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Ultimi giorni per visitare la mostra “Gli spagnoli a Napoli. Il Rinascimento meridionale”

NAPOLI – Ultimi giorni per visitare la mostra Gli Spagnoli a Napoli. Il Rinascimento meridionale (fino al 25 giugno 2023, sala Causa) a cura del prof. Riccardo Naldi, docente di Storia dell’arte moderna all’Università L’Orientale di Napoli e del prof. Andrea Zezza, docente di Storia dell’arte moderna all’Università della Campania “Luigi Vanvitelli”.

Per chi non l’ha ancora vista o volesse rivederla per l’ultima volta, i Servizi educativi del Museo organizzano una visita guidata domenica 25 giugno alle ore 12.00. Costo 7 euro a persona, info e prenotazioni sul sito www.coopculture.it.

Il progetto espositivo è stato realizzato in partenariato con il Museo Nacional del Prado, dove si è tenuta una prima versione della mostra nel 2022 con il titolo Otro Renacimiento. Artistas españoles en Nápoles al comienzos del Cinquecento.

Grazie a questa importante collaborazione, è tornata a Napoli per la prima volta dopo 400 anni la Madonna del pesce eseguita da Raffaello. Il dipinto, destinato alla cappella della famiglia del Doce in San Domenico Maggiore a Napoli, divenne un punto di riferimento fondamentale per gli artisti attivi a Napoli durante il Cinquecento. Asportata dai governanti spagnoli e trasferita a Madrid intorno alla metà del Seicento. La mostra è dedicata a uno dei momenti più fecondi e meno conosciuti della civiltà artistica napoletana: il trentennio (1503-1532 circa). È il periodo che, sotto il profilo politico, vide l’estinguersi della dinastia aragonese, con il passaggio del Regno di Napoli sotto il dominio della Corona di Spagna; sotto il profilo culturale, il raggiungimento dell’apice della sua grande stagione umanistica, con il passaggio di consegne da Giovan Gioviano Pontano a Iacopo Sannazaro. Le novità artistiche elaborate in quegli anni da Leonardo, Michelangelo e Raffaello furono prontamente recepite e reinterpretate in modo originale in una Napoli ancora molto viva, per la quale la perdita della funzione di capitale autonoma non costituì un ostacolo allo sviluppo culturale, ma, al contrario, contribuì alla definizione di un nuovo ruolo di cinghia di trasmissione della cultura rinascimentale tra le due sponde del Mediterraneo.

La mostra propone un’ampia rassegna di opere eseguite da alcuni dei principali artisti spagnoli attivi in quegli anni a Napoli, quali Pedro Fernández, Bartolomé Ordóñez, Diego de Siloe, Pedro Machuca, Alonso Berruguete. Trasferitisi molto per tempo in Italia, essi sprigionarono una straordinaria originalità inventiva nel confronto con le opere eseguite dai massimi protagonisti del pieno Rinascimento italiano. Gli spagnoli divennero i protagonisti dell’eccezionale stagione artistica della Napoli di primo Cinquecento, sostenuta dal mecenatismo degli Ordini religiosi e dell’aristocrazia, desiderosa di lasciare una traccia indelebile della propria grandezza finanziando opere di ambiziosa magnificenza, spesso realizzate, alla maniera degli Antichi, servendosi del durevole marmo di Carrara. Tornati in patria, gli spagnoli si fecero ambasciatori di una particolare declinazione della cultura figurativa dell’alto Rinascimento, sostenuta da inventiva e capacità tecniche straordinarie, cui il passaggio della Spagna all’interno della compagine imperiale di Carlo V diede un respiro europeo.

Inoltre, l’Istituto Cervantes di Napoli (via Chiatamone, 6G) ha organizzato un ciclo di conferenze durante la mostra, l’ultimo appuntamento è giovedì 22 giugno 2023 alle ore 17.30 sul tema Da Corona a Viceregno: i musicisti e il compianto per la Napoli aragonese nei primi decenni di Napoli spagnola (1503-1553)  con il musicologo Dinko Fabris.

Partecipazione libera fino ad esaurimento posti. Per informazioni scrivere a cultnap@cervantes.es.

In questo weekend (venerdì 23, sabato 24 e domenica 25 giugno 2023, dalle ore 10 alle ore 18), grazie a un accordo con il Comune di Napoli, sarà ancora possibile visitare alcune chiese napoletane che presentano opere di artisti spagnoli come la Chiesa di San Giovanni a Carbonara e il Complesso di San Domenico Maggiore.

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