruismo di Totò riguarda l’imitatore Alighiero Noschese, che ne riprodusse la voce per una pubblicità senza previa autorizzazione e la cosa finì in tribunale. Totò pretese ed ottenne un risarcimento di un milione di lire, e quando Noschese gli firmò il relativo assegno il principe prese il proprio libretto e ne compilò uno per dieci milioni, e mettendogli in mano entrambi i titoli gli disse di mandarli agli orfani dell’Istituto dei Piccoli Amici di Sant’Antonio di Napoli. Oltre a ciò, in merito al suo amore per gli animali (in casa aveva dei cani e un pappagallo), per accogliere cani randagi acquistò e modernizzò un vecchio canile, L’ospizio dei trovatelli, che lui stesso visitava regolarmente per accertarsi che i numerosi ospiti a quattro zampe (si parla di più di 200 cani) avessero le cure necessarie. Le spese totali per l’assistenza e il mantenimento del canile arrivarono a costargli circa cinquanta milioni.” (Giancarlo Governi, Totò 100 – Vita, opere e immortalità del principe Antonio De Curtis, “Studioimmagine”, Roma; Ennio Bispuri, Vita di Totò, Roma, Gremese Editore, 2000; Arnaldo Geraldini, I cani randagi di Totò, in La Stampa, 23 aprile 1967, p. 3; Wikipedia; Liliana de Curtis, Matilde Amorosi, Totò, a prescindere, Milano, Mondadori, 1992)

Oggi sarebbe opportuno ricordare Totò non solo per i suoi meriti artistici, ma, cogliendone gli aspetti più filantropici, nelle nostre aule scolastiche si potrebbe ricollegare il suo messaggio ai valori celebrati all’art. 2 Cost..

Il CNDDU propone l’iniziativa “Un hashtag per ricordare Totò”.

“Se per aiutare il prossimo rinunci a qualcosa, fai veramente del bene. Altrimenti che bene è?” (Totò)

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