NAPOLI – La drammaturgia si ispira e si lega al luogo della rappresentazione e alle suggestioni che emana. Lo spettacolo è un viaggio nelle stanze dell’animo umano, in quelle buie, grigie, ma anche in quelle appassionate, resistenti e ribelli.
La ricerca e la difesa della propria identità spesso smarrita, perduta o annientata dai soprusi, dalle discriminazioni, dalle violenze e dalle sopraffazioni è la partitura su cui si elevano le voci dei personaggi.
Voci dolorose, bisognose; voci dubbiose tremanti di paura che con un respiro collettivo invitano gli spettatori, testimoni silenziosi di confessioni , all’ascolto, al silenzio, a dare risposte a domande eterne.
Corpi sospesi, spezzati, identità nascoste o mutate, forse ritrovate.
Anime che ci appartengono profondamente, poiché ogni stanza è specchio che mette lo spettatore di fronte a se stesso, a contatto con il suo vissuto, con la sua vera identità fino a ritrovarsi nella stanza vuota dell’appartenenza, epilogo conclusivo in cui inconsciamente dove scegliere dove collocarsi tra le storie che in questo viaggio ha attraversato.