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Napoli

I Dieci Violoncelli del Teatro di San Carlo

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NAPOLI – Sul palco del Massimo napoletano, domenica 4 dicembre alle ore 18 torna per la rassegna di musica da Camera l’ensemble composto dai Dieci Violoncelli dell’Orchestra del Teatro di San Carlo. La formazione vede protagonisti i professori d’orchestra Pierluigi Sanarica, Marco Vitali, Fabio Centurione, Aurelio Bertucci, Nicola Babini, Alida Dell’Acqua, Leone Calza, Lorenzo Ceriani, Gianfranco Manicardi e Silvano Fusco.

 

In scaletta, la trascrizione dalla versione per orchestra di Pavane pour une infante défunte di Maurice Ravel; la versione per archi delle Danze popolari rumene BB 76, SZ 68 di Béla Bartók; la Holberg Suite op. 40/1 di Edvard Grieg, anch’essa nella versione per archi; la trascrizione dall’originale per pianoforte della Chanson triste op. 40, n. 2 di Pëtr Il’ič Čajkovskij; la trascrizione dell’originale per coro di 8 Part Song op. 119 di Charles Villiers Stanford.

 

 

 

GUIDA ALL’ASCOLTO

A cura di Dinko Fabris

 

Torna l’ensemble di violoncelli composto dai 10 professori dello strumento nell’Orchestra del Teatro di San Carlo. Questa volta il programma presenta tutte trascrizioni da brani per orchestra o per pianoforte di una variegata scelta di grandi compositori attivi tra Otto e Novecento in paesi come Francia, Ungheria, Scandinavia, Russia e Irlanda: ne risulta un piacevole e affascinante tour attraverso l’Europa.

Si comincia con Maurice Ravel, uno dei più importanti compositori francesi del primo Novecento. Nell’ultimo anno del XIX secolo Ravel scrisse per il pianoforte la più celebre pavana del repertorio concertistico. Il riferimento compositivo e ideale è a una danza lenta cinquecentesca, popolare anche nel Seicento, in 4/4, dall’andamento composto e solenne, normalmente contrapposta a un’altra danza veloce. La sua celebre Pavane pour une infante défunte, primo grande successo giovanile, non è dedicata a una ragazza del suo tempo, ma ad una “infanta” spagnola rinascimentale, l’epoca appunto in cui quel genere di musica era di moda, e si colloca in un recupero della musica antica che Ravel aveva molto a cuore (si pensi a Tombeau de Couperin). Una prima versione per pianoforte, del 1899, fu seguita da una per orchestra realizzata nel 1910. Bisogna dire che nel tempo Ravel fu quasi seccato dalla grande popolarità di questo suo brano dalla struttura troppo semplice e intimista, ma giustamente resta una delle sue pagine memorabili.

Alla musica antica richiama anche il brano del norvegese Edvard Grieg, composto in origine per pianoforte e stampato a Lipsia nel 1885, il cui titolo originale Fra Holbergs tid (Dai tempi di Holberg, con riferimento all’iniziatore del grande teatro del Nord Europa vissuto tra il 1684 e il 1754) è accompagnato dal sottotitolo esplicativo “suite in stile antico”. Lo stile del brano, ancor più nella sua trascrizione orchestrale, è fortemente caratterizzato da atmosfere antiche, annunciate già dai titoli dei movimenti, che sono quelli delle tipiche danze che componevano le suite barocche, dal Praeludium iniziale (che come l’Air intermedia rimanda a Bach) alla Sarabande e Gavotte fino al gioioso e ritmico Rigaudon finale.

Altri tipi di danze, quelle popolari rumene, ci portano nell’atmosfera più autentica del folklorismo di Bartók Béla (in ungherese si pronuncia prima il cognome). È noto infatti che questo grande compositore del pieno Novecento fu molto ispirato dalle sue stesse ricerche sul folklore dei paesi balcanici, durate molti anni e con mezzi allora all’avanguardia per la registrazione sonora. Sia le melodie che il ritmo sono riprodotti dall’ungherese Bartók con grande rispetto degli originali che si possono ancora oggi ascoltare, ma su quella base la sua grande arte compositiva ha saputo tracciare un’aura di modernità di straordinaria efficacia. Le Danze rumene furono composte in origine per pianoforte nel 1915 e due anni dopo strumentate per piccola orchestra e si presentano come una collana di balli popolari tutti legati uno all’altro, con alterne situazioni contrastanti, ora gioiose ora melanconiche ma sempre di estrema suggestione.

Ancora più ad est di Ungheria e Romania, nella grande Russia degli zar, Pëtr Il’ič Čajkovskij stava subendo nel 1878 le conseguenze di una scelta esistenziale folle e disperata. Nel luglio 1877 aveva infatti voluto sposare una sua giovane studentessa che conosceva appena, probabilmente per mascherare nella moralista società russa la sua omosessualità. Ma il matrimonio fallì miseramente dopo pochi giorni e il compositore tentò di fuggire da una situazione psicologicamente disastrosa con un viaggio attraverso l’Europa durato anni, durante il quale tuttavia completò capolavori come l’Evgenij Onegin e molta altra musica destinata a grande celebrità. Si può dunque capire il titolo del brano Chanson triste tratto dall’op. 40 (12 pezzi per pianoforte) stampata a Mosca proprio nel 1878, opera dedicata al fratello Modest, a sua volta omosessuale ma dichiarato. Si tratta di un breve brano di appena 68 battute, in sol minore, con unico andamento, Allegro non troppo, che esprime tutta la delicatezza di un’anima sensibile e ferita.

Il giro europeo attraverso le sonorità multiformi e profonde dei violoncelli del San Carlo si chiude con una insolita trascrizione di una serie di piccoli brani corali composti dal musicista irlandese Charles Villiers Stanford e pubblicati a Londra col numero d’opera 119 nel 1910 (lo stesso anno della trascrizione orchestrale della Pavane di Ravel da cui siamo partiti). Come dice il nome Part-Songs, si trattava di brani composti in parti vocali separate per coro misto, alla maniera rinascimentale, su testi della poetessa vittoriana Mary Elizabeth Coleridge. Il brano più famoso della raccolta, entrato nel repertorio dei cori internazionali, è il terzo: Blue Bird (L’uccello azzurro), in cui risuona l’atmosfera tardo-romantica richiesta dal testo.

 

 

 

Musica da Camera

Teatro di San Carlo

domenica 4 dicembre 2022, ore 18:00

I DIECI VIOLONCELLI DEL TEATRO SAN CARLO

 

Violoncelli ♮♮| Pierluigi Sanarica, Marco Vitali, Fabio Centurione, Aurelio Bertucci, Nicola Babini, Alida Dell’Acqua, Leone Calza, Lorenzo Ceriani, Gianfranco Manicardi, Silvano Fusco

 

Programma

Maurice Ravel, Pavane

Béla Bartok, Danze Rumene

Edvard Grieg, Holberg Suite

Pëtr Il’ič Čajkovskij, Chanson triste

Charles Villiers Stanford, 8 Part-Songs, Op.119

 

♮♮ Professori d’Orchestra del Teatro di San Carlo

 

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