“Portami via da qui” è il titolo dell’ultimo lavoro editoriale dello scrittore Antonio Bonagura. I protagonisti principali solo Osvaldo e Camilla. Sposati da anni e con un forte amore che li lega, desiderano avere un figlio e così, dopo svariati tentativi andati a vuoto, per non inficiare la salute di Camilla, decidono di mettersi sulla lunga e insidiosa strada dell’adozione. Sono consapevoli che dovranno fare i conti con la burocrazia, ma sono disposti a tutto. Arrivano in Bielorussia e lì la loro forza di volontà verrà messa a dura prova. Scopriranno uno squallido mercato, bambini innocenti che vengono usati soltanto per curare degli sporchi interessi economici e criminali. A un tratto, sembra che la strada stia per prendere la giusta direzione, purtroppo però, il viaggio della speranza gli riserverà altre sorprese. I due protagonisti si ritroveranno dinanzi a un’importante organizzazione criminale. Riusciranno i due genitori ad adottare un bambino o si arrenderanno?

Un tema importante e attuale quello che viene affrontato nel romanzo di Bonagura, per questo motivo abbiamo deciso di scoprire qualcosa in più!

Dott.Bonagura, come nasce l’idea di “Portami via da qui” e come mai decide di trattare il tema dell’adozione?

“L’idea mi è sorta per caso durante una presentazione del mio precedente romanzo. Una persona mi chiede “il perché non abbia tratteggiato un po’ di più gli aspetti privati dei due personaggi?” Ho iniziato a riflettere sulla domanda, ho preso spunto ed effettivamente mi sono reso conto di aver realmente tralasciato quegli aspetti. Così ho unito le esperienze personali, con quelle di altri miei amici, li ho conditi con un po’ di fantasia ed è nato “Portami via da qui”. È stato un lavoro impegnativo e duraturo, ci ho messo del tempo prima di completarlo del tutto. Sono andato a verificare tutte le storie e le situazioni che riguardavano i trapianti clandestini. La storia sta suscitando molto interesse, forse perché va ad analizzare tematiche scottanti ma importanti”.

Un viaggio della speranza quello che viene fatto dai due protagonisti che poi si ritroveranno a fare i conti con una brutta realtà.

“Sì. Il loro viaggio inizia proprio come un vero viaggio della speranza, non immaginano minimamente di ritrovarsi poi, immischiati in un meccanismo che non sarà più sotto il loro controllo. Osvaldo e Camilla dovranno necessariamente fare i conti con la realtà, ma alla fine riusciranno a venirne fuori con degli ottimi risultati. Ovviamente dovranno attraversare prima delle sfide abbastanza difficili”.

La burocrazia quanto incide nella vita privata e soprattutto cosa pensa si debba fare affinché tutto sia svolto nel minor tempo possibile?

“Parlo per l’Italia che è il nostro paese, diciamo che la burocrazia incide molto. Ma anche negli altri paesi gioca un ruolo fondamentale perché dipende dagli accordi bilaterali che i singoli paesi stilano tra di loro. Ci sono dei casi in cui i cittadini di determinate nazionalità hanno una sorta di corsia preferenziale e vengono facilitati rispetto a quelli di paesi meno incisivi. Molto probabilmente, anzi, sicuramente per una questione economica. Ci sono degli accordi che giocano in favore dei cittadini che provengono da altre realtà che godono dei favori dei Paesi in cui avviene l’adozione”.

Come nasce la passione per la scrittura?

“A causa del mio lavoro. Mi occupavo prevalentemente della stesura di relazioni e report a sfondo tecnico in quanto, lavorando per l’Osservatorio per l’innovazione del settore pubblico dovevo rispondere e confezionare lavori utili per la Pubblica Amministrazione in cui utilizzando un linguaggio burocratese dovevo dare voce ai risultati di studi derivanti da raccolte di dati statistici. Quindi un linguaggio molto tecnico e scientifico. Con il tempo ho acquisito dimestichezza ed esperienza ho chiuso con il lavoro e ho ripreso in mano la mia vita e le mie passioni. In primis la recitazione e poi la scrittura”.

Osvaldo e Camilla non sono soltanto i protagonisti di “Portami via da qui”

“No. Sono i protagonisti anche del mio precedente lavoro editoriale intitolato: “Un appassionato disincanto”. Si conoscono per una reciproca frequentazione di un coro polifonico. Entrambi sono amanti della musica. “Portami via da qui” potrebbe anche essere considerato un sequel, anche se io lo ritengo una costola e può essere letto autonomamente.

Anche nel primo parla di un tema attuale e sociale?

“Sì, nel primo è presente l’evoluzione della vita lavorativa di un ragazzo. Svolge la sua attività professionale e poi si disamora perché capisce che meccanismi contorti regolano la attività professionali di chi ci lavora e decide quindi di lasciare quel contesto per poi andare a sfruttare tutte le competenze acquisite nel precedente lavoro mettendole in pratica nel nuovo”.

Vincitore anche del Premio Caravaggio, di cosa si tratta?

“La serata si è tenuta a Porto Ercole, nella sala del comune. Erano presenti autori di tante sezioni: gialli, thriller, fumetti e non solo. Io sono stato premiato nella sezione “narrativa edita/emozione”. Forse proprio perché il testo va a stimolare emozioni belle forti. È stata una bella esperienza unita ad una bella soddisfazione. Sono delle belle occasioni. Fa sempre piacere partecipare, perché viene data la possibilità di conoscere persone che coltivano le stesse passioni ed interessi ed è un modo per scambiarsi opinioni e pareri”. Molti giurati, infatti mi hanno detto che il libro può essere anche adatto ad una trasposizione filmica che ne consenta oltre che la lettura anche la visione sia sul grande che sul piccolo schermo come film o serie TV.

Ha in mente di scrivere un altro lavoro editoriale?

“Sono il Presidente di un’associazione di produzione artistica. Recentemente abbiamo messo in scena la frana del Vajont, tratta dal testo di Marco Paolini, messa in scena contemporaneamente in diversi teatri insieme ad altre realtà. La particolarità è stata data dal fatto che in contemporanea, il 9 ottobre, in occasione del 60° anniversario della frana del Vajont, in Italia tutti noi abbiamo fatto partire alle 22.00 lo spettacolo che alle 22.39 ha visto tutti gli attori freezarsi per un minuto in scena con il solo suono registrato della campana di Longarone che rievocava il momento esatto della frana. Ed è proprio su quel silenzio che sono stati letti i testi scritti da Paolini e il pubblico è rimasto profondamente colpito. Lo stiamo proponendo anche in altri teatri. Contestualmente, sto lavorando alla sceneggiatura di “Portami via da qui”, mi sto cimentando. Sono appena a 50 pagine. È un lavoro che richiede tempo e tecnica. Ho anche in mente un’altra idea per un altro romanzo. Questa volta però voglio che sia di taglio goliardico e più divertente. Il tema prende spunto dai gruppi chat attivi sui telefonini che molto spesso causano equivoci e incomprensioni.”

 

 

 

Subscribe
Notificami
0 Commenti
Oldest
Newest Most Voted
Inline Feedbacks
View all comments