CASALNUOVO (di Chiara Esposito) – Una sala gremita di gente, tante risate, l’impegno e l’emozione dei giovani attori della compagnia teatrale “La tela bianca” . Questi gli ingredienti perfetti che hanno fatto dello spettacolo “Non ci resta che ridere” un vero e proprio successo.
La commedia, rappresentata sabato e domenica scorsi al teatro della parrocchia della Visitazione a Tavernanova, non solo ha divertito, ma ha anche sensibilizzato, poiché tutto il ricavato è stato dato in beneficenza.
“La tela bianca”, appunto l’associazione Onlus di cui fanno parte gli attori andati in scena, vanta infatti orgogliosamente il merito di essere l’unico polo di riferimento in tutto il sud Italia a donare per la ricerca dell’osteogenesi imperfetta, una malattia genetica che comporta problemi a carico dello scheletro, delle articolazioni, degli occhi, delle orecchie, della cute e dei denti.
La pièce, svolta in due atti, è ambientata in un teatro in fase di distruzione, abitato però da tanti personaggi bizzarri.
Ognuno di essi , con la propria singolare stranezza, particolarità e comicità, ha suscitato l’ilarità del pubblico, ilarità scaturita soprattutto perché gli spettatori hanno potuto rispecchiarsi in quei personaggi che, pur fingendo, sono risultati veri, reali poiché manifesto della varietà della società in cui tutti viviamo.
Da sottolineare l’estrema bravura dei ragazzi andati in scena, che pur non essendo attori professionisti, hanno dimostrato una professionalità impeccabile nell’affrontare il palco, anche grazie alla guida del regista Fabio Balsamo, loro concittadino, artista conosciuto dal grande pubblico soprattutto per i suoi ruoli negli sketch dei The Jackal, ma da sempre impegnato nell’attività teatrale.
“Siamo attori” è poi l’ultima battuta dello spettacolo, pronunciata da tutto il corpo teatrale all’unisono, quasi come fosse un inno, un giuramento a quell’ arte che nobilita l’animo e che è appunto la recitazione. Un’affermazione che lascia a chi l’ascolta il sapore della rivendicazione di un diritto che non può essere negato, ma solo coltivato, amato e protetto.