NAPOLI (Di Anna Calì) – Sin da quando nasciamo noi donne abbiamo tanti progetti. Tra i più importanti e quello che occupa sempre i vertici alti della piramide c’è quello di: trovare il principe azzurro. Sogniamo in grande questo momento, arriviamo persino a progettarlo nella nostra mente, sino all’ultimo particolare. Nulla dev’essere scontato e banale. Ma soprattutto speriamo che il “principe azzurro”, possa giungere da noi con il suo cavallo bianco e portarci via per farci vivere la favola. Forse colpa delle Principesse Disney, forse troppi film d’amore, forse la stessa storia d’amore in Pretty Woman con Richard Gere; tanti sono gli elementi che hanno permesso al nostro cuore e alla nostra mente di avere un’anima sognatrice. Oggigiorno, questa “smania” di voler a tutti i costi un principe azzurro, mettere su famiglia e coronare il proprio sogno diminuisce sempre più. I tempi sono cambiati e con essi anche i sentimenti. Tutto troppo superficiale, e persino l’arte del corteggiamento è decaduta. Tutti troppo attaccati ai social e ai like. Con l’evolversi della società, si è evoluta anche la figura della donna che, non pone più come primo obiettivo il matrimonio bensì la carriera. Ma nonostante i tempi siano cambiati, c’è chi ha trovato il principe azzurro, chi invece ancora no e, chi ha scelto se stessa allontanando definitivamente l’amore dalla propria vita.

Questa tematica viene affrontata nel nuovo romance “Non volevo un principe azzurro”, di Tiziana Pagano autrice napoletana. Il romanzo si divide tra Napoli e l’isola di Capri e vede come protagonista Eleonora.

Eleonora sta per compiere un passo veramente importante, quello che tutti noi sogniamo da bambine: sposarsi. Ma nel momento esatto in cui dovrà iniziare la ricerca “disperata” dell’abito, qualcosa in lei scatterà e cambierà. Persino i sentimenti che provava nei confronti del suo futuro marito cambieranno e, saranno causati dall’ingresso del protagonista “Mr. Cafone”.

Un romanzo che non soltanto conduce alla riflessione, ma pone anche al centro il problema del matrimonio e di quanto a volte, si cerca a tutti i costi di trovare qualcuno con cui condividere qualcosa, consapevoli che quel qualcuno non ci dà più la gioia e la serenità di un tempo. Infatti, un altro tema che la Pagano affronta nel suo romanzo è proprio la monotonia della coppia, perché Eleonora nel momento in cui andrà a Capri per lavoro, si renderà ben presto conto che il suo rapporto è diventato piatto, senza più verve e senza più passione.

Ma alla fin fine, Eleonora e noi altre donne, troveremo mai il principe azzurro?

Dott.ssa Pagano ci può spiegare come nasce l’idea “Non volevo un principe azzurro” e soprattutto come mai oggigiorno si ha così tanta difficoltà nel cercare la persona o il complice con il quale condividere la propria vita?

“L’idea di scrivere “Non volevo un principe azzurro” è nata dalla volontà di raccontare una storia d’amore in cui la protagonista si rendesse conto che la perfezione non esiste, né in un uomo, né in una relazione e, tantomeno, nell’amore in generale. Forse è proprio per questo che ci costa davvero fatica instaurare – e mantenere – una relazione di coppia al giorno d’oggi, perché ci aspettiamo di trovare la persona perfetta per noi quando, in realtà, dovremmo accettare che ognuno di noi ha delle caratteristiche che non potranno mai combaciare alla perfezione con l’altro. Il trucco per restare una vita insieme, penso sia proprio la voglia di continuare ad apprezzare le reciproche diversità”.

Essendo lei una figlia femmina avrà visto in suo padre, come tutte noi, la figura del “principe azzurro”. Che rapporto aveva con suo padre e secondo lei perché siamo tutte concentrare nel cercare qualcuno che sia come il nostro papà? Lei è anche mamma di una bambina, che rapporto ha sua figlia con suo padre e come se lo immagina il loro rapporto tra un paio di anni?

“Bellissima domanda! Con mio padre avevo un rapporto passionale, nel senso che discutevamo e ci amavamo con tutte le nostre forze. Con passione, appunto. Litigavamo tutti i giorni e tutti i giorni ridevamo insieme. Credo che il papà sia il primo amore di una donna quando si ha un rapporto positivo e può rappresentare un pessimo modello di riferimento quando ci sono dinamiche negative. Mia figlia adora il papà, ci sono momenti in cui mi incanto a guardarli mentre si tengono occhi negli occhi, complici. Tra un paio di anni mi piace immaginarli ancora così”.

La protagonista del libro, a un certo punto si rende conto che qualcosa non va e inizia a comprenderlo nel momento esatto in cui non riesce a trovare l’abito che fa per lei. Lei è sposata può raccontarci com’è stato quel momento e soprattutto qual è l’emozione che ancora ricorda?

“Certo, la ricordo ancora quell’emozione. Provai diversi abiti che mi piacevano, ma solo quando ho indossato quello che poi è stato il mio vestito da sposa mi sono emozionata. Ecco, ho provato davvero la sensazione dell’abito che sceglie te. Il momento della scelta dell’abito, almeno per me, è stato quello in cui ho davvero realizzato che stavo per sposarmi e compiere un passo importante. È per questo che ho fatto coincidere la presa di coscienza di Eleonora con questa tappa importante per ogni sposa”.

Il romanzo è ambientato tra Napoli e l’isola di Capri, com’è stato immergersi nel mondo caprese e qual è la cosa che più le è rimasta impressa dell’isola?

“Capri mi ha lasciato delle emozioni incredibili. È un’isola magica e non solo per la sua bellezza. Sembra davvero la cornice ideale per le grandi storie d’amore. Di Capri mi è rimasta impressa la capacità di essere romantica con i suoi scenari e al tempo stesso frizzante e imprevedibile con la sua movida notturna”.

Durante la lettura, in particolar modo sul finale, si ha come l’impressione che la protagonista voglia mettersi al centro della sua vita ed essere la sua unica priorità. Un ideale che va a richiamare la maggior parte delle donne di oggi, secondo lei, perché si è più propensi a restare da sole e cos’è cambiato dell’amore negli ultimi anni?

“Penso che sia gli uomini che le donne siano diventato molto più consapevoli negli ultimi decenni. Vogliamo davvero la persona che deve essere la ciliegina sulla torta dato che noi bastiamo a noi stessi. È vero che al tempo dei nostri nonni l’amore era più duraturo ma era necessario scendere – troppo spesso – a compromessi anche ingiusti. Credo che adesso le persone siano più propense a viversi l’amore quando questo effettivamente c’è e a lasciar andare quando i compromessi iniziano a diventare rinunce. E non lo trovo poi così sbagliato”.

I romance hanno una caratteristica ben precisa: quella di far sognare ad occhi aperti, gli uomini sembrano tutti perfetti e soprattutto con il finale dolce. Questo va molto a distaccarsi dalla realtà perché siamo tutti quanti abituati a sentir parlare di “casi umani”, lei che è scrittrice di romance, ha mai pensato di descrivere un uomo che abbia le caratteristiche di un “caso umano”? E cosa pensa al tal proposito dei “casi umani”?

“Esatto: i romance hanno lo scopo di far sognare. Certo, stanno diventando sempre più realistici, toccando tematiche molto importanti ma è bello sapere che, se si apre un romance, abbiamo il lieto fine assicurato. È come una coccola per il cuore. Diciamo che Filippo, una delle figure maschili che incontriamo nel romanzo, è a modo suo un “caso umano”. E se vogliamo, anche Mister Cafone. In ogni personaggio, sia maschile che femminile, cerco sempre di mettere un pizzico di “disagio” per renderli meno perfetti e più umani”.

In che momento nasce la sua passione per la scrittura e ci racconta un po’ i suoi precedenti lavori editoriali e quelli futuri?

“La mia passione per la scrittura inizia a svilupparsi verso il 2012, quando ho iniziato a collaborare per testate giornalistiche e siti web come redattrice di articoli. Nel 2015 ho partecipato al mio primo concorso letterario con un romanzo inedito. Dopo qualche anno ho vissuto un allontanamento dalla scrittura, sia creativa che editoriale, che mi ha portato a un periodo di inattività di diversi anni. Poi, nel 2023, ho ripreso pubblicando il mio romanzo in self – “Codice d’Amore” – e nel 2024 ho firmato due contratti editoriali con due Case editrici – “PAV” e “Blueberry” – con le quali ho pubblicato quest’anno “Non volevo un principe azzurro” e “La nostra Stagione”. I miei progetti per il futuro sono quelli di riuscire a conseguire il tesserino da giornalista pubblicista e continuare a scrivere romanzi fino a quando sentirò di avere storie da raccontare e che facciano emozionare”.

I lettori che hanno amato questo libro debbono aspettarsi un seguito?

“Mi piace rispondere con un Mai dire mai perché, anche se non è un progetto imminente, i personaggi potrebbero avere la necessità di continuare a raccontare la loro storia. E quando i personaggi chiamano, lo scrittore scrive!”

Nei ringraziamenti, c’è una parte dedicata al suo papà e la menziona a Eduardo De Filippo con la celebre frase: “È romanziera”, ecco, quanto manca una figura come De Filippo oggigiorno e quanto sarebbe stato importante per i giovani?

“Credo che i grandi Maestri, come De Filippo, continuino a vivere attraverso la loro arte e che i giovani che sentono il bisogno di apprendere da loro possano continuare a farlo attraverso la vastità di opere che ci hanno lasciato”.

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